Da mesi, ci raccontano dalla direzione delle società che gestiscono il servizio delle ambulanze, l’emorragia di personale pesa come macigni. E non si tratta certo di tematiche nuove, perché i quasi 10 mila infermieri che oggi mancano all’appello in Campania non rappresentano una cifra che può certo sorprendere chi conosce profondamente il dramma della realtà sanitaria regionale.
E’ ancor più grave che le pubbliche amministrazioni facciano finta di non vedere, che voltino la faccia proprio nei momenti topici, quelli in cui invece andrebbero unite le forze per fronteggiare la copertura di buchi che stanno diventando poco a poco voragini, perchè qui si parla di carenze strutturali di personale che risalgono a molto prima della pandemia.
Non è certo una novità, ci viene da riflettere, che nella regione Campania il rapporto infermieri-pazienti, secondo i dati OCSE, sia pari a 1 a 17 a fronte di una media UE di 1 a 8. Ma d’altronde cosa ci si poteva aspettare dopo anni ed anni di austerity, in una delle regioni maggiormente obbligate a disastrosi piani di rientro?».
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.
«Quanto oggi accade non fa altro che dar corpo alle nostre denunce pubbliche degli ultimi giorni: a patire le pene dell’inferno sono più che mai le realtà private, molto più di quelle pubbliche. Alla fine, la fuga di infermieri verso gli ospedali del nostro SSN, non certo isole felici, rappresenta la parte evidente di quella che è una vera e propria piaga da sanare.
E così ci ritroviamo nelle mani le segnalazioni agghiaccianti di coloro che hanno la pesante responsabilità di gestire alcuni servizi fondamentali, “parliamo di chi resta con il cerino tra le mani”, ovvero società private che si ritrovano, loro malgrado, in queste condizioni di caos, che denunciano e chiedono soluzioni urgenti per la scarsissima presenza di professionisti a bordo delle ambulanze, soprattutto per quanto concerne il prioritario servizio del 118.
Dalle loro parole traspare una pericolosa rassegnazione: “Non c’è stata minimamente neanche la possibilità di ingaggiare nuove maestranze poiché i compensi che possiamo offrire, dicono, sono nettamente inferiori rispetto a quelli proposti dalle Aziende Pubbliche”.
In questo marasma, le società che gestiscono il servizio ambulanze, continua De Palma, sono state anche costrette ad impiegare, seppur sporadicamente, OSS al posto di infermieri, con tutto quello che questo comporta per la qualità dell’assistenza e per la sicurezza dei cittadini.
Non possiamo e non vogliamo, incalza De Palma, dare la colpa a chi gestisce questi servizi e si ritrova senza un solo infermiere a bordo delle ambulanze, e purtroppo il problema non riguarda solo la regione Campania, tutt’altro.
Il Governo può e deve assumersi la responsabilità di intervenire.
Al Ministro Speranza chiediamo di non indugiare ulteriormente, e lo invitiamo a dare il necessario impulso all’introduzione delle modifiche normative che come sindacato chiediamo da tempo, in particolare quelle che consentano agli infermieri pubblici dipendenti di svolgere la libera professione, perché la loro adozione permetterebbe di liberare immediatamente un numero elevato professionisti, che a loro volta potrebbero compensare la grave emergenza nei settori privati che gestiscono servizi di pubblica utilità, come il 118 del quale si parla, e negli altri contesti della sanità privata.
Alla regione Campania, così come alle altre regioni che versano nelle medesime condizioni chiediamo di verificare i contratti stipulati con i soggetti privati che garantiscono pubblici servizi, integrandone le risorse se ciò si rende indispensabile al fine di omogeneizzare i trattamenti retributivi del personale interessato, con quelli dei colleghi operanti nelle Aziende Sanitarie, e per evitare il perpetrarsi delle pericolose fughe di professionisti verso le strutture pubbliche.
Da ultimo, e non certo per importanza, invitiamo il Presidente Fedriga, nella sua qualità di Presidente della Conferenza delle Regioni, a fornire il massimo impulso affinché vengano modificate le politiche organizzative dei singoli sistemi sanitari regionali, “ed affinché le aziende sanitarie tornino a gestire direttamente i servizi di pubblica utilità”, assumendosene, come da tempo chiediamo, i relativi oneri e responsabilità.
Insomma, chiosa De Palma preoccupato, la politica si adoperi affinché la salute degli Italiani torni al posto che le compete: al di sopra di tutto!
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