De Palma: «Accordo Stato-Regioni per rafforzamento assistenza domiciliare. Serve il coraggio di assunzioni capillari»
ROMA – «Il ruolo sempre più centrale, la figura sempre più indispensabile degli infermieri italiani nell’ambito di un sistema sanitario che ha bisogno di crescere, giorno dopo giorno, puntando apertamente sulle elevate professionalità di cui dispone, possono e devono rappresentare la chiave di volta per la tutela del cittadino, del malato e, in particolare, dei soggetti fragili. In questo senso, non possiamo che accogliere con favore l’annunciato e finalmente sancito accordo tra Governo e Regioni, nell’ambito di quel PNRR che prevedeva, da mesi, lo stanziamento di ulteriori 4 miliardi di euro per rafforzare l’assistenza domiciliare.
Lo avevamo ribadito, con forza, a suo tempo, lo diciamo ancora adesso: una occasione da non perdere quella della nuova, ingente disponibilità economica da mettere al servizio dei cittadini. Queste risorse, se gestite in modo oculato, e quindi incanalate in un percorso di sinergia tra le parti in causa, con una visione olistica dove il cittadino è al centro di tutto, possono davvero essere una occasione da non perdere. Gli uomini e le donne della sanità sono pronti ad intraprendere questo percorso.
E ora che ci sono anche le risorse, non possiamo che costruire, insieme, la svolta positiva che la nostra sanità da tempo aspetta. Ciò premesso, non basta fregiarsi del merito degli accordi e dei patti conclusi, se poi nei fatti si lascia tutto a metà. Certo che ha ragione il Ministro Speranza quando dice che gli Ospedali di Comunità costituiscono il decisivo passo in avanti per tutelare i malati nell’ambito del rafforzamento di una assistenza domiciliare che è il presente e il futuro su cui puntare, riducendo i ricoveri e prendendosi cura dei malati cronici e degli anziani.
Ed è proprio qui, secondo Nursing Up, che bisogna valorizzare senza ulteriore indugio la figura di chi, come gli infermieri, hanno le carte in regola per prendersi sulle spalle la responsabilità della salute dei cittadini, assumendo un ruolo di coordinamento di figure ad essi sottoposte. Ecco l’infermiere coordinatore, o il “case manager” di cui parla la nostra FNOPI, quello che guida il piano di lavoro giornaliero, organizzando e collaborando con gli altri infermieri per la parte operativa, mentre il medico effettua le diagnosi e indica le terapie da eseguire. Sembra tutto perfetto, ma naturalmente, in tempi di delicate trattative contrattuali per la categoria infermieristica, che attende da troppo tempo di vedere “la luce” di una reale valorizzazione, e nell’ottica di una carenza cronica base di 80mila professionisti, i fatti stanno diversamente».
Così Antonio De Palma, Presidente del Nursing Up, Sindacato Nazionale Infermieri.
«Ricordiamo da tempo alla nostra Federazione il compito che le spetta: quello di rappresentare gli infermieri nelle sedi istituzionali di competenza. Alla luce del sancito accordo Governo-Regioni, non si possono ignorare le novità emerse in casa Agenas, ente che asseverando in qualche modo ciò che Nursing Up da mesi chiede, individua il fabbisogno di infermieri di famiglia, indicando non più gli 8 professionisti ogni 50mila abitanti previsti dalla vigente normativa, ma bensì 1 professionista ogni 2-2500.
Questo vuol dire solo una cosa: occorre organizzare un piano capillare di assunzioni da nord a sud. Per quanto ci riguarda, nella nostra qualità di iscritti agli Ordini professionali, auspichiamo che la FNOPI assuma una posizione determinata, e che si avvalga delle sue prerogative di Ente sussidiario dello Stato per richiedere assunzioni a tappeto, posto che il ruolo centrale non va solo rivendicato e meramente menzionato.
Ravvisiamo inoltre, da ultimo ma non per importanza, un ulteriore e pericoloso controsenso quando si parla di rafforzare l’assistenza domiciliare o di investire nuove risorse, senza tuttavia considerare che, drammaticamente, ancora mancano all’appello decine di migliaia di infermieri.
Dove reperirli? Occorre riaprire le realtà concorsuali ferme al palo da troppo tempo, richiamare gli infermieri italiani dall’estero con contratti degni di tal nome, mettere un argine alle fughe all’estero dei giovani colleghi, costruendo nuove basi contrattuali per una professione che merita».