Un messaggio su un muro recita: “Non vogliamo tornare alla normalità perché la normalità era il problema“. Questo potrebbe essere lo slogan dei Mondaze.
“Una routine quotidiana di sveglie innaturali, spostamenti alienanti, ritmi di lavoro sempre più incessanti e desideri indotti artificialmente che ci spingono a consumare cose di cui non abbiamo bisogno. Pasti monotoni, cibo nocivo e un torpore autoimposto mentre siamo seduti davanti alle piattaforme di streaming, perdendo il sonno fino all’ultimo momento possibile. Poi la sveglia suona di nuovo e il ciclo si ripete, con ancora più stanchezza e meno concentrazione”.
Questo è quello che i Mondaze affrontano nel loro ultimo album, che si addentra nei temi della memoria e della perdita, della resistenza e della rinascita, bilanciando la delicata bellezza di melodie eteree con l’intenso potere di un muro di suono.
“L’album è nato da un senso di alienazione derivato da un mondo privo di contemplazione“, spiega la band.
Un mondo in cui trovare momenti di quiete nella vita di tutti i giorni è diventato raro. La vita è diventata un’esperienza di osservazione da bordo campo, distratti e inconsapevoli come siamo di ciò che abbiamo di fronte.
Questo andirivieni continuo costruisce e distrugge paesaggi emotivi e mentali.
Il sound dei Mondaze, da loro stessi definito “heavy shoegaze”, si distingue per la sua originalità: la loro musica è il risultato di una sintesi di influenze che vanno dal punk all’hardcore al metal, e trae ispirazione da giganti del genere quali Swervedriver e Ride, ma anche da band che stanno spingendo lo shoegaze oltre i limiti, come Nothing e Ringo Deathstarr.
Se lo shoegaze rappresenta qualcosa nella storia della musica indie, possiamo dire che è l’espressione sonora di uno stato di “intorpidimento scomodo”, una forma di fuga dalla realtà, nascosta sotto strati di chitarre distorte e voci distanti. È un suono che incapsula i disagi della vita ultramoderna più efficacemente di qualsiasi affermazione. A differenza della musica mainstream, che ha a che fare con un pop iperprodotto e con spettacoli sempre più grandiosi, lo shoegaze è diventato la voce preferita dalle generazioni più giovani che si sentono alla deriva, con pochi punti di riferimento.
Ossessionata da fantasmi persistenti e ricordi che si rifiutano di svanire, la malinconia del progetto Mondaze non è semplicemente un elemento stilistico, è un’esplorazione profonda dei labirinti in cui si trova una generazione che desidera ardentemente una connessione.
‘Linger’ è la dichiarazione d’intenti di una band che mira a ritagliarsi un posto importante nell’indie rock italiano, ma che parla il linguaggio internazionale dell’attualità: un linguaggio che la band abbraccia con sicurezza, senza paura di stare sulle spalle dei giganti.
Mixato da Chris Fullard (già collaboratore di IDLES e Boris) e masterizzato da Maurizio Baggio (The Soft Moon, Boy Harsher) ‘Linger’ è un album dalle radici profonde, caratterizzato da arrangiamenti in grado di sintetizzare perfettamente un approccio moderno e paesaggi onirici e inquietanti. Le chitarre tornano come centro di creazione del mondo, poiché alimentano sensazioni mediante sovrapposizioni raffinate in cui le influenze si fondono, esprimendo una sensibilità moderna. Un album che attinge alle emozioni profonde di generazioni che non vogliono tornare alla “normalità” del passato.
TRACKLIST
01. Lines of You – 02. Dilute the Pain – 03. Dusty Eyes – 04. Numb – 05. Driving Out the Weeds – 06. Son of the Rambling Dawn – 07. Linger – 08. A Butterfly’s Last Dance
CREDITS
Rec: Andrea Scardovi presso il Duna Studio
Mix: Chris Fullard presso gli Studi Holy Mountain
Master: Maurizio Baggio a La Distilleria – Produzioni Musicali
Photo credits: Andrea Fiumana
© ℗ Bronson Recordings, 2024
Booking Agency: Annibale Booking
Dicono di ‘Linger’:
“Otto brani solenni, severi e rigorosi…con gli Swervedriver di “Mezcal Head” nelle orecchie e nel cuore”
(Antonio Bacciocchi, Radiocoop)
“Scariche elettriche improvvise che si posano leggere sul resto, materia heavy-fuzz, drone guitar eteree e dritte al punto, otto tracce quasi come una dichiarazione d’intenti – riuscita – del Mondaze sound ad oggi”
(Elia Galli, Sentireascoltare)
“Solido, compatto, potente, un monolite che però nasconde punti di fragilità, di profonda introspezione…Un disco che ci chiede rabbiosamente attenzione, picchiando fuorisamente con i suoi mid tempo oscuri: lo shoegaze non è solo perdersi, è anche, finalmente, un ritrovarsi ”
(Riccardo Cavrioli, Indie for Bunnies)
“I quattro romagnoli menano forte, il loro è uno shoegaze massimalista e heavy che mette i riff noisey di chitarra in primo piano”
(Marco Giappichini, Blow Up)
“Possenti muri sonori che di fatto sono leggeri come l’aria, nebbiosi, opalescenti, cangianti a seconda dell’umore di chi li ascolta. Immergersi nelle atmosfere dei Mondaze è un po’ come camminare in campagna in una giornata di nebbia, quella coltre lattiginosa che nasconde un cielo limpido che di lì a qualche ora si rivelerà in tutta la sua bellezza”
(Federico Botti, Grind On The Road)
MONDAZE – BIOGRAFIA
Formatisi a Faenza nel 2016, i Mondaze anticipano il loro sound con “Healing Dreams”, una demo autoprodotta contenente tre pezzi, rilasciata nel 2018. È alla fine del 2021 che la band dà sfogo alle proprie sonorità intrise di fuzz, realizzando un disco raffinato e immersivo, dalle distorsioni avvolgenti e persistente nella sua pulsante densità ritmica. “Late Bloom” diventa una coproduzione internazionale che vede coinvolte diverse label tra cui Church Road Records (UK) e Quietpanic (US), che porterà l’album a una diffusione capillare, ottenendo ottimi risultati di vendite. Melodie lontane creano paesaggi sonori per divagare verso un mondo fluttuante, cullati da una torbida e intima, se non quasi interiore, linea vocale. Un disco che fonde l’immediatezza grunge con malinconici downtempo, una graffiante attitudine hardcore e ripetitivi vortici doom, risultando in un heavy shoegaze potente come una tempesta e gentile come la pioggia. A distanza di tre anni i Mondaze firmano per Bronson Recordings e tornano con un nuovo album, “Linger”, in cui affrontano il tema dell’alienazione in un mondo privo di contemplazione. Il sound si fa più maturo e stratificato portando il dualismo tra la delicata bellezza di melodie eteree e l’intensa potenza del muro di suono verso nuove vette, esaltando così la pura espressione sonora dello shoegaze. L’album, programmato per il 22 novembre 2024, è anticipato da vari singoli: il primo è la title track “Linger”.
MONDAZE sono
Matteo Vandelli (voce, chitarra)
Margherita Mercatali (chitarra)
Lorenzo Capacci (basso)
Michele Leonardi (batteria)
MONDAZE
ANNUNCIATE LE PRIME DATE DEL TOUR DI ‘LINGER’,
IL NUOVO ALBUM DELLA BAND PUBBLICATO IL 22 NOVEMBRE PER BRONSON RECORDINGS
30.11 – Officina Meca, Ferrara
07. 12 – Arci Cane, Genova
13.12 – Glitch Sound Club, Roma
15.12 – Passatelli in Bronson, Ravenna
21.12 – Arci Vie Nuove, Firenze
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