«230-350mila unità sarà il fabbisogno di professionisti della salute nei prossimi anni, rispetto alle necessità della popolazione italiana. È quanto emerge dal 17esimo Rapporto Crea Sanità»
ROMA – Il futuro della sanità italiana appare decisamente a tinte fosche, pieno di ombre e di pochissime luci, guardando con occhio clinico, come da sempre fa il nostro sindacato, ai nuovi dati, non poco preoccupanti, che emergono dall’ultimo Rapporto Crea Sanità.
Sempre più ricerche autorevoli, come questa, confermano i contenuti delle nostre indagini, e sostengono il nostro grido d’allarme.
Nel suo 17esimo report, il “Centro per la Ricerca Economica applicata in Sanità”, fa emergere il desolante quadro della carenza infermieristica che appare, lo denunciamo da mesi e mesi, come una piaga sempre più difficile da debellare in una sanità che rischia solo di peggiorare le sue già acute patologie.
Si parte da quei 63mila infermieri mancanti all’appello già da molto più di un anno, che toccano quota 80-85mila, sempre secondo le nostre indagini, fino ad arrivare al fatidico “buco”, per non dire voragine, di 100mila unità nel momento in cui ondate pandemiche, come quelle che stiamo affrontando, la quarta consecutiva, mettono a dura prova, come veri e propri scossoni sismici, la fragile realtà ospedaliera.
Tutto questo non fa altro che corroborare i nostri “allert”, riguardo soprattutto ai rischi che la popolazione italiana corre nel prossimo futuro, rispetto a un sistema così carente di quei professionisti che da due anni reggono sulle loro spalle, a rischio della propria vita, il peso della pandemia.
Il senso di tutto questo può essere uno solo: non c’è futuro per la sanità italiana senza infermieri!
I dati Ocse 2021 rapporto Health at Glance parlano chiaro: la media degli infermieri rispetto ad ogni cittadino, di 6.2 ogni mille abitanti, seppur leggermente migliorata rispetto ai 5.5 del 2018, fa emergere che il nostro Paese è agli ultimi posti in assoluto, nel Vecchio Continente, per mancanza di personale, mentre sfiora quasi il podio europeo per presenza di medici.
«Una disparità inspiegabile, ma soprattutto pericolosa, alla luce di ben altre problematiche che si aggiungono ad una situazione che ha già superato la soglia dell’emergenza, e che merita oggi, doverosamente, di essere posta all’attenzione dell’opinione pubblica, anche rispetto a un pericoloso “immobilismo”, da parte chi dovrebbe porre rimedio, costruire piani strategici e concreti, e invece sembra guardare inerme e indifferente “il palazzo che traballa”, rischiando di crollare inesorabilmente».
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.
«Fino a quando si farà melina? Fino a quando si farà finta che tutto funziona alla perfezione?
Le violenze perpetrate nelle corsie ai danni degli operatori sanitari che non conoscono un freno, la valorizzazione della categoria in termini desolanti, con gli stipendi tra i più bassi d’Europa, la fuga delle giovani eccellenze verso Paesi pronti ad accoglierci a braccia aperte con prospettive economiche e di carriera che qui in Italia rappresentano una chimera, le dimissioni volontarie di professionisti che solo nei primi sei mesi del 2021 hanno superato quota duemila unità. E poi infermieri alle prese con il triste fenomeno del demansionamento, costretti a fare gli autisti o chiamati addirittura a svolgere pulizie. Parliamo anche di una professione che da tempo avrebbe dovuto essere riconosciuta come usurante, mentre viene “solo” inquadrata, inspiegabilmente, come gravosa.
Queste nostre indagini rispecchiano in modo speculare i dati che emergono dal Rapporto Crea Sanità.
E per questa ragione non deve risultare strano che, con una popolazione destinata inevitabilmente a invecchiare, in un Paese con una natalità bassissima, si arriverà a breve alla necessità, partendo dalla carenza già denunciata, di avere almeno 230-350 mila infermieri in più, da una parte per coprire la falla, dall’altra per andare incontro al fabbisogno di soggetti potenzialmente sempre più fragili.
Dove sono gli infermieri specializzati di cui l’Italia avrà bisogno come il pane? Come faremo “a reggere questo urto”, con una sanità territoriale oggi così carente e con una sanità ordinaria letteralmente paralizzata dal Covid?
Ma soprattutto quanti saranno davvero i giovani che nel prossimo futuro vorranno intraprendere questa professione alla luce di prospettive così poco edificanti? Abbiamo il dovere di chiedercelo, tutti, nessuno escluso!», chiosa De Palma.