Il sindaco Muzzarelli ringrazia il vescovo Castellucci: “I beni relazionali e spirituali su cui si fonda la nostra comunità non sono meno importanti di consumo e produzione”
MODENA – “È opportuno che il governo raccolga la sollecitazione della Chiesa italiana affinché si creino le condizioni per una ripresa, graduale e in assoluta sicurezza, dell’attività pastorale e delle celebrazioni liturgiche con la partecipazione dei fedeli”. Il sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli sottolinea positivamente i segnali arrivati dalla presidenza del Consiglio (“mi auguro che si concretizzino al più presto, nel rispetto delle attuali esigenze di sicurezza”) e ha parole di apprezzamento per “la profondità e la misura dell’intervento del nostro vescovo Erio che ha saputo riportare al centro della riflessione la giusta considerazione per la vita sacramentale e il servizio che le comunità cristiane offrono alle persone”.
Fin da subito, ricorda il sindaco, la Chiesa di Modena, così come altre confessioni religiose, ha assunto la priorità di “custodire” la salute delle persone rinunciando alle celebrazioni pubbliche: una dimostrazione di grande senso di responsabilità. “Le dirette televisive e Social – aggiunge Muzzarelli – hanno poi rappresentato un contributo prezioso a mantenere vivi legami di comunità, entrando nelle case di tante persone in un momento di disorientamento per l’emergenza sanitaria”.
Ora che ci si appresta a entrare nella cosiddetta Fase 2, con la ripartenza di una serie di iniziative economiche, però, il sindaco sottolinea la necessità di programmare insieme la ripresa anche di altre attività sociali come, appunto, le celebrazioni religiose, “ovviamente nel pieno rispetto delle misure di distanziamento tra le persone, dell’utilizzo degli adeguati dispositivi di protezione ed eventualmente di turni per ridurre il rischio di assembramenti e garantire il rispetto rigoroso di tutti i parametri sanitari”.
Non è possibile, infatti, è la riflessione di Muzzarelli, che “sia proposta all’opinione pubblica un’idea di società dove la produzione e il consumo abbiano un ruolo prevalente rispetto ai beni relazionali e spirituali: non è il tipo di società che, al di là di ogni credo personale, abbiamo contribuito a costruire negli anni e nella quale si riconoscono le nostre comunità dove viviamo quotidianamente i valori profondi del servizio agli altri e la speranza che anche le diverse religioni trasmettono per costruire un mondo migliore”.