I conclamati casi di vaiolo delle scimmie in Italia, seppur lontani dal delineare un quadro a tinte fosche, devono metterci nella condizione di tutelare prima di tutto chi è potenzialmente più a rischio. E tra i soggetti più esposti, ci sono naturalmente i nostri operatori sanitari.
Non è un caso, dice Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up, che per mesi, quando eravamo ancora in piena lotta contro il Covid-19, nei momenti più delicati, siamo scesi nelle piazze e abbiamo invocato a gran voce che il Governo si prodigasse subito per arginare la piaga della carenza infermieristica. E ancora oggi, in piena trattativa di rinnovo contrattuale, non siamo stanchi di denunciare che non c’è futuro per la sanità italiana senza infermieri.
Serve più che mai una ricostruzione, dalle fondamenta, del nostro claudicante sistema, ripartendo dalle nostre migliori professionalità, per rispondere al crescente fabbisogno della popolazione e per affrontare, mai come in questo caso discorso è più coerente con il momento che attraversiamo, le nuove e complesse battaglie che ci attendono.
In uno studio dell’Oms, su una media 57 operatori sanitari esposti a pazienti con virus MPX, incluso personale infermieristico, tecnici di radiologia, personale del pronto soccorso e medici, non è stato documentato alcun caso di infezione. E questo mentre da un lato ci conforta, dall’altro non deve rappresentare un alibi per abbassare la guardia.
Per i motivi di cui parliamo, come sindacato delle professioni sanitarie, noi chiediamo al Ministro della Salute se è prevista l’ipotesi, con l’eventuale crescita dei casi di vaiolo ai quali ci si riferisce, di dare la possibilità agli operatori sanitari che ne facessero richiesta ai fini preventivi, di vaccinarsi e, soprattutto, di metterli nella condizione di avere sempre a loro disposizione tutti gli altri strumenti indispensabili per affrontare il rischio con la maggiore sicurezza possibile.
Tutto questo vuol dire apertamente non commettere gli errori del recente passato, gestire le criticità con raziocinio ed equilibrio, e fornire, a infermieri e medici, gli strumenti di prevenzione idonei per difendersi, ma significa anche non dimenticare che determinati nemici agguerriti e spesso sconosciuti si battono solo con armi quali conoscenza, prevenzione e organizzazione. In vicende come queste, concentrare l’attenzione sugli operatori sanitari e i soggetti a rischio, partendo naturalmente da un accurato tracciamento dei contatti, può rappresentare, conclude De Palma, una chiave di volta per tenere la situazione sotto doveroso controllo».
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