Modena, domande semplificate per Buoni Spesa

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Nella tranche di maggio, la Polizia locale con il Nucleo Antievasione aveva scovato persone inesistenti all’anagrafe o impossibili da rintracciare e falsi indirizzi

MODENA – È partita la raccolta delle domande per ottenere i Buoni Spesa di cui possono usufruire coloro che si trovano in stato di bisogno per gli effetti dei provvedimenti restrittivi dovuti all’emergenza coronavirus.

Per avere diritto ai contributi erogati dal Comune di Modena con i fondi messi a disposizione dal Governo per la solidarietà alimentare, occorre essere residenti nel territorio comunale; aver avuto una riduzione della capacità reddituale del nucleo familiare tra agosto e novembre 2020 derivante da peggioramento della condizione lavorativa; non disporre di risorse finanziarie superiori a 5mila euro.

Ciascun nucleo famigliare può presentare una sola domanda di accesso al beneficio e la domanda va compilata direttamente on line utilizzando il form sul sito del Comune (www.comune.modena.it).

In questa seconda assegnazione dei buoni spesa, la prima era avvenuta a maggio, la domanda è stata razionalizzata e semplificata anche al fine di ottenere un primo rapido controllo automatizzato delle richieste in fase di presentazione, saranno poi effettuati controlli a campione per verificare quanto dichiarato.

Infatti, nella prima tranche di buoni spesa di maggio, circa metà delle domande giunte ai Servizi sociali non erano in possesso dei requisiti per poter accedere al contributo e solo un laborioso controllo, anche telefonico da parte degli operatori dei Servizi sociali e della Polizia locale per quanto riguarda i domiciliati non residenti, ha consentito di verificare chi effettivamente aveva diritto al beneficio.

In particolare, per agevolare una rapida corresponsione dei buoni, il personale del Nucleo Antievasione Tributi della Polizia locale di Modena considerò prioritaria la verifica delle 164 schede relative ai richiedenti domiciliati e non residenti a Modena, assegnate loro in base a un accordo tra settori.

I controlli, i cui esiti venivano di volta in volta trasmessi ai Servizi sociali, hanno consentito di accertare che il 48 per cento dei richiedenti non residenti non aveva titolo ad avere i buoni spesa.

Grazie a un meticoloso lavoro gli agenti hanno contattato via mail e telefonicamente tutti i 164 soggetti richiedendo informazioni sull’unità immobiliare in cui dichiaravano di abitare e a quale titolo l’avessero in uso. Per la maggior parte si trattava di cittadini stranieri, diversi irreperibili nelle banche dati comunali. Inoltre, sono stati condotti controlli incrociati con i Caf cittadini e tramite il terminale dell’Agenzia delle Entrate per verificare l’esistenza di eventuali attività commerciali e dei redditi percepiti nel 2019.

Per quasi la metà delle domande, 75 per l’esattezza, i controlli hanno accertato che le persone richiedenti non avevano diritto al contributo o addirittura erano da anni irreperibili all’anagrafe comunale; altri non hanno risposto all’email o ai recapiti telefonici inseriti in domanda; taluni avevano dichiarato in domanda addirittura vie inesistenti o si trattava di persone sconosciute agli altri inquilini del medesimo numero civico. Altri ancora sono risultati percepire uno stipendio o altre forme di sostegno economico. Per tutti loro non è ovviamente stato erogato alcun contributo.