Gli interventi del presidente del Consiglio comunale Fabio Poggi, dello pneumologo Roberto Tonelli e del presidente del San Carlo Giuliano Albarani
MODENA – Le celebrazioni della Festa della Liberazione sono state introdotte dal presidente del Consiglio Fabio Poggi che, dopo aver ricordato l’intervento del presidente nazionale onorario dell’Anpi Carlo Smuraglia, durante la seduta del Consiglio comunale del 22 aprile, ha sottolineato che “dobbiamo vivere questa festa non come celebranti, ma come apprendisti e artigiani, per capire come essere costruttori di una nuova Liberazione e di una rinnovata libertà”.
E citando il monaco di Bose Guido Dotti, Poggi ha affermato come tutti noi, in questo tempo indeterminato della pandemia, possiamo essere artigiani di cura e di speranza: “Resistenza, nel 2020, vuol dire una nuova Liberazione che incomincia dall’aver cura dell’altro, del pianeta e di noi stessi con loro”.
Ha parlato di fiducia verso il futuro Roberto Tonelli, pneumologo del Policlinico di Modena, decisamente in “prima linea” sul fronte dell’emergenza: “Ogni giorno, al lavoro, confrontandomi con il dolore, la sofferenza e spesso la sconfitta c’è un pensiero cui mi impongo di non rinunciare. Per quanto sia drammatica la situazione, per quanto gravoso sia l’impatto di questa emergenza sanitaria, riusciremo a ritornare liberi. E lo faremo insieme”.
Dopo aver ricordato lo sforzo collettivo che si sta compiendo e il senso di comunità che rappresenta “un potente propulsore alla nostra speranza”, Tonelli ha affermato: “Il tempo che ci attende è incerto. Occorre iniziare a pensare di ricostruire una socialità con nuove regole e principi. Dovremo attingere alla nostra coscienza di cittadini per dare vita a forme inedite di quotidianità”.
I valori a cui ispirarsi, però, non saranno cosi lontani da quelli che motivarono durante la Resistenza “persone con ideologie e storie differenti, animati tuttavia da un‘energia unitaria protesa alla realizzazione di un’ideale democratico”.
Per Tonelli, infatti, la “Liberazione ai giorni nostro passa necessariamente per una non dissimile presa di coscienza del proprio ruolo. E dell’importanza collettiva che ogni singolo ruolo ricopre. Nessuna deroga al personalismo, nessuna difesa dell’interesse singolo a scapito del bene comune, nessuna manifestazione di egoismo sarà compatibile con la nostra rinascita. Abbiamo un grande maestro che può guidarci in questo: il nostro passato”.
Ora come allora, ha aggiunto il medico, siamo “chiamati ad onorare un senso di responsabilità verso la Storia che ci vede rinunciare all’interesse singolare per conseguire un ideale condiviso, la cui portata travalica il presente e si pone a fondamento del domani”.
Il presidente della Fondazione San Carlo Giuliano Albarani ha citato la similitudine tra la guerra di Liberazione e la “guerra” contro il Coronavirus per sottolineare come questo richiamo può avere un senso pensando alla ricostruzione, non tanto dal punto di vista storico, ma rendendoci conto che “tutte le società, nei momenti di difficoltà, come quello che stiamo vivendo, attingono al patrimonio della storia e delle memorie per cercare di trovare, di fronte ad un futuro incerto, anticorpi alla paura e al disorientamento”.
Dall’esperienza della Resistenza e della Liberazione, quindi, rispetto al tempo del Covid 19, si può imparare che “tutti possono partecipare a uno sforzo di liberazione, da posizioni e con ruoli diversi” e anche che non ci si libera solo da un nemico esterno ma anche da un nemico interno, interiore, come rappresentava l’educazione fascista, per esempio, per ogni italiano.
Ma quell’esperienza – ha aggiunto Albarani – ci dice soprattutto che dopo i grandi traumi non è solo necessario “ricostruire”, ma anche possibile “costituire”, fondare nuovi modelli di sviluppo e di convivenza.