ROMA – «Picchiato brutalmente solo per aver cercato di far rispettare le regole. Quasi strangolato e poi gettato in terra, aggredito con graffi, calci e pugni, solo perché cercava di far capire ai parenti di quella anziana paziente, ormai giunta in fin di vita dopo il trasporto in ambulanza, che non era possibile avere accesso nella sala interna per le tassative restrizioni anti-covid.
Un infermiere di Locri è così finito nelle “grinfie” di uno dei parenti di una anziana signora, che di fronte all’ ennesimo diniego è esploso in un raptus di follia. Solo l’arrivo dei carabinieri di Locri, avvertiti prontamente dai colleghi dell’infermiere, hanno permesso che non si arrivasse a conseguenze più gravi. Nell’ospedale in provincia di Reggio Calabria, come noto, così come in molte realtà della Regione, manca totalmente un presidio di polizia fisso. E non sono bastate le telecamere installate 24 ore su 24 per fare da deterrente alla rabbia dell’uomo. Siamo di fronte all’ennesimo vergognoso episodio di violenza consumato ai danni di un infermiere: la nostra indagine-ricerca effettuata nel 2019 sotto l’ombrello dell’Oms evidenziò come un infermiere su 10 nel corso della sua carriera ha subito almeno un atto di aggressione fisica sul luogo di lavoro».
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.
«I tanto decantati Osservatori Nazionali a cosa mai hanno portato? Quali effetti positivi hanno concretamente generato per evitare sul nascere le brutalità che avvengono ogni giorno nelle realtà ospedaliere? E non possiamo certo dimenticare i rischi che corrono quegli infermieri operatori del 118 che si recano a casa dei pazienti, a rischio di diventare soggetto di violenza da parte di chi oltre tutto si sente ancora più forte e intoccabile all’interno delle proprie mura domestiche.
E cosa ne è stato fin ora di quella legge approvata nel settembre scorso per inasprire le pene, accolta con tripudio e squilli di trombe anche dalla nostra stessa Federazione? Qualcuno pensava davvero che agire unicamente inasprendo le pene verso chi commette questo odioso reato di violenza contro il personale sanitario potesse fare da deterrente? Nei mesi precedenti all’approvazione della legge abbiamo urlato in ogni dove tutta la nostra disapprovazione e lo facciamo ancora adesso, sulla stessa lunghezza d’onda di allora, perché nulla è cambiato. Servono la competenza e la forza di presidi di polizia in ogni ospedale, serve maggiore dispiegamento di uomini che devono difendere i nostri infermieri ed i medici, quelli che sono più esposti di altri, e che non possono e non devono pagare sulla propria pelle la rabbia degli incivili.
Non è possibile prevedere previamente cosa accadrà in casi come quello che vi abbiamo raccontato, e nel quale addirittura non sono bastate nemmeno le telecamere, nulla ha potuto frenare la rabbia dell’aggressore, anche se saranno proprio quelle ad inchiodarlo ” purtroppo ex post” alle sue responsabilità solo una volta commesso il fatto. Non c’era nemmeno un poliziotto nel momento in cui è esplosa la violenza, e la vittima ha dovuto attendere l’arrivo dei Carabinieri della locale stazione per veder bloccato il suo aggressore: perchè in questi ospedali, come in quelli di troppe altre città italiane, gli infermieri ed i medici in prima linea sono abbandonati a se stessi»
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