Nota del Sindacato Nazionale Infermieri Nursing Up del 28 febbraio 2022

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De Palma: «Riprende la calda stagione delle manifestazioni e delle lotte “di piazza” per gli infermieri italiani. Chiediamo a gran voce una svolta contrattuale ed economica»

ROMA – «Comincia, anzi sarebbe meglio dire riprende dalle città di Ferrara e Rimini, questa mattina, con le annunciate manifestazioni davanti alle Prefetture, la calda stagione delle lotte degli infermieri italiani, stanchi e vessati ma giammai domi, rispetto ad una valorizzazione contrattuale ed economica ahimè ancora lontana, di cui si intravedono solo timidi spiragli di luce.

Ci sentiamo come la ciurma di quei navigatori che nell’epoca dorata dei viaggi per il mondo, scorgeva finalmente da lontano la terra ferma, ma avvicinatosi alla riva, non riusciva mai ad attraccare, sospinta dalle onde nuovamente in mare aperto».

Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.

«Siamo alle prese con i turni massacranti che hanno addirittura portato alla morte di colleghi, nelle ultime settimane uccisi dallo stress e dalla fatica, e poi le vili aggressioni nelle corsie e ancora uno stipendio che continua vergognosamente a essere tra i più bassi d’Europa.

Cresce inesorabilmente, dentro di noi, il malcontento, cresce il pathos, di giorno in giorno, fino ad arrivare all’acme, a quell’inevitabile sciopero che rappresenta la più legittima delle espressioni della delicata situazione che stiamo vivendo.

Chi governa, in questo momento, tenga bene a mente che gli infermieri italiani hanno raggiunto il massimo livello della loro insoddisfazione.

Le manifestazioni, che cominciano oggi in tutta Italia, rappresentano il dolore, ma nel contempo anche l’impegno, la presenza, la partecipazione forte di una categoria di professionisti che qualcuno ha deciso di relegare allo scomodo ruolo di “ultimi”, ma che non accetta in alcun modo tutto questo, e non può, non vuole tacere, né rassegnarsi ad una realtà desolante che non rispecchia il proprio valore, quello dimostrato, ancora una volta, con l’impegno spasmodico, con le battaglie faccia a faccia con la morte, nei due anni di una pandemia che lasciato cicatrici invisibili che fanno ben più male dei segni della malattia sulla pelle.

Le manifestazioni delle nostre delegazioni regionali, continua De Palma, apriranno la strada, come già detto, da oggi, al momento clou dello sciopero proclamato per l’8 aprile, e lo faranno attraverso la sensibilizzazione dei Prefetti e dei Governatori locali ad agire sul Governo di Roma, nella speranza di contribuire a ricostruire una doverosa considerazione della categoria infermieristica.

Si scende nelle piazze per un contratto degno di tal nome, i cui contenuti aprano la strada non solo ad una quanto mai attesa riforma ordinamentale, ma soprattutto ad una evoluzione economica attesa da tempo immemore. 

Le nostre delegazioni regionali consegneranno un documento ai prefetti e ai presidenti delle Regioni, con l’intento di porre, si spera, l’attenzione della politica e della collettività su contenuti più attuali che mai, sui temi caldi che stanno a cuore agli infermieri italiani in un momento storico ancora una volta quanto mai delicato, per far sentire ovunque l’eco del malcontento che serpeggia, e per chiedere un intervento immediato del Governo di Roma, che non può, non deve voltarci le spalle.

Fino ad oggi le nostre battaglie hanno portato a dei primi, importanti risultati, ma non abbastanza per permetterci di fermarci, per arrivare di fatto a compensare quello che ci spetta, rispetto a quanto di straordinario abbiamo fatto e ogni giorno continuiamo a fare sul campo per la salute degli italiani. 

Qualcosa per la verità si sta muovendo nei giorni delle delicate trattative contrattuali: dagli incarichi di funzione per tutti i professionisti sanitari, che tuttavia hanno ancora bisogno di essere finanziati adeguatamente, ed in questo senso continua la nostra battaglia con l’ARAN, alla mobilità, dal riconoscimento del ruolo specifico dei professionisti della salute, inseriti in un’area ad hoc, all’indennità di specificità infermieristica che però, con un importo di poco più di 72 euro al mese, necessita di cospicue integrazioni.

Tutto questo agli infermieri non basta. Occorre ben altro. A partire dall’investimento di nuove ingenti risorse per dare dignità alla categoria. 

La politica si dia una mossa nel riconoscere agli operatori sanitari quello scatto in avanti contrattuale ed economico che ancora non tocchiamo con mano, perché gli infermieri rappresentano l’eccellenza tra le professionalità sanitarie, la solida base su cui ricostruire le fondamenta del sistema, e non possono e non intendono accontentarsi delle briciole, soprattutto non vogliono più pacche sulle spalle.

Abbiamo raggiunto più che mai la consapevolezza del ruolo che rivestiamo e chiediamo legittimamente al Governo una svolta epocale. Per questa ragione la lotta continua, il dolore e il malcontento sono forti ma non fanno assolutamente il paio con la rassegnazione. 

Il Ministero della Salute questa settimana ci ha convocati, è di per sé già un segnale importante, ma le manifestazioni intanto partono, la lotta e le agitazioni riprendono, e noi del Nursing Up restiamo vigili per comprendere in che modo le istituzioni sapranno accogliere le nostre istanze e il nostro ennesimo grido di allarme.

Ecco i passaggi chiave delle nostre manifestazioni che porteranno allo sciopero di aprile, abbiamo il dovere di ribadirli, punto per punto.

– Chiediamo l’adozione di specifiche disposizioni per una reale attività di contrasto della violenza verso gli infermieri nei luoghi di lavoro, aberrazione che ormai ha raggiunto l’acme nelle strutture sanitarie pubbliche, da realizzarsi anche attraverso l’introduzione di presidi di vigilanza da parte delle forze dell’ordine e/o strutture private, oltre al costante monitoraggio e prevenzione di tali fatti che mettono in pericolo l’incolumità psicofisica degli interessati. 

– Chiediamo un‘area contrattuale infermieristica e per le altre professioni sanitarie che riconosca peculiarità, competenza e indispensabilità ormai evidenti di categorie che rappresentano oltre il 52% delle forze del Servizio sanitario nazionale e che, assieme alle altre professioni sanitarie non mediche raggiungono oltre il 76% degli organici delle professioni sanitarie. 

– Chiediamo una congrua integrazione dell’indennità di specificità infermieristica e di quella “di tutela del malato e di promozione della salute”, di cui all’articolo 1), commi. 409 e 414 della Legge n. 178/2020.

– Chiediamo risorse economiche sufficienti ed idonee, per garantire il riconoscimento e valorizzazione sul piano economico le profonde differenze tra le professioni sanitarie ex legge 42/1999 e le altre professioni che svolgono attività funzionali e/o strumentali nel comparto pubblico della Salute, differenza sempre esistite, ma rese ancora più evidenti da Covid.

– Chiediamo immediato adeguamento delle dotazioni organiche del personale operante nella generalità dei presidi ospedalieri e sul territorio. 

– Chiediamo un aggiornamento altrettanto immediato della programmazione degli accessi universitari, perché gli infermieri attuali non bastano, ne mancano ormai tra 80 mila e 100 mila, ma gli Atenei puntano ogni anno al ribasso.

– Chiediamo immediata modifica del comma 464-bis , introdotto con l’articolo 20 del DL n. 41 del 22 marzo 2021 convertito in legge del 21 maggio 2021, n 69, garantendo che agli infermieri ed al personale delle altre professioni sanitarie di cui alla legge n 42/1999, che intrattengono un rapporto di dipendenza con gli Enti e/o le strutture del SSN, venga garantito, al pari degli altri professionisti sanitari laureati, l’estensione dell’avvenuta la rimozione del vincolo di esclusività non solo per l’effettuazione delle vaccinazioni, ma a tutto l’alveo delle attività di loro competenza.

– Chiediamo direttive e risorse finalizzate a sostenere l’aggiornamento professionale dei professionisti del comparto, riduzione del debito orario settimanale degli stessi (orario di servizio) pari ad almeno 4 ore settimanali, da utilizzare per le attività di aggiornamento, come già avviene per i medici.

– Chiediamo direttive e nuove risorse finalizzate all’immediato e stabile riconoscimento degli infermieri specialisti e gli esperti in applicazione della Legge 43/06, e per la valorizzazione economico giuridica della funzione di un coordinamento, valorizzazione delle competenze cliniche e gestionali degli interessati.