Salute femminile la più penalizzata da rinuncia cure, riavviare percorsi di prevenzione dedicati
ROMA – In occasione della Giornata della salute della donna, iniziativa promossa dal ministero della Salute per parlare di prevenzione e assistenza al femminile, celebriamo un bene ancora più prezioso e da tenere in conto dopo 14 mesi di pandemia. Proprio in un momento così particolare, le donne sono le vere protagoniste dell’emergenza, essendo la maggioranza della forza lavoro in corsia da una parte, ma anche le più penalizzate dall’altra, dal momento che il 70% dei posti di lavoro persi nell’ultimo anno sono femminili. Ed è così che in molte rinunciano a curarsi o arrivano a farlo quando ormai è troppo tardi.
“La salute è il nostro bene più prezioso. Per questo, noi della Fials, invitiamo ad una riflessione sul tema centrale della prevenzione, proprio ora che il nostro SSN accumula ritardi e non riparte, messo in ginocchio dal virus. E lo facciamo lanciando la campagna ‘Donne+Salute=Vita’, per accendere un faro sulla rinuncia alle cure dei pazienti non Covid, che, stando al Rapporto Salutequità, sta crescendo sempre di più e difficilmente sarà possibile recuperare il tempo perduto. A rinunciare soprattutto le donne: a riprova ancora una volta di quanto duramente la pandemia le abbia colpite sul piano fisico, psicologico, professionale, sociale”. Queste le parole di Elena Marrazzi, responsabile del Coordinamento Donne Fials.
“È scandaloso – prosegue – che le donne siano penalizzate, anche quando si ammalano. Dai territori ci giungono notizie di consultori chiusi e servizi dedicati alla gravidanza che sono stati smantellati, per non parlare delle sedute operatorie rimandate sine die. E se un anno fa, tutto questo poteva essere giustificabile, ora lo troviamo inaccettabile: la salute femminile, nella sua specificità declinata a seconda delle età evolutive, deve essere valorizzata, protetta e tutelata. Rivendichiamo pari opportunità di accesso alle cure, come Fials, ribadendo l’urgenza degli screening per le patologie ‘dimenticate’, come ad esempio le malattie oncologiche e croniche”.
“La riduzione delle visite – spiega Marrazzi – e la limitazione dei centri di diagnosi e prevenzione sono un grave danno per le donne, e provocano incolmabili ritardi: prima nell’individuazione della patologia, e poi nella cura della malattia”. A soffrire le conseguenze della situazione attuale non ci sono solo le pazienti non Covid, ma anche le donne in gravidanza, visto che nel Lazio sono triplicati i bimbi nati morti durante il primo lockdown, a dirlo uno studio dell’Università La Sapienza di Roma pubblicato su Archives Disease in Childhood. “Un esito che potrebbe essere legato alla riduzione dei controlli in ospedale – avverte la sindacalista – e noi del Coordinamento Donne Fials sollecitiamo i decisori politici affinché questa situazione allarmante cessi al più presto”.
“Vengano riaperti prontamente i luoghi di cura dedicati alle donne – conclude – addivenendo ad accordi sul territorio a garanzia del ripristino dei percorsi di prevenzione, screening e cura della salute femminile. Preservando la salute delle donne, preserviamo la vita stessa”.