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Nota del Sindacato Infermieri Italiani Nursing Up del 13 aprile 2021

De Palma: «Gli infermieri dipendenti devono vaccinare in piena autonomia, e devono poter svolgere una libera professione degna di tale nome»

ROMA  «Apprendiamo con grande soddisfazione che, poche ore, fa i vertici della FNOPI, attraverso una missiva scritta dalla Presidente Dott.ssa Barbara Mangiacavalli, hanno inviato una propria “forte” comunicazione al Premier Draghi, al Ministro della Salute Speranza, al Commissario Straordinario all’Emergenza Figliuolo e al nuovo Presidente delle Regioni Fedriga, chiedendo a gran voce l’autonomia degli infermieri rispetto al piano vaccini attualmente in corso.

Finalmente la Federazione interviene, come abbiamo fatto noi ieri e altre volte in precedenza, sulla “delicata” questione dei farmacisti vaccinatori e sull’incomprensibile libertà di azione conferita a questi ultimi nel piano vaccini, dal consenso informato alla idoneità del soggetto sino alla somministrazione dell’adrenalina in caso di necessità, senza la diretta supervisione di un medico, dopo un corso on line. Come abbiamo già avuto modo di scrivere, lo ribadiamo anche noi a gran voce al Ministro Speranza: “Sul modello già applicato per i farmacisti, il Governo conferisca subito libertà di azione agli infermieri dipendenti. Lo faccia senza indugio”.

Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.

Gli infermieri per legge non hanno bisogno di tutoraggi, sono già da anni vaccinatori nei centri vaccinali, potrebbero, come dice la Mangiacavalli, agire in piena autonomia per dare una sterzata decisiva alla tempistica e alla qualità del piano vaccinazioni. Con l’obiettivo, fondamentale, comune a tutti, ovvero arrivare il prima possibile all’immunità di massa.

Non abbiamo ancora compreso, continua De Palma, perché gli infermieri, alla luce della loro professionalità e del loro percorso di studi, siano relegati a non poter svolgere le vaccinazioni in piena autonomia.

Gli stessi infermieri dipendenti, con la sospensione del vincolo di esclusività, potrebbero vaccinare in piena libertà nelle farmacie o recarsi a casa dei pazienti e dei soggetti fragili laddove è necessario. Praticamente per i farmacisti è bastato fare quello che noi indichiamo da tempo per gli infermieri: un semplice protocollo, seppur confezionato nell’ambito di un accordo tra Federfarma, Governo, Regioni. Eppure la somministrazione intramuscolare è materia infermieristica per eccellenza. Insomma per abilitare i farmacisti a svolgere in autonomia i vaccini è bastato un protocollo che, in un colpo solo, ha consentito di superare la questione tanto importante e delicata del consenso informato, della idoneità al vaccino e dell’osservazione post somministrazione del prodotto, fino a ieri da taluni ritenuta (evidentemente impropriamente) ad appannaggio esclusivo dei medici.

Ci chiediamo perché questo non è stato fatto, ancor più oggettivamente, con gli infermieri che partono dall’essere i titolari della specifica attività di somministrazione, e di un’azione professionale sottesa da programmi di formazione e professionalizzazione indiscutibili, che caratterizzano ogni minuto l’elevata qualificazione e qualità dei processi assistenziali di riferimento.

Finalmente anche la Federazione sta facendo sentire la sua voce, in quella che è diventata, “di fatto” una battaglia comune, era ora che accadesse: gli infermieri dipendenti, agendo in piena autonomia alla luce della loro professionalità, possono rappresentare la svolta per questo piano vaccini.

A questo Governo, al Ministro Speranza poi, insistiamo nel ricordare quanto già detto a voce, in occasione del confronto intercorso, e cioè che il nostro obiettivo è quello di ottenere l’eliminazione del vincolo di esclusività per gli infermieri dipendenti non solo per quanto riguarda il piano vaccinazioni. Da anni stiamo combattendo affinché la libera professione sia allargata anche all’alveo infermieristico al pari dei medici. Tutto questo significa rafforzamento della sanità territoriale, riduzione delle liste d’ attesa per il cittadino, ma soprattutto consentirebbe di beneficiare di un ampio alveo di prestazioni professionali erogate da professionisti competenti e certificati nella loro qualità di pubblici dipendenti. Tutto a vantaggio del paziente».

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Pubblicato da
Roberto Di Biase

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