Salute

Nota del Sindacato Infermieri Italiani Nursing Up del 16 luglio 2021

De Palma: «Prima il Cto di Napoli e nello stesso giorno il San Bartolomeo di Sarzana in Liguria: ancora scenari da guerriglia negli ospedali italiani, con gli infermieri vittime ormai giornaliere di aberranti violenze»

ROMA – «Continuano gli assalti al personale sanitario negli ospedali italiani. Siamo di fronte ad un preoccupante peggioramento in merito alle vili aggressioni consumate, ormai con cadenza quasi giornaliera, ai danni di infermieri e medici, sempre più vittime, in una caldissima estate italiana, dei comportamenti aberranti di persone che non possiedono il minimo senso civico. 

Sfogano la loro rabbia incontrollata contro gli operatori sanitari e ahimè lo fanno senza che nessuno possa impedire loro di mettere in atto vere e proprie azioni criminose. Un banale diniego, una attesa prolungata più del normale, una brutta notizia inaspettata su un loro congiunto e scoppia il finimondo. Episodi assurdi, inspiegabili, che forse agli occhi di qualcuno stanno diventando la normalità, ma che noi, come sindacato nazionale degli infermieri, non intendiamo più tollerare. 

Prima è accaduto a Napoli, neanche a dirlo ormai palcoscenico abituale di vere e proprie guerriglie, dove i parenti dei pazienti scambiano i reparti ospedalieri per veri e propri ring e il personale sanitario per punchball contro i quali sfogarsi.  

Siamo nel reparto traumatologico del Cto, è lo scorso 13 luglio: basta qualche parola e scatta la spedizione punitiva di gruppo contro gli operatori sanitari.

Poi, nella stessa giornata, un’altra aggressione si consuma al San Bartolomeo di Sarzana, in Liguria, dove questa volta una donna, una infermiera, rea di aver negato l’accesso ad un parente di un malato, è stata strattonata e ha battuto violentemente la testa a terra».

Ce lo racconta Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.

«Non ce la facciamo proprio a farci l’abitudine, siamo indignati: qualcuno deve mettere fine a questo scempio. E’ innegabile, lo ripetiamo da tempo, che la tanto decantata legge sugli inasprimenti delle pene e i famosi osservatori che dovevano operare come presidio per il monitoraggio dello stato di avanzamento delle aggressioni, rappresentano progetti miseramente falliti.

I dati Inail aggiornati al 2019 sulle violenze consumate ai danni del personale sanitario parlano chiaro: 1850, una media di ben 5 al giorno da Nord a Sud, di cui il 71% delle vittime sono donne.

Dove stiamo andando? Non possiamo certo dimenticare le nostre battaglie e le nostre campagne, condotte in linea con l’Organizzazione Mondiale della Sanità, per denunciare anche quella bella fetta di “sommerso” di cui tenere conto. 

Quanti sono gli infermieri che subiscono anche solo violenze psicologiche e non le denunciano? Certamente tantissimi.

Un appello doveroso va rivolto alla FNOPI, che rappresenta a livello nazionale quegli stessi ordini professionali che come noi, singolarmente, chiedono a gran voce il ripristino di presidi fissi delle Forze dell’Ordine negli ospedali.

Non ce ne voglia quindi la nostra Federazione, perché le richieste oggetto delle nostre doglianze sono le medesime che avanzano gli Ordini che essa stessa esprime. 

Per come la vediamo noi, è arrivato il momento che chi rappresenta le nostre istanze nelle sedi istituzionali si prenda una volta per tutte le sue responsabilità nei nostri confronti, facendo valere fino in fondo il peso della propria tanto decantata posizione in qualità di Ente sussidiario dello Stato. 

Quella stessa FNOPI, che non ci risulta abbia battuto ciglio di fronte alla nascita di leggi che non hanno portato alcun effetto sperato, e anzi che ha pubblicamente avallato talune posizioni trionfalistiche, apra finalmente un canale di confronto concreto con il Ministero degli Interni, iniziando a far luce su quanti e quali sono realmente gli ospedali italiani dove manca un presidio fisso delle forze dell’ordine. 

Come sindacato siamo pronti a scendere sul campo in ogni momento con ogni nostro mezzo, anche mettendo a disposizione i report delle nostre indagini sulla violenza in ambito lavorativo, un lavoro autorevole culminato in un Symposio internazionale, che abbiamo condotto in tandem con l’Organizzazione Mondiale della Sanità. 

Nel frattempo tolleranza zero contro chi alza le mani sugli infermieri: verificheremo di volta in volta, con i nostri legali, la possibilità di costituirci parte civile nelle azioni contro chi aggredisce i nostri colleghi.

Ma non ci fermeremo qui, perché ogni volta che ci saranno i presupposti chiederemo alla magistratura di riconoscere la responsabilità delle aziende sanitarie anche in materia di risarcimento dei danni posto che, ai sensi dell’articolo 2087 del codice civile, il datore di lavoro deve adottare tutte le misure idonee a prevenire sia i rischi insiti nell’ambiente di lavoro, sia quelli derivanti da fattori esterni e inerenti il luogo in cui tale ambiente si trova, atteso che la sicurezza del lavoratore è un presupposto di rilevanza costituzionale. In sostanza sono proprio le aziende sanitarie che nella loro qualità di datori di lavoro sono tenute a garantire, e nel caso a rispondere, per la sicurezza dei propri dipendenti».

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Pubblicato da
Roberto Di Biase

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