All’orizzonte, a nostro avviso, non si intravede questa eccezionale valorizzazione della quale sentiamo parlare, e vogliamo spiegarvene i motivi.
Nel suo conteggio l’Aran parla di aumenti fino a 200 euro. Peccato che, per poter asserire questo, si trova costretta a tirare in ballo, per l’ennesima volta, l’indennità infermieristica.
E sì, gentili lettori, la verità è che quei famosi 72.97 euro al mese (quelli dell’indennità infermieristica), che permettono all’ARAN di parlare di punte di aumenti che raggiungono i 200 euro non sono stati creati e voluti dal rinnovando contratto, ma ci spettano per legge. Questi soldi sono stati stanziati, ed esistono già da quasi 2 anni, perchè fanno parte dei 335 milioni di Euro ottenuti con la legge di bilancio 2021, articolo 1, comma 409 della legge 178/2020 (e comma 414 per le altre professioni sanitarie).
Li abbiamo ottenuti grazie alle nostre battaglie sul campo, e non provengono in alcun modo delle risorse contrattuali facenti parte dell’originario monte salari.
Per tanto, annoverarli come una conquista del nuovo contratto non corrisponde a come stanno le cose.
Infatti, il nuovo contratto “doveva solo limitarsi a finalizzare, cioè distribuire le risorse decise e volute dalla legge, per farle arrivare ad ogni infermiere avente diritto”.
Questa è la verità. Troppo facile arrogarsi il merito di parlare di valorizzazione contrattuale usando risorse esterne, aggiuntive e vincolate agli infermieri in via esclusiva, peraltro decise e costituite in disponibilità da una legge di 2 anni fa, completamente estranea al contratto.
Come mai l’ARAN non parla di altri pezzi del nuovo contratto, come per esempio l’importo orario dell’indennità notturna degli infermieri, che da 2,74 euro lordi vuole far passare al lauto importo di 3,25 euro lordi?
Perché non dice che al servizio prestato in giorno festivo vuole attribuire una grassa indennità oraria, pari ad Euro 1.50 lorde?
Come mai non parla della norma contrattuale che l’ARAN stessa insiste a scrivere nella bozza di contratto, per togliere agli infermieri turnisti, quella parte di compenso che oggi invece percepiscono per il servizio festivo infrasettimanale e che, da ultimo, è stata confermato anche dalla Cassazione?
Tutto questo si, è frutto del contratto in itinere, ma stranamente l’ARAN non ne parla!
In secondo luogo, abbiamo ragione di affermare, numeri alla mano, ed è questo un fatto altrettanto grave, che oltre al magro aumento dello stipendio, che non supera gli 80 euro lordi al mese di incremento tabellare per un infermiere in media posizione ( D3) ,che diventano al massimo 98,10 euro per un collega all’acme della gerarchia ( DS6) , non vediamo ulteriori e rilevanti valorizzazioni economiche di tipo contrattuale, per gli infermieri , salvo ovviamente , il pezzo forte, e quindi quella indennità infermieristica riconosciuta dalla legge , dopo le nostre battaglie quasi due anni addietro, che porterà tale aumento di stipendio a superare i 170 euro.
In coerenza con quello che raccontiamo, nel corso dell’ultima riunione di oggi è emerso, infatti, il reale valore della indennità “di base” relativa agli incarichi di funzione. Tali incarichi sono quelli che noi abbiamo chiesto a gran voce, e che sosteniamo fermamente. Certo è che, dopo aver letto le cifre, se da un lato questi incarichi rappresentano un importante passo in avanti sotto il profilo della struttura contrattuale, che si avvicina a quella dei medici, dall’altro questo vale solo sulla carta, almeno per ora, perché i numeri non ci consentono, nella concretezza, di fare salti di gioia.
Ma, anche di questo vi spieghiamo il perché, beninteso pronti ad accogliere ogni contraria, purché documentata, evidenza.
L’ipotesi di nuovo contratto prevede che, il valore dell’indennità di qualificazione professionale, ed il valore dell’indennità professionale specifica (euro 858,36 ed Euro 433,80 – per un totale di euro 1292,16/ anno) importi facenti parte del vecchio contratto, debbano essere in pratica cessati al momento in cui viene corrisposto l’incarico di funzione di base previsto dal nuovo contratto. In parole povere per gli infermieri non c’è nessuno scatto in avanti, il valore del nuovo incarico non vale più di 78 euro all’anno, quindi 6,5 euro al mese, rispetto a quanto già percepivano con le 2 indennità delle quali saranno privati non appena entrerà in vigore il nuovo accordo.
Insomma da una parte ci danno l’indennità di funzione di base, ma ahimè dall’altra ci tolgono, sia l’indennità di qualificazione che quella professionale specifica.
E siamo quasi a zero, di fronte a uno scialbo pareggio a reti bianche.
Fermo che Nursing Up si rallegra per ogni aumento che i dipendenti verso i dipendenti della sanità, l’Aran dovrebbe chiarire , a questo punto, avendo previsto, su richiesta di alcuni sindacati generalisti, incarichi di funzione non solo per le professioni dell’area dei sanitari e funzionari, ma anche per l’area degli assistenti e degli operatori, dove c’è la maggior parte del personale tecnico ed amministrativo, seppur da attribuire con delle limitazioni, come il numero di incarichi predefinito dagli Enti, con una rigida selezione e dopo un determinato numero di anni, da quali risorse si andrà ad attingere, ex novo per pagare tali incarichi, in questo caso, se non a quelle che nelle nostre disattese speranze dovevano essere riservate in gran parte agli infermieri ed alle altre professioni che il contratto stesso definisce come fondamentali per il comparto, cioè i fondi aziendali destinati a tutto il personale del comparto sanità.
Ma vi è di più, sempre nella bozza ARAN, come abbiamo già detto, l’indennità professionale specifica del vecchio contratto cessa di essere erogata perché riassorbita da quella del nuovo incarico di funzione, e attenzione, nell’incomprensibile disegno, questa regola vale solo per l’infermiere e per l’infermiere pediatrico, ma non per gli altri dipendenti oggi in servizio, con la conseguenza che, alla fine, mentre gli infermieri percepiranno solo la nuova indennità di funzione base (euro 1370) gli altri dipendenti oggi attivi continueranno a percepire, per l’intera vita lavorativa, anche l’indennità professionale specifica.
Per fare un esempio, e sempre se abbiamo interpretato bene la bozza, una puericultrice senior, tra quelle destinatarie di un incarico di funzione di base, percepirà, pur essendo collocata in un’area sottostante a quella degli infermieri, un importo di euro 930 a titolo di nuova indennità funzione base, a tale importo vedrà aggiungersi una ulteriore cifra di euro 640,41, a titolo della vecchia indennità professionale specifica (che in questo caso non viene non riassorbita come invece accade per l’infermiere). Buon per la puericultrice, per quanto ci riguarda, peccato che questo diabolico meccanismo porterebbe la puericultrice senior a percepire un importo annuale totale (tra nuova indennità di funzione e vecchia indennità professionale specifica) di euro 1570,41, e quindi molto di più di un infermiere, che percepirà, invece, solo 1370 circa. L’infermiere percepirà, rispetto al valore di entrambe le indennità che già percepisce con il vecchio contratto, euro 1292 circa, pari a 78 euro in più all’anno, pari a 6,5 euro al mese, e tutto questo pur essendo collocato in un’area di categoria superiore rispetto alla puericultrice.
Che criteri sono questi?
Ma qualcuno se n’è accorto per caso?
Vero è che le chiacchiere stanno a zero. E se a questi tanto decantati duecento euro togliamo l’indennità infermieristica, quella per la quale abbiamo combattuto sul campo e che ci spetta per legge e non per scelta contrattuale, a questo punto i conti sono ben diversi.
Certo, se qualcuno dovrebbe gioire dei risultati positivi riscontrabili nel nuovo contratto, quelli dovremmo essere solo noi del Nursing Up, perché al di là dei giochi di prestigio messi in campo da chi si occupa di cifre, una parte importante dell’aumento ce la siamo guadagnata da soli. Senza quell’indennità di specificità infermieristica, ottenuta con le nostre manifestazioni e con gli scioperi dell’ottobre 2020, non potremmo fare altro che prendere atto di un nuovo contratto, del quale essere tutt’altro che soddisfatti, mentre all’ARAN verrebbe addirittura a mancare l’elemento più importante, quello che sta utilizzando oggi per potersi riempire la bocca sostenendo che l’aumento per gli infermieri sarà fino a 200 euro al mese: l’indennità infermieristica.
A parte tutto questo, il gran lavoro portato avanti per ottenere tutta una serie di migliorie è evidente, soprattutto sulla parte non economica del contratto, con una nuova struttura che finalmente si presta ad una reale valorizzazione degli infermieri, ma solo quando ci saranno le risorse necessarie. In questo senso, finalmente, ci saranno incarichi di funzione sulla scia di quelli dei medici (anche se tristemente annacquati nel calderone della generalità dei dipendenti), un forte impulso alla mobilità, con le aziende che dovranno effettuare bandi ogni anno come abbiamo richiesto, un ruolo contrattuale dedicato agli infermieri ed alle altre professioni sanitarie, come noi abbiamo rivendicato, puntando all’area autonoma.
Ora è necessario fare qualcosa in più. Chiediamo alla politica, al Ministro Brunetta, di dare indicazioni all’ARAN e di coordinarsi con il Comitato di Settore, che si accinge in questi giorni ad emanare la propria direttiva per consentire al nuovo contratto di beneficiare dello 0.55% aggiuntivo del monte salari in arrivo (stiamo parlando di risorse aggiuntive già decise da una legge dello Stato, e che devono solo essere finalizzate da parte delle Regioni), affinché tali risorse contribuiscano ad integrare seriamente i compensi degli infermieri, e degli altri professionisti sanitari, per mettere un punto finale e serio su questo squallido “teatrino delle cifre”, e stabilire un equilibrio all’interno del nuovo ordinamento contrattuale.
La nostra mobilitazione continua, le nostre manifestazioni inizieranno tra pochi giorni su tutto il territorio nazionale, verso lo sciopero dell’8 di aprile prossimo.
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