De Palma: «Che questo sia un Primo Maggio diverso, all’insegna di riflessioni doverose su ciò che abbiamo vissuto ed un impegno concreto per il futuro della sanità e dei suoi professionisti»
ROMA – «Questo Primo Maggio, questa festa dei lavoratori, per gli infermieri e per tutti gli operatori sanitari italiani, non può essere certo considerata tanto lontana da quella dello scorso anno. E’ vero, 12 mesi fa eravamo nelle trincee più profonde, in lotta contro un nemico sconosciuto e subdolo, tremendamente agguerrito. Rispetto a ieri, oggi qualcosa è cambiato, come negarlo: sono arrivati i vaccini, nonostante un piano organizzativo partito in tremendo ritardo, e poi le restrizioni, che hanno, con il tempo, ridotto sensibilmente le cifre dei ricoveri ospedalieri. Ciò nonostante non possiamo dimenticare. Non possiamo cancellare ciò che è stato. Perché dalla memoria di ieri dobbiamo ripartire per costruire il nostro futuro».
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.
«Ogni giorno costretti a contare centinaia di contagi di professionisti della sanità, abbiamo pagato in prima persona la particolare pervasività di questo temibile agente biologico, con i decessi di tanti infermieri e con i numeri allarmanti delle migliaia di colleghi che da febbraio 2020 a oggi sono rimasti infettati. Dietro a tutto questo ci sono, indiscutibilmente, la disorganizzazione di strutture vetuste e impreparate all’emergenza, nonché la mancanza di tutele, soprattutto in fase iniziale, nei confronti di chi non si è mai risparmiato per salvare la vita dei malati. Stiamo parlando di carenze croniche, in un sistema sanitario già “febbricitante”, laddove il Covid non ha fatto altro che mettere a nudo le già note fragilità strutturali.
Anche in questa giornata del Primo di maggio, il sito internet ufficiale del nostro sindacato sarà listato a lutto, perché nessuno affidi all’oblio i colleghi che ci hanno lasciato e gli oltre 100mila, tra coloro che sono stati contagiati per via del proprio lavoro dall’inizio della pandemia a oggi. E’ doveroso, perché ciò che abbiamo vissuto in prima persona, è servito a dimostrare ancora una volta, se mai fosse stato necessario, che nei momenti difficili, quando c’è stato da combattere, noi infermieri non ci siamo tirati indietro, anche a costo della nostra stessa vita.
Ma i morti non sono numeri da richiamare alla memoria quando fa comodo: i morti sono uomini e donne, dietro di loro ci sono famiglie, mogli, mariti, figli. I decessi che forse, dico forse, potevano essere evitati in un numero così spropositato, inevitabilmente gridano ancora vendetta.
Ma allora a cosa può servire il ricordare un passato così doloroso in questa giornata importante per tutti i lavoratori della sanità italiana? Solo ad evocare rabbia? Certo che no, perché è adesso che bisogna guardare avanti, è proprio questa l’ora in cui, senza smettere di riflettere su ciò che abbiamo vissuto, è necessario agire per costruire un presente rispettoso delle esperienze trascorse ed un futuro in grado di riscattarci.
La realtà non possiamo cambiarla: i numeri dei contagi dicono che per il secondo anno è oggi ancora un Primo Maggio all’insegna del Covid, della Pandemia. Ma possiamo e dobbiamo essere artefici del nostro destino di professionisti della salute combattendo, urlando a gran voce, scendendo ancora nelle piazze se necessario. Restituire un futuro dignitoso agli infermieri è doveroso: ripartiamo dalla valorizzazione di una categoria che ha dimostrato di avere l’esperienza e le capacità per essere ancora il perno di questo sistema sanitario. Investire maggiori risorse nella sanità territoriale, come il Governo ha deciso di fare, con il nuovo Pnrr, è un buon segno, in modo che dalle nuove figure, come quelle dell’infermiere di famiglia, la sanità italiana possa ripartire per offrire al cittadino qualità ed efficienza.
Noi chiediamo, per gli infermieri e gli altri professionisti sanitari un inquadramento contrattuale più dignitoso, un meritevole aumento in busta paga: qualcosa abbiamo ottenuto con l’indennità specifica, ma bisogna fare ancora altra strada e ora, con la scadenza del rinnovo del contratto nazionale, continueremo a lavorare affinchè le cose continuino a cambiare.
Quello a cui gli infermieri aspirano, come un alveo contrattuale autonomo o l’esercizio della libera professione al pari dei medici, non sono certo richieste affidate al vento, ma legittime aspirazioni che possono effettivamente apportare benefici enormi al servizio sanitario offerto ai cittadini.
Sono queste le riflessioni che accompagnano il nostro Primo di Maggio, inevitabilmente segnato da un turbinio di sentimenti di vario genere seppur nella consapevolezza che, dopo la paura, ora ciò che serve è focalizzarsi sul futuro prossimo, tra impegno concreto e risultati da traguardare», conclude De Palma.