CESENA – Il 2021 si aprirà all’insegna dell’arte per Cesena. L’Amministrazione comunale infatti per celebrare l’ingegno e il ricordo dello scultore cesenate Amedeo Masacci, di cui quest’anno ricorre il 50esimo anniversario dalla morte e il 90esimo dalla sua nascita, ha deciso di restaurare la sua scultura “Ruota umana” e di collocarla in un luogo pubblico cittadino.
“Artista cesenate lungimirante – commenta l’Assessore alla Cultura Carlo Verona – il maestro Masacci merita di essere conosciuto dalle giovani generazioni e da tutti i cesenati che fino ad oggi non hanno avuto modo di familiarizzare con la sua arte. L’artista vide nell’innovazione e nella sperimentazione la chiave di interpretazione del secondo dopo guerra. Erano anni duri, di rinascita, e sicuramente dobbiamo alle arti e alle diverse espressioni culturali uno dei canali principali del ‘racconto storico’ tramandato fino ai nostri giorni. Grazie alla sua arte, in pochi anni Masacci si è garantito una fama nazionale ottenendo ambiti riconoscimenti, come il Premio del Ministero della Pubblica Istruzione e quello del Presidente della Repubblica. Per queste ragioni intendiamo riportare all’attenzione della nostra città questo maestro dell’arte e della scultura locale avviando il restauro di una delle sue opere, la Ruota umana, a suo tempo acquisita dal Comune, poi collocata nel 2007 nella rotonda di piazzale Trieste e più tardi conservata in un deposito comunale”.
Figura di spicco del panorama artistico-culturale di Cesena e della Romagna, Amedeo Masacci è nato il 30 ottobre 1930. Dopo gli studi di Belle Arti a Ravenna, Bologna e Modena si è dedicato alla scultura e alla grafica partecipando a numerose esposizioni in Italia e all’estero, fra cui la Biennale internazionale d’arte di Venezia, la Triennale di Disegno di Milano, la Quadriennale d’arte al Palazzo delle Esposizioni di Roma. È morto prematuramente il 9 settembre del 1970.
Risalente al 1966, la scultura “Ruota umana” è alta 166 centimetri ed è realizzata in ferro brunito saldato in un unico blocco. Si tratta di un’opera emblematica nella produzione di Masacci: come ha osservato il critico Giorgio Mascherpa nel catalogo pubblicato nel 1967 in occasione di una personale dello scultore cesenate a Milano, rappresenta “un espressionismo psicologico che, passando fra le icastiche riesumazioni di un primitivismo felice per freschezza espressiva, richiama la consapevolezza e l’automatismo psichico cubista-baconiano”.