Qui non interessa in alcun modo la veridicità o meno della “qualifica” attribuita o auto-attribuita a questa gente, perché ciò che conta sono i fatti. E i fatti ci raccontano che, con il solo scopo di impedire loro di svolgere la propria missione, questa banda di criminali è arrivata al punto di distruggere dosi di vaccino, addirittura vandalizzando il resto del piccolo ospedale allestito nel villaggio».
Così Antonio De Palma, Presidente del Nursing Up.
«Siamo tutti infermieri, in qualunque parte del mondo, e sposiamo tutti la medesima professione: il camice che indossiamo diventa per noi una seconda pelle.
Di fronte ad accadimenti come questo, non conta se il nostro lavoro si svolge in una grande capitale di un continente civilizzato o all’interno di un villaggio di poche anime, dove essere infermiere vuol dire anche svolgere il proprio compito ai limiti della sopravvivenza umana, in assenza di qualunque condizione di sicurezza e con pochi mezzi a disposizione.
La violenza, di qualsiasi tipo e forma, da chiunque provenga, va sempre combattuta.
Non possiamo non rimanere disgustati di fronte a vicende come questa, dove il duro compito di un infermiere, che mette a repentaglio la propria vita, in Paesi dove le condizioni sanitarie sono già precarie, viene ulteriormente messo a repentaglio da azioni criminose.
In paesi come il Guatemala il tasso delle vaccinazioni è tra i più bassi dell’America Latina.
La nefasta esperienza della pandemia, che ci stiamo lasciando gradualmente alle spalle, rimarrà tatuata per sempre sulla pelle degli infermieri. Ma i professionisti della sanità, nel mettere nuovamente alla prova se stessi, in qualunque parte del mondo si trovino, in questi mesi hanno dimostrato, ancora una volta, di poter essere “la certezza” su cui i cittadini possono fare affidamento in frangenti così difficili e inattesi, e soprattutto di rappresentare la solida base di competenza ed umanità su cui confidare per costruire il futuro.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità, di concerto con i Governi, faccia il possibile per garantire la sicurezza, l’incolumità, di infermieri, in questo caso donne, madri, mogli, che hanno vissuto e vivono la paura, il dramma. “Colpevoli” solo di svolgere il proprio dovere, in una emergenza sanitaria che in molti Paesi dell’America Latina è alle prese con arretratezza, violenza ed ignoranza, nemici ben più agguerriti del virus».
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