Non staremo qui a raccontare il dolore nascosto e indelebile delle cicatrici invisibili, non staremo qui a ribadire gli allarmanti dati dei contagi e dei decessi, da parte chi ha di fatto sacrificato la propria vita sul campo, ma certamente non è retorica quella di interrogarsi, guardarsi dentro e raccontare alla collettività che il tempo delle medaglie e delle pacche sulle spalle è ormai bello che finito!
È arrivato il momento di lasciare spazio, oggi e non domani, alle azioni concrete, per avviare finalmente, coinvolgendo fattivamente tutte le parti in causa, quel percorso di valorizzazione che rappresenta una conditio sin qua non per l’attesa e costruttiva rivoluzione di un sistema sanitario ormai vetusto».
Così Antonio De Palma, Presidente del Nursing Up, commenta a mente fredda, i tanti tributi che gli infermieri hanno ricevuto negli ultimi due anni, come riconoscimento per l’impegno profuso da parte tutti gli operatori sanitari.
Termini come angeli, eroi, abnegazione, passione, passino nel libro dei ricordi e della retorica e, al contempo, si diano risposte tangibili alle necessità che la categoria infermieristica sta manifestando da anni.
La preoccupante carenza di professionisti ,che tocca ormai le 85mila unità, le vili violenze perpetrate ogni giorno nelle corsie, quella indennità di specificità promessa e finanziata dalla Legge di Bilancio ma di fatto ancora non arrivata in busta paga, e ancora quell’atto di indirizzo da parte del Comitato di Settore per lo stanziamento di risorse aggiuntive finalizzato a dare una svolta ad una trattativa contrattuale che ancora ristagna, su confronti che sembrano un labirinto senza uscita.
Chi metterà fine alla fuga di migliaia di giovani professionisti verso i paesi stranieri, allettati da stipendi ben più congrui, evitando di compromettere quel ricambio generazionale fondamentale che deve partire dalla nobilitazione di una professione che comincia dalle università, da un percorso di studio rigoroso accompagnato dall’immancabile tirocinio, senza dimenticare gli indispensabili percorsi di aggiornamento e le possibilità di crescita di carriera?
Chi si occuperà di mettere in atto il piano di sviluppo di una sanità territoriale, in chiave di rapporto professionista sanitario-cittadino-paziente, che non può non fare da perno alla vita ospedaliera, per snellire e gestire in modo razionale i carichi di lavoro degli ospedali?
Dove sono gli infermieri di famiglia che serviranno come il pane al crescente fabbisogno di una popolazione destinata costantemente all’invecchiamento, per affrontare nuove sfide legate a soggetti fragili e malati cronici?
A che punto è la nostra battaglia sullo sblocco del vincolo di esclusività per garantire, attraverso la libera professione degli infermieri, al pari dei medici, la creazione di un solido filo conduttore tra sanità pubblica e privata?
Ringraziamo di cuore anche il Presidente della Repubblica per il tributo da ultimo conferitoci, di cui siamo fieri, ma questo conferimento non costituisca un alibi per la politica e certe istituzioni, per distogliere il loro sguardo dagli impegni promessi, ma tristemente disattesi, verso la professione infermieristica italiana».
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