È giunto il tempo di prendere decisioni cruciali, allo scopo di agire prontamente per mettere a disposizione del nascente contratto della Sanità nuove e congrue risorse. Tutti dobbiamo fare la nostra parte e siamo ancora in tempo per trasformare questo contratto in uno strumento di svolta per i nostri professionisti della salute».
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.
Un appello, senza mezzi termini, che è diretto anche a tutte le organizzazioni sindacali coinvolte nella delicata trattativa del rinnovo del contratto della sanità.
Questa mattina, in tal senso, a Roma, il Nursing Up, presso il Centro Congressi Roma Eventi Fontana di Trevi, ha deciso di convocare i propri Stati Generali. Una Conferenza plenaria, per aggiornarli e chiedere loro di farsi da tramite con gli altri dipendenti della salute, anche nell’ambito delle elezioni RSU alle porte, sullo stato socio-economico del nostro Paese.
«Perché non possono esistere sigle e bandiere, né divisioni di sorta, in un frangente del genere, in cui l’aumento dell’inflazione e i rincari dei beni di prima necessità che muovono l’economia delle famiglie e il mondo del lavoro, quali benzina, corrente elettrica e gas, nonché le attuali delicate contingenze geopolitiche, ci obbligano, moralmente e fattivamente, tutti, a trovare una soluzione per sostenere i professionisti della sanità, gli uomini e le donne che devono combattere ogni giorno per tutelare la nostra salute», continua De Palma.
Da una parte, quindi, il Nursing Up chiede che, nell’immediato, gli esponenti del Governo agiscano di concerto anche con i massimi rappresentanti delle Regioni, con il Presidente Fedriga, e il Presidente del Comitato di Settore Caparini, e che tutti si attivino per un proficuo confronto, al fine di trovare una degna soluzione.
Non possiamo continuare a ignorare le nefaste conseguenze che negli ultimi giorni, frutto anche di pericolose speculazioni (nel caso della benzina), si stanno abbattendo sul costo della vita.
I prezzi degli alimenti di prima necessità stanno salendo alle stelle a causa degli aumenti energetici, le materie prime, dove non scarseggiano, arrivano a toccare rincari impensabili. Si guardi al caso del pane, con picchi fino a 9 euro in molte in città del nord: inimmaginabile sostenere questi costi per la maggior parte degli italiani.
Le famiglie sono in ginocchio, perché intanto gli stipendi, compresi quelli degli infermieri e delle altre professioni sanitarie, sono fermi al palo da troppo tempo. Ora, più che mai, occorre individuare la modalità più concreta per inserire nuove risorse economiche a disposizione del nascente contratto della sanità.
Le risorse costituite in disponibilità per il contratto non sono più sufficienti!
Il rischio concreto è che gli aumenti previsti dal contratto in corso d’opera, alla luce di quanto sta accadendo nella nostra economia, potrebbero trasformarsi in una pericolosa bolla di sapone, destinata a breve vita, che ci lascerebbe con un triste nulla di fatto nelle mani.
Non dimentichiamo, poi, che le Regioni hanno pagato il duro scotto dei due anni di emergenza e che le nostre strutture ospedaliere escono con le ossa rotte da quella che finalmente sembra, ce lo auguriamo, la conclusione di un incubo. Le stesse Regioni lamentano la delicata situazione dei bilanci, a causa dei costi sostenuti per la gestione della pandemia, che di fatto non hanno trovato adeguata copertura».
Intanto riportiamo i dati ufficiali di Coldiretti, per far capire alla collettività, che la situazione rincari potrebbe portarci tutti allo strem.
– Il rincaro dei beni energetici che si trasferisce sulla filiera agroalimentare, con un balzo del 45,9 % per l’energia, che si riflette sui prezzi di molti prodotti.
– l’agricoltura deve pagare una bolletta aggiuntiva di almeno 8 miliardi su base annua, rispetto all’anno precedente, a rischio coltivazioni e allevamenti, il nostro “pane quotidiano”.
– L’accelerazione dei prezzi dei beni alimentari è dovuta sia a quelli lavorati (+3,1%) che non lavorati (+6,9%) con le tensioni inflazionistiche che si propagano al cosiddetto “carrello della spesa”. In testa alla top ten dei prodotti alimentari che hanno fatto segnare il maggior incremento di prezzi con un balzo del 19% c’è – rileva l’autorevole organizzazione – l’olio di semi come il girasole importato dall’Ucraina che ha dovuto interrompere le spedizioni e si registrano accaparramenti e scaffali vuoti. A seguire sul podio forti rincari fa registrare con un +17% la verdura fresca anche per gli alti costi di riscaldamento delle serre e la pasta (+12%) con la corsa agli acquisti nei supermercati per fare scorte. Aumenti dei prezzi significativi fanno segnare nell’ordine burro (+12%), frutti di mare (+10%), farina (+9%), margarina (+7%), frutta fresca (+7%), pesce fresco (+6%) e carne di pollo (+6%).
– Insomma, dal grano al pane il prezzo aumenta di 13 volte tenuto conto che per fare un chilo di pane occorre circa un chilo di grano, dal quale si ottengono 800 grammi di farina da impastare con l’acqua per ottenere un chilo di prodotto finito. È quanto lamenta ancora la Coldiretti nel commentare l’analisi di Assoutenti che rileva un prezzo medio del pane in Italia di 5,31 euro al kg con punte di 9,8 euro al chilo.
– Tornano in definitiva a crescere l’inflazione e i prezzi al consumo, trainati dai prezzi delle materie energetiche: nel 2021, dopo la flessione del 2020 (-0,2%), i prezzi al consumo crescono del +1,9% in media d’anno, registrando l’aumento più ampio dal 2012 (+3,0%). Lo riferisce l’Istat precisando che la ripresa dell’inflazione nel 2021 è essenzialmente trainata dall’andamento dei prezzi degli Energetici (+14,1%), diminuiti invece dell’8,4% nel 2020. Al netto di questi beni, nel 2021, la crescita dei prezzi al consumo è la stessa registrata nell’anno precedente (+0,7%).
Intanto come noto, la Procura di Roma ha aperto un’indagine sull’aumento dei prezzi di gas, energia elettrica e carburanti. Da quanto ci risulta, ma il condizionale è d’obbligo in casi di questo tipo, il procedimento è al momento contro ignoti, non risultano persone indagate e non è stata ancora formulata un’ipotesi di reato. Secondo quanto riferito dalla Procura, si tratta di un’indagine “volta a verificare le ragioni di tale aumento e individuare eventuali responsabili”.
«In questo marasma, conclude De Palma, con un contratto in discussione che, tolte le indennità specifiche ed aggiuntive, cioè quelle che il personale sanitario si è guadagnato sul campo in tempo di pandemia, non si discosta molto dal 5% di aumento, non possiamo dimenticarci di nostri infermieri e professionisti della salute, che rappresentano più del 70% del comparto della sanità. Il loro stipendio è fermo al palo da anni e la media delle nostre retribuzioni è sempre agli ultimi posti in Europa. Governo e Regioni non possono non tenere conto che. da questo contratto, più che mai, dipende la serenità di tanti professioni della salute e con essa quella di tante nostre famiglie».
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