Moni Ovadia e Raffaello Bellavista il 3 ottobre al Teatro Comunale di Faenza

FAENZA (RA) – Esplorare i confini…

Tra colto e popolare
la melodia del cosmo-polita

Giovedì 3 ottobre, alle 20.30, si chiude nel bellissimo teatro di Faenza, il Festival”Suoni e Parole: un Simposio informale tra le pietre di Luna” con l’ultimo appuntamento di una stagione ricca di successi con artisti del calibro di Andrea Mingardi, Peppe Servillo e tanti altri. L’evento organizzato e programmato da oltre un semestre è stato rimodulato dopo gli ennesimi eventi calamitosi che hanno colpito anche alcuni soci dell’Associazione Accademia del Melo Silvestre APS che organizza l’evento, pertanto si è deciso,grazie anche agli sponsor, di garantire l’accesso al Teatro liberamente e di destinare un contributo delle offerte libere ai fondi emergenziali.

Lo spettacolo che approda al Teatro Masini di Faenza, Esplorare i confini: tra colto e popolare, di Moni Ovadia e Raffaello Bellavista, con ironia e inventiva coinvolgerà il pubblico in un viaggio dialogico e musicale unico.

Il primo, direttore artistico del raffinato Teatro Comunale di Ferrara è attore,musicista, cantante e autore teatrale italiano di origine bulgara che da sempre ha fatto dell’ironia la sua cifra drammaturgica. Un grande artista che, attraverso il linguaggio che gli è più connaturale, un intreccio di musica, canto e racconto, ha da sempre riposto una grande attenzione verso la musica popolare e le sue mille contaminazioni,basti ricordare la collaborazione con i Modena City Ramblers. Il compagno di palco Raffaello Bellavista è un pianista e cantante multiforme che spazia dal canto lirico al pop crossover dal pianismo classico al minimalismo-jazz,unendo grandi abilità artistiche e strumentali a vere e proprie prestazioni attoriali. La forza motrice dell’azione teatrale nasce dall’eterna diatriba tra musica colta e popolare; in sintesi riprendendo un bellissimo passaggio dello spettacolo che riportiamo in anteprima:

La grande musica trascende i confini, dischiude un cosmo dove si perdono i generi e rimane l’essenza pura; la musica possiede davvero il potere di condurci in territori insondabili e di unire le persone attraverso le emozioni e l’arte.

Dalla magia di un incontro tra due artisti in cui si condividono emozioni e idee, si sono generate quelle che potremmo definire alchimie empatiche, vibrazioni che caricano di energia propulsiva lo spettacolo. Ergo si preannuncia una serata ricca di fascino e ironia, un Simposio esclusivo tra filosofia,storia e musica, con un fil rouge di grande interesse che partendo dalla musica aulica e popolare ci porta a riflettere sulla cultura e di conseguenza sulla struttura stessa della società in cui viviamo.

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Pubblicato da
Roberto Di Biase

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