Nota del Sindacato Infermieri Italiani Nursing Up del 29 marzo 2021

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De Palma: «Affidare agli OSS, con un semplice corso di poche ore, funzioni particolarmente complesse, che di norma richiedono una diversa e specifica qualificazione professionale significa assestare un colpo definitivo alla qualità dell’assistenza ed alle prospettive di crescita della professione infermieristica»

ROMA  – La recente Delibera n. 305/2021 approvata dalla Regione Veneto, che vorrebbe trasformare, pura utopia, operatori socio sanitari in simil infermieri, con 300 ore di formazione in Fad e tirocinio, mette in questo momento in serio pericolo la qualità dell’assistenza e le prospettive di crescita della professione infermieristica, affidando di fatto, a personale che non possiede le insostituibili conoscenze e competenze di tale professione, alcune funzioni che nella prassi vengono garantite nell’ambito di tale citato alveo.

Tutto ciò  getta un’ombra sulla qualità di un servizio sanitario che verrebbe ulteriormente svilito, a danno del cittadino. La Regione Veneto, con un atteggiamento fallace ed incomprensibile, parrebbe voler creare dei quasi cloni, che ambirebbero a svolgere, tra le altre attività domestico alberghiere, alcune tra le delicate funzioni che nella prassi quotidiana vengono assolte dagli infermieri.

Parliamo di figure che non hanno la qualificazione universitaria, per noi imprescindibile per poter assumere le responsabilità tipiche della professione infermieristica. Ma come è possibile che tutto ciò accada, nel pieno di una emergenza sanitaria che ancora ci attanaglia, con gli infermieri che mancano sempre più, e con l’esigenza opposta, cioè quella di creare gli strumenti contrattuali necessari per valorizzare la professione infermieristica affinchè rappresenti sempre di più un’attrattiva per i giovani?

Il nostro  Paese ha sempre più bisogno  di infermieri, forti di un riconoscimento sotteso da protocolli formativi che viaggiano ormai verso una omogeneizzazione a livello internazionale, di un  peculiare e specifico corso di laurea e del solido periodo di tirocinio che il loro curricula formativo prevede sin dal primo giorno di studi. Non vorremmo che, dietro l’esempio del Veneto, anche altre Regioni seguissero lo stesso percorso, pensando in questo modo di risolvere la carenza della quale parliamo.

Per come la vediamo noi, qui ancora una volta non si affronta il problema alla radice, si cercano soluzioni “tampone” alla carenza di infermieri che sono pericolose, e che si rivelano addirittura peggiori del problema stesso. Cosa sta accadendo? Dove andremo a finire? Vogliono davvero darci ad intendere che bisogna abituarsi ad un futuro nel quale le funzioni tipiche dell’agire infermieristico, frutto di un complesso ed articolato percorso universitario, possano essere surrogate a colpi di delibera regionale?

Davvero qualcuno pensa che possa funzionare un fallace meccanismo di fattuale surroga di funzioni specialistiche (quelle degli infermieri) che, tra le altre cose, potrebbe anche esporre ad azioni giudiziarie gli stessi operatori chiamati di volta in volta ad esercitarle ? ».

Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up, commenta la recente delibera approvata nella regione retta dal Governatore Zaia, che rischia concretamente di avviare una reazione a catena che potrebbe avere un effetto boomerang.

«Siamo in un contesto in cui, almeno il Governo nazionale, sta cominciando finalmente a compiere piccoli ma concreti passi in avanti per la valorizzazione della nostra professione. Parliamo dell’indennità professionale specifica, della disapplicazione dell’obbligo di esclusività per le vaccinazioni, dell’infermiere di famiglia. E cosa fanno alcune Regioni invece? Sembra di essere di fronte alle follie di Penelope: il Governo tesse a fatica la tela, qualcuno poi la distrugge. Siamo sbalorditi!

In questo momento, mentre ci incamminiamo a passo spedito verso il rinnovo contrattuale, agire in ordine sparso da parte delle Regioni, senza un piano uniforme, sparando colpi solitari, è davvero controproducente. Che si adoperino invece, come potrebbero e dovrebbero, affinchè il Comitato di Settore, che nei prossimi giorni a nome loro dovrà adottare “l’atto di indirizzo per il nuovo CCNL della Sanità” dia indicazioni all’ARAN per riformare la struttura contrattuale, per riconoscere l’autonomia delle professioni infermieristiche e sanitarie non mediche e nel contempo forniscano alle parti contrattuali gli strumenti e le direttive necessari per quella seria e  reale valorizzazione che gli infermieri meritano, sia sotto il profilo economico che professionale. 

Da ultimo ci chiediamo, ponendoci un quesito evidentemente retorico ma che riteniamo estremamente pertinente, chiosa De Palma amareggiato, come e con quale tempestività avrebbe già reagito la Federazione degli Ordini dei Medici di fronte a una delibera che avesse messo nella condizione personale non laureato in medicina di svolgere funzioni tipiche della professione da loro rappresentata, semplicemente attraverso un corso di 300 ore!».