Necessaria la proroga almeno sino al 30 giugno 2022
MODENA – Si avvicina la fine dell’anno, e con essa si consumerà anche lo stop alle garanzie pubbliche sui prestiti, che durante la pandemia hanno rappresentato uno strumento fondamentale per sorreggere la liquidità delle imprese. “Ma la pandemia non è finita, come dimostra l’andamento dei contagi, così come non mancano le problematiche finanziarie, acuite dal rincaro dell’energia e delle materie prime e dalla crescente inflazione”, osserva Alberto Papotti, segretario provinciale di CNA Modena.
Secondo le stime dell’Associazione modenese, le moratorie ancora attive per le imprese del territorio ammontano ad oltre 400 milioni di euro e la fine di queste ultime rischia di rendere difficoltosi i rimborsi dei prestiti per le imprese più in difficoltà, oltre che ad impedire l’erogazione di nuova finanza.
“In queste settimane – osserva Papotti – il governo nella legge di bilancio si è concentrato sull’utilizzazione degli 8 miliardi destinati alla riduzione della pressione fiscale, dimenticando questo importante aspetto finanziario che colpisce in modo particolare i settori messi più in difficoltà dalla recrudescenza dei contagi, a cominciare da quello turistico. Senza contare le problematiche create alle imprese dall’elevato numero di persone in quarantena”.
Secondo l’Associazione modenese la soluzione è il rinnovo delle misure del decreto liquidità dell’8 aprile 2020, ancora in vigore, venissero estese almeno sino al 30 giugno 2022 ricorrendo allo strumento del decreto milleproroghe, magari ad un emendamento in occasione della conversione in legge di quest’ultimo (vale a dire nel 2022), per poi pensare a strumenti che consentano un atterraggio “morbido”.
“La Commissione europea – precisa il segretario di CNA – ha già dichiarato l’ammissibilità di queste proroghe, così come i tempi tecnici per individuare i giusti correttivi, visto che non è strettamente necessario intervenire entro la fine dell’anno. Ma il governo deve manifestare la propria volontà politica di procedere in questa direzione, perché in caso contrario la stretta creditizia che si manifesterebbe rischierebbe di mettere in difficoltà numerose imprese”.