Sembra uno scherzo, una provocazione, ma accade in una Svizzera che è pronta a tutto pur di arginare una nuova ondata pandemica che sta mettendo in ginocchio il Paese.
Sale il rischio per il nostro SSN, giacché in questo momento sono moltissimi i colleghi che ci chiedono ragguagli sulla possibilità di lasciare l’Italia verso il vicino Ticino. Alcuni altri, invece, stanno valutando di lasciare in lavoro in Italia, per andare in Svizzera come frontalieri.
Nostre indagini confermano che, nei prossimi giorni, potrebbe scattare una nuova fuga di massa di infermieri italiani, da Milano, Varese, Como, verso la Svizzera, visto e considerato che per un infermiere frontaliero con una lunga esperienza alle spalle, gli stipendi elvetici arrivano anche a 5mila euro mensili.
Adeguamento degli stipendi, possibilità di fatturare le prestazioni da parte degli infermieri svincolandole da quelle dei medici, investimenti massicci sulla formazione e l’aggiornamento degli operatori sanitari, per raggiungere livelli di specializzazioni pari a quelle degli altri colleghi europei: è con queste premesse che la Svizzera conquista gli infermieri italiani.
Parliamo di soggetti “sensibili alle lusinghe”, a causa dei loro magri stipendi e con un Governo che, a dispetto dei recenti proclami del Ministro Brunetta, sta rinnovando il contratto dei lavoratori della sanità e non si fa passare nemmeno per la testa di riconoscere loro l’inserimento all’interno della cosiddetta “area di elevata qualificazione”, dove hanno ambizione e titolo per stare.
È in questo modo, incalza De Palma, che acuiamo l’emergenza infermieristica in casa.
È così che accettiamo che i nostri colleghi, formati come eccellenze riconosciute a livello Europeo, siano spinti ad andarsene oltralpe, per mettersi a disposizione dei cittadini di uno stato estero.
Certo, i dati della nuova ondata sono preoccupanti per la piccola Svizzera, che corre ai ripari, a differenza di quanto accade in Italia, molto prima che si raggiunga l’acme dell’emergenza. Le terapie intensive sono piene al 27%, ma per l’opinione pubblica svizzera la situazione oggi è di assoluto allarme. 10466 sono i nuovi contagiati, il dato più alto dallo scoppio della Pandemia.
La Svizzera trema e correi ai ripari, alla luce anche degli oltre 11mila infermieri che mancano all’appello.
Pensare che in Italia ne mancano circa 80 mila, eppure il Governo traccheggia e non garantisce loro nemmeno quell’inserimento contrattuale, per noi doveroso, nell’area di “elevata qualificazione”, che dovrebbe decollare nei nuovi contratti perché voluta dal Ministro Brunetta.
E così in Svizzera si arriva ad istituire una sorta di “premio” per chi, anche semplice cittadino, sarà capace di favorire l’assunzione di personale».
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.
«Sono ormai tanti gli infermieri che, esasperati dal caro vita di Milano e dintorni, stanno scegliendo di “svoltare”, e vanno a lavorare in Svizzera, dove la busta paga base supera i 3.500 euro. Il fenomeno è sempre più diffuso.
E la tendenza a migrare nel Canton Ticino, dove un infermiere su tre è italiano, è sempre più evidente non solo a Milano, ma anche a Como ed a Varese, le province più a ridosso della frontiera, che poi, paradossalmente, sono anche tra quelle più afflitte da penuria in Italia.
Si pensi che, in Lombardia con il Covid, abbiamo toccato il livello di carenza infermieristica più alto d’Italia, continua De Palma: da 9mila unità base, con l’acme dei ricoveri siamo arrivati a una necessità di 20mila infermieri.
I dati sono aggiornati ad ottobre 2021 e arrivano direttamente dagli Opi provinciali.
Insomma, da una parte ci sono Ospedali e Cliniche italiane, con turni massacranti e i poco dignitosi 1400 euro al mese di media di stipendio. Dall’altra ecco il Ticino, pronto a ricoprire d’oro gli infermieri italiani, a due passi da casa da loro, che diventa, oggettivamente, una meta sempre più ambita per gli operatori sanitari lombardi, chiosa De Palma preoccupato».
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