De Palma: «Aumentano a dismisura i contagi degli operatori sanitari. 1951 solo nel mese di agosto, rispetto ai 250 di luglio. Il Ministero della Salute provveda subito a chiarire se ci sarà una terza dose e quando»
ROMA – Prima l’infermiere in pensione, ex dipendente dell’Azienda dei Colli di Napoli, vaccinato a inizio anno, insieme a tanti colleghi in servizio, deceduto per Covid pochi giorni fa, dopo aver contratto la malattia in Sardegna. Aveva ricevuto le canoniche due dosi il 60enne Gabriele Napolitano, ma alla fine non ce l’ha fatta. Il vaccino non lo ha reso immune al virus.
A distanza di qualche giorno emergono nuovi preoccupanti casi di operatori sanitari deceduti. Stando a quando dicono i dati del Sole 24 ore, quelli che emergono dai riscontri delle aziende sanitarie, sono sì in netto aumento i casi di covid tra medici e infermieri, ma non si registrerebbero vittime post vaccino. Non ci sembra proprio, ma siamo aperti ad ogni prova contraria, che questo trovi riscontro nella realtà.
Due casi, raccontati dalla stampa locale, preoccupano non poco. Sono avvenuti entrambi in Sicilia.
Anche qui le cause della morte, seppur a distanza di mesi dalla seconda dose, sembrano legate al prodotto anti-covid. Così come pare che non si tratti di nuovi casi di infezione, bensì delle conseguenze del vaccino, che qualcuno comincia ad asserire possa essere letale a distanza di mesi. Il primo infermiere, Antonio Mondo, 49 anni, messinese, è morto in Sicilia, la terra dove lavorava, in seguito a continui malori successivi alla seconda dose. Dopo la seconda somministrazione, le sue condizioni sono gradualmente peggiorate, fino a portarlo alla morte. Dolori continui lo hanno portato in terapia intensiva. Gli antibiotici non hanno sortito alcun effetto. È andato via così.
Il 6 agosto un altro infermiere strappato alla vita: due dosi di Pfizer tra gennaio e febbraio. Da allora solo malori per Giacomo Venuto, 55 anni. Fino alla tragica fine.
Come Sindacato Nazionale Infermieri, il Presidente Antonio Da Palma da mesi ha sollevato l’allarme innanzitutto sul rischio dei nuovi contagi. E soprattutto siamo stati il primo sindacato a mettere in evidenza la delicata questione della necessità o meno della terza dose per gli operatori sanitari, su cui il Ministero della Salute non si è fin ora mai espresso con chiarezza. Per noi parlano i fatti: 87 decessi tra gli infermieri, 110mila contagiati (dati aggiornati a giugno 2021 da parte della nostra Federazione).
«Ora c’è da preoccuparsi davvero, dice De Palma. E nessuno si permetta di sminuire i dati. Non ne abbiamo bisogno, la sanità già fragile non ha bisogno di nascondere la verità. I cittadini non ne hanno bisogno. 1900 contagi solo ad agosto tra medici e infermieri rispetto ai 250 di luglio. Cosa altro dire? E’ arrivato il momento, da parte del Ministro della Salute, di parlare chiaro. Arriverà la terza dose per gli infermieri vaccinati tra gennaio e febbraio? Il rischio, alla luce delle varianti, è sotto gli occhi di tutti. Dobbiamo rassegnarci ad essere quelli che, in quanto più esposti, come sempre pagheranno in prima persona?».
I nostri referenti regionali ci riferiscono che nel Lazio, non sembrano essere molti gli infermieri che avrebbero ricevuto i tamponi dopo la seconda dose del vaccino. Poche le attività di screening, di monitoraggi del livello anticorpale: tutto questo non fa che aumentare la nostra convinzione che le infezioni, che i decessi, non ci hanno insegnato nulla».
IL SOLE 24 ORE CONFERMA L’ALLARME – Il dato riferito al 31 agosto parla di 1.951 casi di Covid registrati negli ultimi trenta giorni tra gli operatori sanitari. Di questi l’82-84% circa sono infermieri che da inizio pandemia si sono contagiati in circa 115mila.
È davvero all’angolo, ci chiediamo, la decisione sulla terza dose di vaccino? Il viceministro Sileri sostiene che, con tutta probabilità, verrà somministrata entro l’autunno alle persone fragili e agli anziani ricoverati nelle Rsa. E naturalmente agli operatori sanitari, da sempre, dall’inizio, i più esposti al rischio.
Ci auguriamo che una presa di posizione netta, in tal senso venga presa davvero, conclude De Palma. Questa incertezza, questa indifferenza, questo pressappochismo, continuano a rappresentare il desolante quadro di una politica che non comprende, che non valorizza le enormi risorse che ha a disposizione. A discapito della salute dei malati».