Nota congiunta di Fipe-Confcommercio e Fiepet-Confesercenti

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emilia-romagna-news-24RIMINI – Il settore dei Pubblici Esercizi sta affrontando una crisi senza precedenti e pagando un prezzo elevatissimo nella lotta alla pandemia da covid-19. L’azione sviluppata dalle associazioni maggiormente rappresentative del settore, Fipe-Confcommercio e Fiepet-confesercenti, è costante e incalzante: la scorsa settimana le due associazioni nazionali hanno incontrato il ministro per lo Sviluppo economico, Patuanelli, ieri i vertici regionali hanno incontrato il presidente della Regione Emilia Romagna, Bonaccini e l’assessore al Turismo e Commercio, Corsini. A livello locale prosegue ormai da un anno l’interlocuzione con le amministrazioni comunali per riuscire ad ottenere sgravi o agevolazioni, perché è a rischio la tenuta dell’intero settore che, ricordiamo, oltre a rappresentare una componente essenziale della nostra offerta turistica, è un fondamentale motore economico e occupazionale per l’intero territorio. In tale cornice si inserisce la lettera che le due associazioni hanno indirizzato ai sindaci e agli assessori preposti alle attività economiche e ai tributi della provincia di Rimini.

Nella lettera viene rappresentata la situazione di grave crisi del settore, testimoniata da tanti indici negativi, come ad esempio il numero di chiusure di pubblici esercizi nel nostro territorio nel periodo gennaio-novembre 2020: ben 188, con la stima di una perdita di occupati superiore alle 660 unità. Vengono poi proposte anche alcune soluzioni. A partire dalla rimodulazione, per l’intera annualità 2021, della Tari, diminuendo in modo significativo l’impatto della stessa sulle imprese e dalle altre imposte come occupazione suolo pubblico e imposta pubblicità che stanno convogliando in un’unica imposta, ma che necessariamente devono essere riviste al ribasso. In particolare si chiede l’azzeramento per tutto il 2021 del canone di occupazione di suolo pubblico per gli spazi già concessi e per gli eventuali ampliamenti da concedersi attraverso procedure semplificate, andando così a integrare quanto previsto dalla legge di conversione del DL Ristori, che ha disposto l’esenzione del canone di occupazione del suolo pubblico, nonché la semplificazione delle procedure per l’ampliamento delle occupazioni già concesse fino al 31 marzo. Misure a cui deve affiancarsi l’azzeramento imposta pubblicità. Viene quindi richiesto di agevolare, quando si potrà, l’organizzazione di eventi, manifestazioni e concertini da parte dei pubblici esercizi, così un coinvolgimento diretto delle due associazioni di categoria nella calendarizzazione degli eventi come sagre e fiere, in accordo con le previsioni della L.R. 7 del 2014, che comportano attività di somministrazione di alimenti e bevande, in modo da tutelare il circuito strutturato dei pubblici esercizi.

Il presidente di FIPE-Confcommercio della provincia di Rimini, Gaetano Callà: “Le chiusure forzate di dicembre, da sempre uno dei mesi maggiormente redditizi per le attività di ristorazione a cui hanno fatto seguito quelle di gennaio, non hanno fatto che acuire la già drammatica situazione. Abbiamo chiesto alle amministrazioni comunali di adottare tutte le misure nella loro disponibilità per sostenere il più possibile, dal punto di vista economico, ma anche burocratico-amministrativo, le attività di somministrazione di alimenti e bevande, adottando iniziative straordinarie e temporanee, che consentano la sopravvivenza delle imprese e, con esse, dei posti di lavoro. Sappiamo bene che alcune amministrazioni hanno già fatto passi importanti per intervenire andando oltre alle misure e agli sgravi già obbligatorie per legge e per questo le ringraziamo, ma purtroppo non è abbastanza e auspichiamo un ulteriore sforzo, con un intervento particolare sulle aliquote delle imposte locali”.

Il presidente della Confesercenti provinciale di Rimini, Fabrizio Vagnini: “Gli imprenditori sono esausti e increduli. Chiusi, aperti con precauzioni, aperti a metà, poi a tratti, minacce di chiudere, promesse di aprire, chiusi a singhiozzo, infine, costretti all’offensivo gioco dell’oca delle festività 2020. In un imbarazzante cortocircuito politico tra centro e periferia, scaricato sulla pelle delle imprese di questa filiera. 22 DPCM, 36 Decreti Legge, 160 giorni di chiusura, un numero imprecisato di ordinanze regionali, una differenza impressionante fra quanto annunciato e quanto attuato. Restano irrisolti i gravi problemi delle locazioni ancora troppo onerose, e del sostentamento e indebitamento degli imprenditori che non hanno garanzie, se non nel proprio lavoro. Allo Stato e alle Regioni abbiamo chiesto ristori e sostegni economici adeguati, ai Comuni chiediamo una riduzione dei costi di gestione”.