189 presidi ad oggi attivi in totale tra vecchi e nuovi: sono questi i numeri del Viminale, che certamente mantiene fede, almeno in parte, a ciò che il Ministro Piantedosi aveva pubblicamente promesso.
Allora, noi del Nursing Up, siamo tornati negli ospedali, abbiamo parlato con gli infermieri, abbiamo raccolto le loro testimonianze attraverso i nostri referenti locali. Lo abbiamo fatto di nuovo, negli ultimi giorni, e abbiamo preso in esame due delle Regioni più coinvolte, da sempre, nei drammatici episodi di violenza che vedono vittime sacrificali i nostri operatori sanitari, ovvero il Lazio e la Campania, in particolare la provincia di Roma e quella di Napoli, con ospedali enormi, notoriamente già deboli per carenze strutturali vecchie anni luce, con bacini di utenza a dir poco enormi.
Siamo andati a capire cosa succede al Cardarelli, all’Ospedale del Mare, al Pellegrini, tutti ospedali della complessa e delicata realtà cittadina partenopea, che servono migliaia di pazienti ogni giorno, strutture che da sempre sono nell’occhio del ciclone e alla ribalta della cronaca nera per scabrosi episodi di aggressioni ai nostri infermieri.
Abbiamo poi fatto tappa, sempre attraverso i nostri referenti, nell’altrettanto delicata e vasta area romana: il Tor Vergata, il Sant’Eugenio, il Sant’Andrea, il Forlanini, il Policlinico Umberto I, il Grassi di Ostia, una città nella città. Come funzionano qui i presidi di pubblica sicurezza attivati dal Ministero? Le risposte che sono arrivate non sono certo completamente soddisfacenti.
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.
«La situazione che abbiamo trovato in Campania è addirittura più grave, e denota molti più ritardi di quella romana.
A quanto ci risulta, sia il Cardarelli che l’Ospedale del Mare non hanno ancora nessun presidio di polizia attivo, incredibile ma vero.
Al Pellegrini, invece, salito alla ribalta della cronaca nera per 10 episodi di aggressioni solo dall’inizio dell’anno, è attivo un presidio fino all’una di notte.
Ci chiediamo a questo punto perché non si pensi di chiudere davvero il cerchio.
Perché, allora, lasciare soli gli infermieri negli orari notturni, quelli più difficili, quelli che a Napoli vedono le presenze di tossicodipendenti, addirittura di armi, nella migliore delle ipotesi di pazienti e di parenti di pazienti in preda a scatti di ira incontrollabile quando ci sono lunghe attese nell’area triage, affidando la supervisione della sicurezza degli infermieri, molto spesso, solo a vigilantes esterni, che il più delle volte non sono presenti nell’area dei pronto soccorsi ma restano all’esterno, in attesa magari di essere allertati e pronti a intervenire solo quando le violenze si sono già consumate?
E mentre gli operatori sanitari del Cardarelli e dell’Ospedale del Mare attendono ancora risposte concrete, circa la tutela della propria sicurezza personale, a Roma le cose non vanno tanto meglio.
I 18 presidi attivati dal Ministero degli Interni ci sono tutti, ma da nostra indagine risulta chiaramente che funzionano solo ed esclusivamente dalle 8 alle 20 e dal lunedì al venerdì.
Perché questa scelta? Perché privare gli infermieri e gli altri operatori sanitari della presenza di agenti di polizia, a fare anche da deterrente rispetto a possibili azioni “scellerate” proprio quando, negli orari notturni e in particolare nei fine settimana, le situazioni possono degenerare di più?
Pensate al Grassi di Ostia e all’apertura dei locali notturni estivi del litorale, con possibili malori o abusi di sostanze, e il via vai nel pronto soccorso di quella che è una vera città.
Pensate al Tor Vergata dove il bacino di utenza è soprattutto quello di una zona periferica con problematiche non facili da gestire. Pensate a quanti episodi di aggressioni hanno caratterizzato negli ultimi anni il Sant’Andrea, il Forlanini, il Sant’Eugenio, dove di notte, nei pronto soccorsi, un solo infermiere deve anche gestire a volte 20 pazienti alle prese con ansia, stress, rabbia paura. Pensate a ospedali grandi quanto piccole città, dove un infermiere potrebbe essere aggredito in un reparto che dista 30 minuti a piedi dal pronto soccorso, laddove è unicamente presente l’agente di polizia.
Innegabile, qualcosa si è mosso da parte del Viminale, ma ci pare chiaro che non sia abbastanza. Per questo rimarremo “sul pezzo” e cercheremo, come abbiamo sempre fatto, con indagini costanti, di monitorare l’evolversi della situazione», conclude De Palma.
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