Salute

Nota del Sindacato Nazionale Infermieri Nursing Up del 31 marzo 2023

De Palma: “Violenze operatori sanitari, allarme in Campania: si sono registrate 26 aggressioni, solo dall’inizio dell’anno, a Napoli, tra la Asl Napoli 1 e la Asl Napoli 2”

ROMA – «La Campania, la prima regione in Italia per numero di aggressioni drammaticamente consumate ai danni degli operatori sanitari, risulta, almeno per il momento, completamente abbandonata a se stessa.

Un professionista della sanità, ogni tre giorni, in Campania, per la maggior parte infermieri, subisce una violenza fisica o psicologica.

Il piano del Ministero degli Interni, avviato a metà gennaio, che ha previsto l’attivazione di 51 nuovi presidi di pubblica sicurezza da Nord a Sud, al momento esclude la maggior parte degli ospedali di uno dei territori più martoriati dalle violenze contro gli infermieri e gli altri professionisti del comparto, facendo registrare la presenza degli uomini della polizia di stato, da alcune settimane, al Vecchio Pellegrini, con un presidio attivo dal lunedì al venerdì dalle 7 all’una del mattino successivo (gli infermieri restano indebitamente soli negli orari notturni e nei fine settimana). Poi, stando quanto ci raccontano i nostri referenti locali, da qualche giorno, finalmente, si registra anche la presenza fissa di un agente in un secondo ospedale, con un uomo delle forze dell’ordine a turnazione, 7 giorni su 7, nel pronto soccorso dell’Ospedale del Mare

La realtà rimane però preoccupante: in tutta la Campania, quindi, solo due ospedali prevedono al momento la presenza di agenti di pubblica sicurezza.

Quanto devono attendere gli operatori sanitari degli altri grandi ospedali cittadini napoletani e degli altri territori della Campania per veder legittimato il diritto alla tutela della propria incolumità da parte dei datori di lavoro, ovvero le aziende sanitarie?

È immaginabile che la struttura più grande d’Italia, il Cardarelli di Napoli, resti al momento sprovvista di qualsiasi agente di polizia?

Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.

Le scabrose immagini dell’infermiere aggredito qualche giorno fa ad Acerra, presso l’ospedale Villa dei Fiori dove è regolarmente assunto, hanno fatto il giro del web e ci lasciano senza fiato. 

Segni e graffi sul volto, sulle mani e sul petto: sembra di assistere ad una di quelle torture medioevali che abbiamo visto solo attraverso i libri e le pellicole cinematografiche. 

Ci chiediamo come sia possibile che un estraneo, qualcuno che quindi non conosci possa arrivare a tutto questo, possa aggredire un uomo, un professionista, semplicemente alla luce di una furia cieca legata a tempi di attesa, che ci dicono in questo caso non erano neanche snervanti, e poi ad ansia, a paura, a stress. 

La violenza ai danni degli operatori sanitari, nella sua dilagante e drammatica realtà di fenomeno di “mala cultura”, va condannata a tutti livelli e non ha mai motivazioni valide, sia chiaro.

Ci raccontano che, addirittura, i parenti di un uomo in preda a forti dolori toracici, arrivato in codice giallo con l’ambulanza all’ospedale di Acerra, quindi non a rischio di vita, abbiano immediatamente tentato di sfondare la porta di ingresso dove la dottoressa di turno operava.

Udite udite, gli aggressori, parenti del paziente, erano in 10, come nella peggiore delle spedizioni punitive, e hanno travolto di calci e pugni questo povero infermiere, le cui immagini sono in bella mostra sui social e ci lasciano sgomenti, nonostante quasi ogni settimana, come sindacato professionale, ci ritroviamo a commentare i fatti di cronaca più vergognosi, legati a quelle aggressioni nei confronti degli operatori sanitari che si allargano a macchia d’olio.

Appare chiaro che fin ora, nonostante i proclami dei Governi che si sono succeduti, alla luce di leggi inefficienti, e di osservatori che non conducono a nulla, rappresentano al momento un buio tunnel senza uscita.

Abbiamo voluto condividere la nostra esperienza sulla materia, con quella dell’Associazione Nessuno Tocchi Ippocrate, per condurre una analisi dei fatti che fa emergere, al momento, per la Campania e per i suoi operatori sanitari, una realtà davvero paradossale.

Ci chiediamo, legittimamente, in base a quali criteri il Ministero degli Interni abbia lasciato fuori dall’attivazione dei presidi di pubblica sicurezza, almeno per il momento, i grandi ospedali cittadini come il già citato Cardarelli, con un bacino di utenza immenso, il San Paolo, il Santobono, e i cosiddetti ospedali di frontiera, come il Villa dei Fiori di Acerra e il Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli. 

Nessuno Tocchi Ippocrate, con il suo Presidente, Manuel Ruggiero, ci ricorda che Sicilia e Puglia, con 20 aggressioni all’anno, sono state immediatamente inserite nel piano sicurezza del Ministero degli Interni, adottando un criterio basato sul numero di aggressioni che si consumano ogni anno, a discapito della Campania.

Come è possibile tutto questo, se solo nella città di Napoli nel 2022 si sono registrate ben 68 aggressioni ad operatori sanitari?

Come è possibile tutto questo se in Sicilia e Puglia il numero di violenze ufficiali annue non supera le 20?

Nella sola Asl Napoli e Asl Napoli 2, dall’inizio del 2023, siamo arrivati a 26 aggressioni!

E mentre ancora ci sforziamo di comprendere i presupposti che hanno condotto alla decisione di mettere in secondo piano la Campania, condividiamo e rilanciamo con forza la proposta dell’Associazione Nessuno Tocchi Ippocrate, continua De Palma.

C’è allora davvero bisogno dell’esercito? Se il rischio è di avere ancora Presidi sanitari sguarniti di forze dell’ordine, allora pensiamo anche noi di sì, vista la carenza di agenti, pensiamo anche noi che la Campania, un micromondo nel vero senza della parola, senza nulla togliere a quella che può essere la situazione di un ospedale del Nord Italia, per fare un esempio, aveva e ha bisogno di essere inserita in cima alla lista del piano sicurezza del Ministro Piantedosi.

C’è da additare la responsabilità di tutto questo alla carenza di personale, nel momento in cui le questure territoriali pare che non abbiano avuto modo di rispondere alle richieste del Ministero degli Interni? Dobbiamo immaginare questo? Qualcuno ci dia risposte chiare.

Nella sola città di Napoli, ad oggi, i cittadini e gli infermieri possono contare su 17 ambulanze di cui solo 5 con medici a bordo e solo 5 pronto soccorsi attivi, Fatebenefratelli, San Paolo, Vecchio Pellegrini, Ospedale del mare, Cardarelli.

Cosa accadrà con la festa scudetto del Napoli Calcio alle porte? La realtà sanitaria locale non è certo pronta ad accogliere un piano di emergenza, non essendo in grado di rispondere nemmeno alle richieste ordinarie. 

Al momento di concludere questo comunicato i nostri referenti locali, dopo l’ennesimo sopralluogo, ci dicono che presso l’Ospedale del Mare è finalmente partito un presidio di pubblica sicurezza, con la presenza di un solo agente, 7 giorni su 7, e questo ci viene confermato anche dai cronisti locali.

Intanto, dall’Osservatorio del Ministero della Salute, di concerto con il piano sicurezza del Ministero degli Interni, qualcosa si muove, dopo il recente Decreto Bollette. Si prospetta infatti la possibilità concreta di inasprire le pene nei confronti di chi si macchia di un’aggressione nei confronti di un operatore sanitario, come cita il seguente testo che qui pubblichiamo.

ART. 14.
(Disposizioni in materia di contrasto agli episodi di violenza nei confronti del personale sanitario) 

1. All’articolo 583, comma 1, codice penale, dopo il punto 2, è aggiunto il seguente: “2-bis. se la persona offesa è esercente una professione sanitaria o sociosanitaria nell’esercizio o a causa delle funzioni o del servizio, nonché chiunque svolga attività ausiliarie di cura, assistenza sanitaria o soccorso, funzionali allo svolgimento di dette professioni, nell’esercizio o a causa di tali.

Certamente accogliamo tutto questo in modo propositivo, ma non possiamo non chiederci se il solo inasprimento delle pene possa rappresentare davvero un deterrente per arginare sul nascere il drammatico fenomeno delle violenze, che rappresenta sempre più di una male sociale su cui occorrerebbe agire molto più a fondo, estirpando alla radice la distorta visione che gli operatori sanitari siano i colpevoli di tutto ciò che accade negli ospedali», chiosa De Palma.

 

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Pubblicato da
Roberto Di Biase

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