“Nave Vespucci. Il mistero del tempo” il 6 maggio la presentazione a Bologna

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BOLOGNA – Presentazione del volume “NAVE VESPUCCI. IL MISTERO DEL TEMPO” nella sala dello Stabat Mater all’Archiginnasio in piazza Galvani,1 di Bologna

                                          alle ore 17.00 di venerdì 6 maggio.

Il Corpo Consolare dell’Emilia Romagna in collaborazione con la Marina Militare Italiana incontra all’Archiginnasio di Bologna

  • il Comandante dell’Accademia Navale di Livorno, Ammiraglio Flavio Biaggi,
  • il Comandante di Nave Vespucci, Capitano di Vascello Massimiliano Siragusa
  • l’autore del libro Enrico Gurioli

Era il 22 febbraio del 1931, un lunedì, quando dallo scivolo del cantiere navale di Castellamare di Stabia entrò in mare lo scafo di un insolito veliero. L’Amerigo Vespucci. Anzi è entrato nella storia della marineria come Nave Scuola della Marina Militare italiana. Per chi è salito sul Vespucci, a qualsiasi titolo, in qualsiasi condizione o stato, con qualsiasi tempo, in mare o all’ormeggio, imbarcato come civile o militare, nocchiere o motorista, ufficiale o marinaio, l’esperienza fatta a bordo rappresenta, senza alcun dubbio, una imperiosa necessità di raccontare ad altri la nave, come per liberarsi dei propri pensieri anche attraverso la scrittura. Non è un caso che la Marina Militare italiana affidi ai libri la narrazione della propria storia come per sottolineare la vittoria del tempo sull’oblio della memoria. Così in questi ultimi venti anni, la Marina ha commissionato a importanti Case Editrici la realizzazione, in coedizione, di libri su quella leggendaria Nave Scuola. Due di questi sono: “Vespucci. La nave più bella del mondo”, libro illustrato edito da DeAgostini pubblicato in occasione delle celebrazioni per i 75 anni della nave; mentre per ricordare i 90 anni dal varo, da novembre scorso è in libreria, per i tipi dell’editore Giunti, il ponderoso volume “Nave Vespucci. Il mistero del tempo”. Enrico Gurioli ne è l’autore con l’incarico di redigere entrambi, chiedendogli di compiere una netta distinzione dei piani di lettura: quello della vita a bordo della nave da quello della scrittura di mare. Infatti l’autore dice  « Nel libro del 2006 edito da DeAgostini, si è trattato di narrare un rapporto lineare mediato dalla mia esperienza vissuta in navigazione sul Vespucci.  È stata la rappresentazione di un universo in cui smarrirsi e ritrovarsi.»

Insomma un lavoro di descrizione svolto non solo a bordo, anche attraverso le immagini, fermate in quel tempo in cui cercavo anche in ogni angolo di Palazzo Marina la storia della nave.

Il secondo libro, “Nave Vespucci. Il mistero del tempo” edito da Giunti, invece è un lavoro di trascrizione da più fonti di cronaca per una navigazione durata novanta anni; si è trattato di esaltare nelle pagine del volume i saperi interni ed esterni alla casa editrice unendoli alle competenze della marina militare (in pochi mesi e con la pandemia in atto ndr.). Così il testo ha dovuto confrontarsi con la coralità dell’opera consapevole che il libro su Nave Vespucci non doveva necessariamente coincidere con la mia visione bensì spiegare la vera sostanza dell’importante veliero. Pur tuttavia è esistita una narrazione complementare e parallela, affidata a una rigorosa scelta di materiale iconografico preso dal decennale lavoro dei fotografi di bordo e dagli archivi dell’Ufficio Storico della marina militare. Continua Enrico Gurioli «Nella stesura del libro, dovendo fare i conti con il mare – un universo che quasi mai lascia tracce e non ama la retorica – ho ritenuto doveroso legare le prime navigazioni della nave più bella del mondo anche all’anima della gemella Cristoforo Colombo (sebbene di dimensioni leggermente diverse) e agli uomini che l’hanno fatta navigare in Atlantico, a vela per oltre 10.000 miglia, sotto il  Comando di Da Zara; ho ricordato pure le malcelate traversie di  quell’equipaggio nel dopo 8 settembre, ormai trasformato in ciurma, che non avrebbe mai voluto fermare il tempo di quel veliero tra le onde del Mar Nero. Mentre il cuore dei marinai di Nave Vespucci, fatto di cordame, di lamiera, legno, vele e ottone, ha continuato a pulsare ininterrottamente al ritmo dei suoi riti di bordo scanditi dal tempo di un metronomo che non si vede, ma c’è da oltre 90 anni.»