Per noi del Nursing Up, senza alcun dubbio, si tratta di un atto di profonda irresponsabilità, lo abbiamo sottolineato con forza sin da subito: soprattutto una mancanza di considerazione verso la salute dei cittadini italiani; che come sempre sono e devono essere il fine ultimo degli sforzi comuni di tutti.
Perché non è possibile, invece di assumersi la responsabilità di assunzioni capillari, per garantire il solido rafforzamento delle attività delle strutture sanitarie, creare figure di supporto che, come in questo caso, non possono e non potranno mai svolgere le funzioni infermieristiche, attività complesse, sottese al processo assistenziale. Con tutto il rispetto per il suo ruolo, lo abbiamo gridato ai quattro venti, un Oss non possiede sufficienti conoscenze e preparazione per rientrare, in completa autonomia, in quell’alveo di attività sanitarie che competono esclusivamente all’infermiere, forte quest’ultimo di un percorso di studi diametralmente opposto.
Adesso, con grande soddisfazione, apprendiamo che anche il Consiglio di Stato sta dando ampia ragione alle nostre battaglie. Davide Bandinelli, sindaco di Garda e deputato di Italia Viva, ha contributo ad aprire un nuovo fronte polemico contro la Regione Veneto. L’ex assessore, che lavorava fianco a fianco proprio con il Governatore Zaia quando militava in Forza Italia, ha co-firmato una interpellanza urgente assieme ad altri colleghi in Parlamento.
E’ davvero il caso di dire che questa volta la nostra politica, solitamente orba di fronte alle istanze di noi infermieri, ha davvero aperto gli occhi.
Così Antonio De Palma, Presidente del Nursing Up.
«Veniamo a conoscenza che adesso il Consiglio di Stato, con la sentenza numero 308 del 7 giugno scorso, ha sancito che, leggiamo testualmente, “l’operatore socio-sanitario non è ascrivibile al novero delle professioni sanitarie. Il fatto che l’articolo 5, comma 5, della legge 11 gennaio 2018, numero 3, abbia previsto che sono compresi nell’area professionale i profili di operatore socio sanitario, assistente sociale, sociologo ed educatore professionale, non cambia lo status giuridico, che rimane quello di un operatore di interesse sanitario. Secondo i giudici, insomma, l’appartenenza all’area socio-sanitaria da sola non costituisce riprova dell’attrazione della figura dell’Oss nell’ambito delle professioni sanitarie tout court”.
Ricordiamo che, nello scorso mese di aprile, già il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, si era espresso molto duramente nei confronti del provvedimento: e nelle ultime ore, con nostra enorme soddisfazione, Sileri ha ribadito che la Delibera di Zaia, palesemente “amplia le competenze ascrivibili all’operatore sociosanitario, specializzato oltre i limiti previsti dall’accordo Stato-regioni del 2003, determinando il rischio di sovrapposizioni con le competenze infermieristiche”.
Un altro duro colpo, insomma, speriamo decisivo, alle libertà eccessive di quelle Regioni che non sono in grado di valorizzare le enormi risorse di cui disponiamo in ambito sanitario. E’ inimmaginabile che in una situazione di grave carenza di infermieri, già presente da tempo e ora acuita con il Covid, si ipotizzi che un Oss, lo ribadiamo, con tutto il rispetto per il suo ruolo, possa risolvere i problemi.
Gli infermieri italiani subiscono ogni giorno le incapacità di chi non è in grado di tutelare il patrimonio di professionisti certificati a nostra disposizione; queste decisioni portano al totale depauperamento del servizio sanitario. E non possiamo permetterlo», chiosa De Palma.
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