Chi ci tirerà fuori dal buio tunnel in cui siamo rimasti intrappolati?
Dobbiamo forse pensare che qualcuno ha accelerato la nostra caduta verso “gli inferi” ?
Non è un atteggiamento da tragediografi, ma la pura e schietta analisi di una realtà desolante con cui fare i conti.
Insomma, gli infermieri, come dimenticarlo, rappresentano in assoluto la categoria più a rischio tra i lavoratori italiani nel biennio della Pandemia, lo dice l’Inail, tra aumenti di contagi che ci portano a una media di quasi 2mila infermieri al giorno che si sono infettati nell’ultimo mese, un numero elevato di decessi e un costante potenziale pericolo di nuove infezioni.
Possibile che chi ci vede sprofondare non ci tenda una mano? Possibile arrivare a pensare che siamo davvero “GLI ULTIMI” e che l’indifferenza delle istituzioni contribuisce a farci sprofondare ancora di più, quasi a dire che al peggio non c’è mai fine?».
Così un polemico ed arrabbiato Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up, analizza le due recenti indagini di Commissione Europea e Ragioniera Generale dello Stato, che arricchiscono il mosaico di nuove ombre di cui tenere conto.
La stessa Commissione Ue, nel suo ultimo report sulla situazione di casa nostra, scrive che il paese “impiega meno infermieri rispetto a quasi tutti i paesi dell’Europa occidentale e il loro numero (6,2 per 1 000 abitanti) è inferiore del 25% alla media Ue. Vista la diminuzione del numero di infermieri laureati dal 2014, le carenze di personale in questo settore sono destinate ad aggravarsi in futuro in modo inesorabile.
Applicando gli indici di parità di potere di acquisto al valore del 2009 e sottraendo l’importo ottenuto da quello complessivo 2019 come indicato dal Conto annuale della Ragioneria generale dello Stato, per il comparto (il personale non dirigente) si registra una perdita massima di circa -2.850 euro per il personale del ruolo tecnico sanitario e un minimo, sempre in media, di -2.165 circa per il personale infermieristico.
Una riduzione non compensata dalle indennità previste dalle leggi di Bilancio, che valgono 1.249 euro lordi l’anno per gli infermieri e 843 euro lordi l’anno per le altre professioni sanitarie.
«Dove stiamo andando? Quale scenario attende la professione infermieristica da qui ai prossimi 20 anni?
Se lo chiede ancora Antonio De Palma, non dimenticando di citare le continue aggressioni agli infermieri nelle corsie e una disparità economica, a livello di retribuzione media mensile, tra le diverse regioni, che disegna l’inspiegabile quadro di una sanità dove la schizofrenia regna sovrana.
Alle fughe di giovani professionisti dall’Italia, attirati da compensi e possibilità di crescita di realtà sanitarie lontane anni luce dalla nostra, nonché dimissioni a raffica, oltre 2mila, solo nel primo semestre del 2021, si aggiungono anche le continue cause legali per demansionamento. Infermieri costretti a fare gli autisti, a guidare le automediche, addirittura a coprire turni di pulizia dopo aver fatto anni ed anni di sacrifici in Università, costretti a portare in giudizio le aziende sanitarie che, dal canto loro, puntualmente perdono e vengono costrette a pagare lauti ristori.
All’inizio della pandemia il nostro coraggio, agli occhi dei cittadini, ha di fatto accresciuto il nostro appeal. Qualcuno però ci ha “marciato” e non poco. Gli eroi oggi sono diventati gli ultimi della classe e noi non ci stiamo!
Non accetteremo di certo questo triste destino, che qualcuno ha evidentemente pianificato per noi!», conclude De Palma.
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