MODENA – C’è il fiuto e il gusto del collezionista, ma anche “l’occhio” di eccezionali consiglieri come lo storico dell’arte Federico Zeri, dietro la raccolta di dipinti e argenti di Carlo Sernicoli (1938-2007), che rivive nella rinnovata sala del Museo civico a lui dedicata. Le opere – firmate, tra gli altri, da Guercino, Elisabetta Sirani, Donato Creti, Ubaldo Oppi e Virgilio Guidi – compongono una raccolta costituita negli anni grazie agli stretti rapporti del noto commercialista modenese con storici, critici d’arte, antiquari e la partecipazione a importanti case d’asta, come quelle tenute dalla celebre Christie’s, a New York.
Morto senza eredi diretti, all’età di 69 anni, Sernicoli donò la propria collezione al Comune di Modena nel 2007. Le scelte compiute dal collezionista rivelano il motivo ispiratore della sua collezione: il recupero di opere legate alla cultura artistica della sua regione. Avvalendosi di consulenze di autorevoli storici dell’arte, come Daniele Benati, Renato Roli, Federico Zeri e Denis Mahon, e acquistando direttamente nel mercato antiquario, soprattutto nel corso degli anni ’80 e ’90, Sernicoli costituì una galleria di grande valore che documenta il panorama artistico emiliano dal XV al XVIII secolo.
Nel rinnovato allestimento, posizione di primo piano assumono la “Vergine Assunta” di Guercino (del 1657) e la “Galatea” di Elisabetta Sirani (del 1664), pittrice che raggiunse una grande fama per l’eccezionalità della sua condizione di donna dedita a un mestiere ritenuto maschile. In particolare, per il suo notevole talento pittorico, Sirani venne ritenuta dai contemporanei “il miglior pennello di Bologna”, oltre a essere fregiata del titolo di “maestra”.
Più in generale, il percorso di mostra ripercorre con esempi significativi l’evoluzione della pittura barocca in area regionale, partendo da una fase antecedente, con due rari capolavori tardogotici, (“Madonna con Bambino” di Giovanni da Modena e “Cristo portacroce” di Francesco Bianchi Ferrari), per proseguire con dipinti che marcano la cesura tra Cinquecento e Seicento, come quelli di Bartolomeo Passarotti e Pietro Faccini, e opere pienamente barocche come quelle di Lucio Massari, Alessandro Tiarini, Luca Ferrari, Michele Desubleo e Pier Francesco Cittadini.
Il percorso continua con dipinti di periodi anche successivi che, dal Settecento di Donato Creti, Ignazio Stern e Giuseppe Maria Crespi, si spingono fino al Novecento di Ubaldo Oppi, Virgilio Guidi e Pompeo Borra, che costituiscono il nucleo iniziale della collezione, prima che le scelte di Sernicoli si orientassero verso la pittura più antica.
Di grande importanza anche la piccola ma significativa collezione di argenti, recanti tutti il marchio dell’aquila del Ducato estense. Gli esemplari sono riconducibili alla produzione degli argentieri modenesi attivi tra il XVIII e il XIX secolo, rappresentando una preziosa testimonianza dell’attività delle botteghe orafe cittadine. Nel 2013, inoltre, la collezione si è arricchita di una coppia di rari e sontuosi candelieri ducali recanti lo stemma di Francesco IV, acquisiti grazie a una sottoscrizione cittadina.
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