Solo poche settimane fa eravamo a 936!
Gli inconfutabili dati ISS mettono in evidenza, se qualcuno non lo avesse ancora compreso, che siamo alla soglia del concreto rischio di una nuova ondata, la quarta.
E come dal primo giorno di questa pandemia, gli infermieri italiani sono ancora una volta i più esposti al rischio.
Come sindacato delle professioni sanitarie, con la necessaria consapevolezza e responsabilità, siamo stati quelli che hanno monitorato, da mesi, i dati ufficiali dell’Istituto Superiore Sanità, elaborandoli e comparandoli con quelli dell’INAIL.
Abbiamo quindi prodotto dei report che hanno messo in evidenza ogni minimo cambiamento nel tempo, raccontando alla stampa e all’opinione pubblica, anche piccole variazioni che potessero però invitare la collettività a non abbassare la guardia.
Abbiamo presidiato il fenomeno, tenendo bene a mente quanto tutto questo potesse essere di utilità agli operatori sanitari e ai cittadini stessi. Abbiamo messo in allerta le istituzioni sul rischio di non sottovalutare quei dati eppure, almeno fino a pochi giorni or sono, erano tanti “gli esperti”, che si limitavano a liquidare il fenomeno come un sali-scendi fisiologico. Peccato che oggi, come da nostro monito, si registra un costante e pericoloso aumento».
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale Nursing Up.
«Ci siamo meravigliati non poco di come qualcuno, anche tra gli esperti, con disarmante superficialità, abbia minimizzato e qualificato come “modesti” quei cambiamenti oggetto delle nostre segnalazioni pubbliche che, come in un vulcano che lancia segnali, erano invece il preludio di una vera e propria eruzione.
Ci siamo abituati alle “donchisciottesche lotte” contro i mulini a vento, prosegue De Palma, ma quando si tratta della salute degli operatori sanitari e dei cittadini la superficialità può rivelarsi una pericolosa arma a doppio taglio.
I fatti sotto i nostri occhi ci chiedono, ancora una volta, di soffermarci sulla limitata attività di monitoraggio del livello anticorpale del personale sanitario già vaccinato all’interno delle aziende sanitarie.
Certo esistono, e noi li abbiamo evidenziati nei nostri report, casi di aziende virtuose come quella di Caserta, che ha implementato un perizioso programma di controllo dei livelli anticorpali dei propri dipendenti per monitorizzarne l’assetto immunitario.
Ma a tale comportamento se ne oppongono altri di aziende sanitarie che per lungo tempo hanno svolto un ruolo passivo, crogiolandosi sulla carenza di dati atti a dimostrare la correlazione tra nuove infezioni e l’effettiva durata della copertura immunitaria, anche in relazione alla tipologia di variante.
Eppure non dovrebbe passare inosservato il fatto che la pervasità e la letalità della variante Delta non ha nulla a che vedere con quella dell’originaria variante Alfa.
Alla fine, il Ministero della Salute, proprio in questi giorni, si è visto costretto ad attivarsi, con urgenza, per una eventuale decisione sulla obbligatorietà della terza dose per tutti gli operatori sanitari.
Questo è il momento di dimostrare che le emergenze del recente passato rappresentano una severa lezione, che tuttavia abbiamo imparato. Esse sono state affrontate con grande tenacia e competenza dai professionisti sanitari, nonostante le tante carenze strutturali delle realtà ospedaliere, che gli stessi hanno pagato a caro prezzo sulla propria pelle.
Noi infermieri siamo consapevoli che, se sarà necessario, saremo chiamati ad affrontare una quarta ondata. La nostra professionalità, esperienza e doti umane sono pronte, come accade da febbraio 2020, per sostenere la salute degli italiani», chiosa De Palma.
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