MODENA – Proprio il 22, giorno della Liberazione di Modena, 76 anni dopo quei fatti, Mafalda Pagliani, da sempre e per tutti “Lucia”, un’anziana signora che ormai da anni vive alla Cra Vignolese di Modena, si è vista per la prima volta consegnare un riconoscimento per la partecipazione agli anni della Resistenza per la Liberazione.
Piccola, minuta quanto determinata, anche nel mantenere per tanti anni il suo segreto che solo l’affabilità di un’operatrice della struttura e i 97 anni già compiuti le hanno consentito di svelare; orgogliosa e commossa, ha ricevuto questa mattina la medaglia commemorativa della Resistenza dalle mani del presidente dell’Anpi di Modena Lucio Ferrari insieme all’assessora alle Politiche sociali Roberta Pinelli. L’assessora, che indossando la fascia da sindaco ha sottolineato “il dovere della gratitudine nei confronti di tutti coloro che si sono adoperati per la Liberazione”, le ha donato anche copia di “Storia e memoria della Resistenza modenese 1940-1999” (C.Silingardi-M.Montanari) e “Libera ogni gioia. I segni delle cittadine a Modena tra Liberazione e Costituzione 1945-1948” (G.Taurasi-C.Liotti), due libri fotografici dedicati alla Resistenza che Lucia ha garantito guarderà e leggerà con attenzione. Presenti anche il figlio Marco Bandieri insieme alla moglie e al nipote di Lucia, Enea, oltre al personale della struttura che ha accolta l’anziana come una seconda famiglia.
Nata il 12 dicembre del 1923 a Cittanova, Mafalda Pagliani è vissuta molti anni in via Barchetta, alla Madonnina, dove si collocano la maggior parte dei suoi ricordi degli anni della Resistenza. Quella che si è svolta nel cortile della residenza per anziani di via Vignolese è stata una piccola cerimonia privata, essendo passati ormai troppi anni per avere testimoni diretti del ruolo che la signora Pagliani ebbe nelle vicende di cui racconta con lucidità di essere stata partecipe, per esempio “quando, in bicicletta, si recava a prendere il bucato in Accademia e tra i panni nascondeva i pezzi di fucile e le munizioni che il cognato, infiltrato tra le fila tedesche, smontava e faceva arrivare ai compagni partigiani”. O quando, “dopo la mattinata a un lavoro normale da sarta che a lei – sorella maggiore di ‘Siluro’ che giovanissimo salì in montagna coi partigiani – serviva anche da copertura”, trascorreva poi il resto della giornata “a controllare cosa accadeva in giro, a far circolare informazioni o a fare volantinaggio insieme al fidanzato arruolato nella Resistenza”, relazione amorosa che finì con la Liberazione e le lasciò l’amarezza capace di chiuderla nel riserbo per tanti anni. Un silenzio da cui oggi, Lucia è finalmente uscita, commossa, grata e anche un po’ in imbarazzo per “il disturbo che vi siete dati”.
Foto di gruppo per Mafalda “Lucia” Pagliani
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