GAZZOLA (PC) – Ad aprire la stagione primaverile del Castello di Rivalta una nuova mostra dal titolo “Attorno a Goya in Italia. Paolo gli altri. Gli anni del cambiamento” a cura di Franco Moro e il ritorno di una fra le sue mostre più apprezzate: “Viaggio in Europa” – grand tour delle vedute ottiche.
“Attorno a Goya in Italia. Paolo Borroni e gli altri. Gli anni del cambiamento”
Il lavoro di Paolo Borroni (Voghera, 12 gennaio 1749 – Voghera, 25 agosto 1819) al Castello di Rivalta suggerisce l’idea della mostra “Attorno a Goya in Italia. Paolo Borroni e gli altri. Gli anni del cambiamento”. Il vogherese vinse nel 1771 un concorso, indetto dall’Accademia di Parma. nel quale si classificò secondo Francisco Goya. Il percorso della mostra vuole ricostruire, all’interno degli spazi affrescati dallo stesso Borroni, il clima culturale e figurativo al quale attinse il giovane Goya negli anni del suo soggiorno Italiano. Il percorso artistico svolto dal Borroni, dapprima a Milano e poi a Parma, fino al pensionato di quattro anni a Roma, dal 1772, rappresenta in un certo senso un simile processo formativo svolto a ritroso rispetto al grande spagnolo allora ancora incompreso e sconosciuto. Al castello di Rivalta sarà attivo anche un altro maestro dimenticato del panorama di fine secolo, quel Filippo Comerio, con il quale il Borroni si alterna nella decorazione delle nuove sale riallestite dalla ristrutturazione voluta da Giuseppe Landi in seguito ai danni subiti dalla struttura. Insieme, dunque, alle opere di costoro nelle medesime sale si raccolgono alcuni esempi delle opere dei molti maestri, anche forestieri, attivi in quegli anni e determinanti per la formazione di Paolo Borroni e di Francisco Goya durante il suo soggiorno nella città eterna.
Cosa aspettarsi dalla mostra:
Si intende costituire uno spaccato del contesto culturale e figurativo dell’epoca, unendo la presentazione di alcune opere finora inedite di autori milanesi e di giovani talenti contemporanei a costoro provenienti dalle più varie aree geografiche che, con essi, ebbero a imparare e a dialogare. Le opere esposte intendono sottolineare l’enorme valore delle suggestioni artistiche vissute nel nostro paese dal grande talento iberico, acquisite e divenute personali nella sua libera interpretazione: dai grandi capiscuola come Giaquinto, Tiepolo e Mengs, conosciuti anche a Madrid per i grandi cicli pittorici nel palazzo reale, al Batoni, al Piranesi o al Kuntze, solo per indicarne alcuni tra coloro che furono da lui avvicinati nell’ambiente romano. La mostra si propone come luogo di ricerca, affrontando un argomento per lo più trascurato dagli studi come è quello della loro formazione giovanile. Oltre agli esempi di artisti noti si presentano opere d’incerto autore o anonime, comunque inerenti al contesto, con l’intento di ricostruire le dinamiche di relazione, per sottoporre confronti diretti agli specialisti e stimolare nuovi studi.
“Viaggio in Europa” Grand Tour delle vedute ottiche
Solo in occasione della mostra sarà possibile ammirare ambienti solitamente inaccessibili, in particolare, nella stanza della musica, troverete una collezione davvero molto interessante: 104 vedute ottiche originali del 1700. Ad un primo sguardo le incisioni vi potranno sembrare classiche vedute di piazze e palazzi di città italiane ed europee ma, quando la sala sarà al buio, le vedute ottiche, retroilluminate, si trasformeranno in paesaggi notturni. Si tratta, infatti, di stampe acquarellate e ritagliate, con applicazione di sete settecentesche. Le incisioni, dai colori molto vivaci, con cieli azzurri digradanti verso un orizzonte più chiaro, rappresentano strade e piazze con una prospettiva volutamente accentuata: le finestre degli edifici sono appositamente traforate e coperte da carte colorate, così da offrire, una volta retroilluminate, una versione notturna della scena. Le vedute ottiche oggi sono raggruppate nella stessa sala, ma un tempo si osservavano all’interno di una scatola, una ad una: proprio come vedere un film! Osservandole potrete riconoscere le piazze di città come Firenze, Roma, Londra, Parigi, Amsterdam, che erano considerate tappe fondamentali del Grand Tour, il viaggio che i nobili rampolli intraprendevano per completare la propria formazione. Molto in voga nel diciottesimo e diciannovesimo secolo, questi itinerari potevano durare da pochi mesi fino ad una paio d’anni. Le vedute ottiche, inizialmente acquistate come souvenirs, divennero in seguito pezzi da collezione. Le producevano stampatori attivi a Londra e a Parigi, mentre in Italia gli autori più conosciuti furono i Fratelli Remondini di Bassano. La collezione dei Conti Zanardi Landi di Rivalta, esposta nel castello di famiglia, è intitolata “Viaggio in Europa” e comprende anche le incisioni dette del “Figliol Prodigo”, le uniche che non rappresentano vedute di piazze conosciute. La storia del Figliol Prodigo, che lascia la casa paterna, era il pretesto per raccontare un viaggio attraverso l’Italia e le maggiori città d’Europa.
Percorso visita guidata: Oltre alle due mostre, sarà possibile visitare, con il consueto percorso, le seguenti sale: Salone d’ onore, Sala da pranzo, cucina, cantina, prigioni, camere da letto, torre, area museale (dedicata alla Battaglia di Lepanto, museo di arte sacra e delle esplorazioni, museo delle divise)
Durata:
Durata visita completa: novanta minuti
Durata visita solo mostra: quaranta minuti
Orari delle visite guidate:
lunedì e martedì solo su prenotazione
mercoledì, giovedì e venerdì: ore 11.00 e 15:30
sabato: ore 11:00, 14:00, 15:20, 16:40, 18:00*
domenica: ore 10:30, 14:00, 15:20, 16:40, 18:00*
*inizio ultima visita guidata
Tariffe:
Visita Completa: € 15
Visita Ridotta: € 12
Gratuito:
• Bambini fino a 5 anni
• Giornalisti con richiesta di accredito almeno un giorno prima della visita, all’ indirizzo: info@castellodirivalta.it
“Attorno a Goya in Italia. Paolo Borroni e gli altri. Gli anni del cambiamento” e “Viaggio in Europa” Grand Tour delle vedute ottiche.
• Dove: Castello di Rivalta, Rivalta di Gazzola, 29010 Piacenza
• Quando: 4 Aprile – 30 Agosto 2020
• Organizzatori: Fondazione Zanardi Landi e professor Franco Moro
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