SAN MAURO PASCOLI (FC) – La Romagna assolve Cuore di Edmondo De Amicis. Lo fa senza appello, in un verdetto letto dal presidente del Tribunale, Miro Gori, che non lascia spazio a dubbi: assoluzione 443; accusa 126. Per la prima volta persino gli astenuti superano la condanna, 146. Tutto questo a San Mauro Pascoli nella Torre di pascoliana memoria davanti a circa 800 persone nell’evento organizzato da Sammauroindustria.
Dopo il saluto del presidente di Sammauroindustria, Daniele Gasperini, a prendere la parola è stato l’accusatore Roberto Balzani dell’Università di Bologna. “Non chiedo di bruciare Cuore come qualcuno della stampa nazionale ha insinuato perché per me i libri sono importanti, e questo lo è. Quello che accuso di Cuore è il fare ricorso al luogo comune, allo stereotipo, a un regionalismo preconcetto quando invece avrebbe avuto tutta la possibilità di attingere al principio di realtà”. Il riferimento di Balzani è soprattutto al racconto Sangue Romagnolo che “descrive una Romagna del pugnale e del coltello tratta da uno modello letterario risalente sin da Guicciardini”. Ma De Amicis poteva attingere da fonti diverse, si chiede Balzani? “Sì poteva farlo, persino da suo fratello Tito De Amicis prefetto di Forlì dal 1884. Il quale in una relazione a Crispi del 1887 descrive bene la Romagna del tempo: i Repubblicani non vogliono fare la rivoluzione, i delitti superano di poco la media nazionale, mentre imperversano le truffe. Dunque, i romagnoli sono truffaldini ma non sanguinari. Eppure, tutto questo non viene recepito da Edmondo De Amicis in Cuore”.
Questa l’arringa finale: “Chiedo la condanna di Edmondo De Amicis non perché incapace di fare il romanzo sull’Unità d’Italia ad uso delle scuole, ma perché ha deliberatamente preferito edulcorare la realtà. Edmondo perché non hai dato retta a tuo fratello?”.
A rispondere alle accuse è stato Giampaolo Borghello, già docente di Letteratura all’Università di Udine. “Cuore a differenza di quello che si pensa ha avuto una lunga gestazione, è stato pensato otto anni prima. Appena uscito il primo anno ha conosciuto 41 edizioni, con l’editore Treves che ne stampava 1000 copie al giorno. Nel 1890 siamo alla centesima edizione, due anni dopo viene tradotto in 14 lingue. A tutti gli effetti lo possiamo definire un bestseller di fine 800. Ma a cosa è dovuto tutto questo successo? Prima di tutto al ruolo centrale della scuola in un’epoca nel 1861 che vedeva il 75% della popolazione analfabeta. La scuola è un microcosmo, parte di un tutto sociale interessato dal soffio del Risorgimento. Il quadro è torinese ma diviene universale: nei personaggi (il primo della classe, il povero, il cattivo, il ricco snob, il testardo, il traffichino…) si sono felicemente riconosciuti i lettori di tante epoche e di tanti paesi”.
Questo il finale di Borghello: “Cuore vuol essere un libro di edificazione, di appassionata esaltazione del bene, della volontà e dell’altruismo. Concludo citando di De Amicis: ‘Ora leggete questo libro ragazzi, spero ne sarete contenti, e vi farà del bene’. Altre parole mi sembrano superflue”.
A seguire le votazioni del pubblico presente per alzata di paletta con il verdetto nettamente a favore della difesa di Cuore con 443 voti, l’accusa 126, e gli astenuti 146.
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