MODENA – Nel 2014 sono stati oltre 160 i sopralluoghi svolti dai tecnici dell’Ufficio controlli cave intercomunale della Provincia di Modena sulle 43 cave autorizzate nel territorio modenese, a cui si aggiungono circa 40 controlli di Polizia mineraria per la verifica delle misure di sicurezza in cava.
Dai controlli è emerso il sostanziale rispetto della normativa senza violazioni particolarmente gravi: nessuno scavo senza autorizzazione o fuori dai limiti prescritti, né danni ambientali come la contaminazione di falde acquifere. Sono solo alcuni dei dati, relativi al 2014, contenuti nella Relazione di monitoraggio sulle attività estrattive, realizzata dai tecnici dell’apposito Osservatorio provinciale, illustrata al Consiglio provinciale nei giorni scorsi.
Dalla relazione emerge che in cinque anni i tecnici provinciali hanno effettuato quasi 800 controlli che hanno interessato ripetutamente tutte le cave autorizzate. E l’attività sta proseguendo anche nel 2015 con un piano che prevede complessivamente 200 sopralluoghi tra Ufficio controlli cave della Provincia, in accordo con i 16 Comuni modenesi dove sono presenti le attività, e 80 di polizia mineraria, in particolare sul rispetto delle norme di sicurezza.
«In questa fase di passaggio alla Regione delle competenze in materia – sottolinea Gian Carlo Muzzarelli, presidente della Provincia di Modena – occorre definire con la Regione stessa e i Comuni come continuare ad assicurare questo servizio di controllo, assolutamente indispensabile, visto anche che, grazie proprio a questa costante attività, è possibile accompagnare i gestori nella corretta conduzione della cava aumentando la prevenzione, senza trascurare che viene eseguita anche un’attività costante di verifica dei lavori di ripristino ambientale obbligatori previsti nei piani di coltivazione».
Per quanto riguarda il monitoraggio ambientale, l’attività si svolge sulla base di un protocollo tecnico tra Provincia e Arpa in base al quale per ogni cava è previsto un piano di controllo, allo scopo di verificare per ogni singolo polo estrattivo gli impatti su suolo, aria e acqua nonché il rispetto delle prescrizioni ambientali individuate in fase di autorizzazione.
Nel modenese, in base ai dati relativi al 2014, le cave autorizzate sono 43, ma solo in 23 di queste sono state effettuate estrazioni di materiale. I quantitativi scavati sono arrivati a quasi 834 mila metri cubi (erano 1,2 milioni nel 2008, poi con la crisi sono calati a 781 mila nel 2010, mentre nel 2013 sono stati 839 mila).
Di questi quantitativi 653 mila sono costituiti da ghiaie e sabbie, il resto da materiale da cave di monte (6.400 metri cubi), sabbie per ceramiche (118 mila in linea con l’anno precedente), argille per ceramiche (37 mila con un trend in leggero aumento) e altro materiale (19 mila).
Dalla fotografia del 2014 emerge, inoltre, che delle 43 cave autorizzate, 33 sono relative a sabbia e ghiaia, quattro argille per ceramiche, tre materiale da cave di monte, due di pietre da taglio (con una cava da cui si estrae anche altro materiale), una di altro materiale di provenienza alluvionale e una sabbia per ceramiche.
Le cave autorizzate si trovano a Modena, Castelfranco Emilia, Formigine, Frassinoro, Palagano, Pavullo, Prignano, S.Cesario, Sassuolo, Serramazzoni, Spilamberto e Zocca.
Le ditte impegnate nell’attività nel modenese sono 24 nel 2014, erano 22 nel 2013 contro le 35 del 2008.
Nella relazione sulle attività estrattive una parte è dedicata agli impianti di lavorazione, i frantoi, che sono diminuiti in questi ultimi anni da 33 a 25 di cui attivi sono 17, per effetto delle demolizioni previste dal Piano provinciale a tutela dei fiumi modenesi.
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