È questo il desolante quadro che ci ritroviamo, come sindacato nazionale degli infermieri, a commentare amaramente, laddove apprendiamo che il Ministero dell’Università ha deciso ulteriormente di ridurre da 50 a 25 i posti di laurea in infermieristica della prestigiosa scuola di Vigevano.
Non possiamo dimenticare che appena un anno fa avevamo dato battaglia e io in prima persona avevo scritto all’allora Ministro del Governo Conte, Gaetano Manfredi, rispetto a quello che era il preventivato taglio di ben 70 posti tra Vigevano e Pavia. Un provvedimento che fu arginato, anche se solo in parte, grazie a sindacati di categoria come il nostro che furono capaci di urlare a gran voce il loro dissenso. Cosa più o meno analogo accadde con pericolosa decisione dello stesso Manfredi che, con uno specifico DM addirittura prevedeva un colpo di mannaia anche per i docenti infermieri, a vantaggio dei medici. Su 5 docenti universitari previsti appartenenti alla nostra categoria, Manfredi voleva addirittura sostituirne 2 con medici ospedalieri e abbassare da 3 a 1 il minimo dei docenti a tempo indeterminato. Il decreto ministeriale numero 82 del 2020, per fortuna stroncato appena nato anche grazie al nostro intervento, offendeva e danneggiava ancora una volta la nostra dignità. Come dimenticarlo!».
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.
«A distanza di poco più di 12 mesi, con un nuovo Governo e un nuovo Ministro dell’Università, nulla è cambiato. I posti alla scuola di Vigevano, che rischiava addirittura la chiusura, diventano come già detto solo 25, rispetto ai 50 dello scorso anno.
E dovremmo essere contenti solo per avere evitato il peggio? Dovremmo accontentarci che Vigevano rimanga aperta? E per quanto tempo poi? O dovremmo forse dimenticare anche che in numerose università, come la Vanvitelli in Campania, durante il covid, i nostri giovani aspiranti infermieri non hanno mai effettuato nemmeno un’ora del tirocinio previsto per legge, e che in particolare, oltre ai ritardi nel conferire le lauree, in Campania per esempio gli studenti del primo anno di laurea in infermieristica sono arrivati al secondo senza alcuna ora di pratica? E’ davvero solo colpa della pandemia?
Ci sembra di essere di fronte alla classica tela di Penelope.
Da una parte il Governo dà l’impressione di voler implementare la formazione e l’aggiornamento nel settore sanitario.
Dall’altra arrivano provvedimenti come questi che ci lasciano nello sconforto.
Viene da pensare ancora una volta, ed è terribile, che in Italia si tagliano i posti nelle università per gli aspiranti infermieri per fare posto ai medici, quando secondo i dati OCSE quelli che mancano nel nostro paese sono solo gli infermieri. Non si dimentichi il contenuto del Rapporto Health at a Glance Europe: in Italia ci sono molti meno infermieri della media Ocse e molti più medici. Infatti, rispetto a una media in area Ocse di 8,8 infermieri ogni mille abitanti, da noi ce ne sono solo 5,8, mentre di medici ce ne sono ben 4 ogni mille abitanti, ben sopra il dato di 3,5 che costituisce la media indicata.
Siamo destinati ad un triste declino, questo modo di fare politica favorisce l’emorragia di giovani professionalità ambitissime dai Paesi d’oltralpe, tenendo per noi la maglia nera della media più bassa come stipendio mensile degli infermieri, ancorata al palo dei 1400 euro.
E soprattutto, quale sarà il futuro della sanità per i cittadini italiani, con le migliori leve che lasciano il Paese, con la carenza di personale ormai cronica, con le Rsa allo sbando, con il piano infermieri di famiglia andato in porto solo al 20%. E ora come se non bastasse, mentre si dovrebbe puntare ad incrementare al massimo la formazione degli infermieri, proprio ampliando il numero dei posti disponibili nei corsi universitari in infermieristica, arriviamo a tagliarne gran parte, sfiorando addirittura la chiusura delle scuole. Lo scorso anno 50, ora 25, e cosa succederà tra 12 mesi? Correremo a surrogare i mai nati infermieri con altrettanti OSS lamentandoci del fatto che ci sono RSA e Cliniche in Italia sull’orlo della chiusura proprio per carenza di tali professionisti ed accettando sommessamente l’evidenza di Università che tagliano posti a dispetto dei bisogni della collettività sociale?
Oltre tutto non convincono affatto e non reggono le dichiarazioni rilasciate nelle ultime ore del Preside della Facoltà di Medicina, che giustificherebbe i tagli affermando che gli studenti preferiscono Pavia a Vigevano.
Certo che di spunti di riflessione ne abbiamo abbastanza, chiosa De Palma preoccupato».
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