Parma

“Nello spazio per trovare nuovi futuri”: all’Università di Parma incantano Amalia Ercoli Finzi e Walter Villadei

Spazio 270 -foto dal sito dell’Università di Parma

Pubblico rapito dall’incontro in Aula Magna con l’ingegnera aeronautica e l’astronauta

PARMA – Ieri l’Aula Magna dell’Università di Parma si è trasformata in una navicella spaziale, a bordo della quale si è potuto viaggiare fra comete e pianeti: dalle missioni suborbitali a quelle sulla Luna e su Marte. Un’autentica magia, che ha affascinato (e inchiodato alla poltrona) le tante persone presenti e che è stata resa possibile dai due protagonisti dell’incontro di stamani: Amalia Ercoli Finzi, ingegnera aeronautica e professoressa onoraria del Politecnico di Milano, e Walter Villadei, ingegnere spaziale, astronauta e rappresentante dell’Aeronautica militare negli USA.

Con loro si è parlato di spazio e non solo, prendendo spunto anche dalla recente missione del colonnello Villadei: tra gennaio e febbraio l’astronauta ha infatti partecipato in qualità di pilota ad Ax-3, la terza missione privata diretta verso la Stazione Spaziale Internazionale (ISS), organizzata da Axiom Space. Ax-3 è stata la prima missione spaziale commerciale con un equipaggio interamente europeo sulla ISS, dove è rimasta per 18 giorni.

A quella missione hanno partecipato anche alcune aziende italiane per sperimentazioni di vario tipo sui loro prodotti. Tra queste anche due di Parma, Barilla e Dallara, intervenute oggi per un breve saluto con Cristina Gallina, responsabile del Global Discovery Center Barilla, e Gianmarco Beltrami, Direttore Marketing e Comunicazione di Dallara Group. Accanto a loro Andrea Toso, laureato con la prof.ssa Ercoli Finzi, intervenuto con saluto personale.

Tanti i temi affrontati nel corso dell’incontro, aperto dai saluti del Prorettore Vicario Fabrizio Storti e condotto dalla giornalista Giovanna Pavesi: da ciò che si impara nello spazio a cosa si può fare nello spazio, dalle ricerche condotte in microgravità alle nuove frontiere delle esplorazioni spaziali, fino al binomio donne – ricerca.

“Andiamo nello spazio perché è un ambiente diverso e ci offre condizioni particolari, che sulla Terra non abbiamo. Nello spazio si impara tanto, e impara non solo l’astronauta ma tutti quelli, e sono tanti, che contribuiscono a realizzare una missione”, ha spiegato Walter Villadei, che ha raccontato le emozioni, le difficoltà, l’impegno e anche le acquisizioni delle due grandi missioni cui ha partecipato recentemente: la missione suborbitale Virtute-1 Virgin Galactic, nell’estate 2023, e Ax-3 Voluntas, tra gennaio e febbraio 2024. Proprio da queste ha preso spunto per sottolineare il cambiamento di scenario nei voli spaziali: “Se fino a qualche anno fa solo un governo poteva permettersi di avere le capacità operative per andare nello spazio, oggi abbiamo privati che entrano in campo e offrono capacità altrettanto affidabili. Ma questo non significa ‘non governativo’, perché c’è una fortissima sinergia: è una condivisione dei costi, dei rischi e degli obiettivi”.

“Si va nello spazio per trovare nuovi futuri. Perché lo spazio è un ambiente che sulla terra non abbiamo. E dallo spazio si impara moltissimo”, ha detto Amalia Ercoli Finzi, a lungo professoressa ordinaria di Meccanica aerospaziale al Politecnico di Milano, che ha incantato il pubblico raccontando della sua partecipazione alla missione europea Rosetta: è stata Principal Investigator dell’esperimento SD2 di Rosetta, destinato alla perforazione del nucleo cometario e alla raccolta di campioni. “Sono proprio orgogliosa di avere portato un pezzo di Italia su una cometa distante 500 milioni di chilometri. È stato un gradissimo successo derivante non solo dalle competenze, e ce ne solo volute tante, non solo dall’impegno, dalla dedizione e anche da un po’ di fortuna, ma soprattutto dal fatto che noi di Rosetta abbiamo dimostrato che l’Europa c’è. Tutti i paesi che hanno lavorato hanno dimostrato che l’Europa può fare grandissime cose, come l’atterraggio morbido su una cometa”, ha raccontato la prof. Ercoli Finzi, che ha anche gettato uno sguardo alle prossime sfide che abbiamo davanti: dalla stazione spaziale lunare a Marte. E anche qui c’è una sua presenza, che è prima di tutto un tributo: l’ESA ha infatti dato il suo nome, Amalia, al Ground Test Rover della Missione ExoMars.

 

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Pubblicato da
Roberto Di Biase

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