Bonaccini: “Insieme ai massimi rappresentanti dell’Unione Europea per ribadire l’inviolabilità della democrazia, dei diritti umani e del rispetto della persona, senza che alcuna distinzione sia possibile”
BOLOGNA – “Non distante da qui, nella frazione di Cibeno, 77 anni fa furono trucidate dai nazisti 67 persone, uomini e donne internate nel Campo di Fossoli che i compagni di prigionia, nelle loro testimonianze, definivano ‘i migliori’. Perché nonostante avessero subito le più atroci crudeltà non si sono mai arresi, portando avanti ogni giorno la loro personale resistenza. Oggi i massimi rappresentanti delle istituzioni europee sono qui per testimoniare insieme a noi che i valori fondanti dell’Unione Europea sono più che mai attuali, che vanno difesi e alimentati ogni istante, a partire dall’inviolabilità dei diritti umani, dal rispetto della persona in quanto tale e dall’uguaglianza di tutti i cittadini, senza che alcuna distinzione sia possibile. Valori alla base dello Stato di diritto. Ringrazio per questo la presidente Ursula von der Leyen e il presidente David Sassoli. E ringrazio il presidente della Fondazione Fossoli, Pierluigi Castagnetti, al quale ribadisco l’impegno della Regione a valorizzare sempre di più questo luogo come luogo della memoria”.
Così il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, che ha partecipato insieme ai presidenti della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e del Parlamento europeo, David Sassoli, alla commemorazione dell’anniversario dell’eccidio del 12 luglio 1944 al poligono di tiro di Cibeno, oggi quartiere di Carpi (Mo), in cui furono trucidate 67 persone recluse nel Campo di Fossoli. Le vittime provenivano da 27 province italiane, avevano diversa estrazione sociale e rappresentavano le tante anime dell’antifascismo presenti nel Paese.
“L’Europa unita- prosegue il presidente- è nata proprio come anticorpo ai regimi che portarono nel baratro della Seconda guerra mondiale questo continente e il mondo intero, alle malattie economiche, sociali e culturali da cui nacquero quelle dittature. E voglio ricordare come il rischio di un arretramento, di veder riaffiorare gli antichi mali del nazionalismo, dell’intolleranza e del razzismo non sia mai venuto meno nel corso di questi decenni. Soprattutto nei momenti di crisi più acuti è riemersa sistematicamente la pulsione alla divisione e alla contrapposizione, l’idea che la casa comune rappresentasse il problema e non la via maestra per garantire la protezione dei cittadini e la pacifica convivenza”.
“Non così stavolta: a fronte di una pandemia senza precedenti, che ha imposto un terribile prezzo sia in termini di vite umane e di sofferenze, sia in termini di restrizioni e di sacrifici economici e sociali, l’Europa ha scelto di essere e di fare l’Europa fino in fondo: prima con la risposta comune all’emergenza sanitaria, poi l’abbandono del paradigma dell’austerità e dei vincoli economici per consentire manovre di bilancio radicali e tempestive e ora la risposta straordinaria del Next Generation EU e del Quadro Finanziario Pluriennale. Un processo di ricostruzione condivisa nel quale l’Emilia-Romagna vuole fare per intero la sua parte, dando il suo contributo in termini di progetti, saperi e professionalità allo sforzo dell’intero Paese. Anche per costruire un’Europa più unita e più forte, dove le persone sappiano tendersi la mano per affrontare insieme le difficoltà. E ripartire uniti”.
“Per tutti noi- conclude Bonaccini– essere qui riuniti nel ricordo di quanto successo è certo un onore, ma prima ancora rappresenta il dovere del fare memoria. Perché se viviamo in una Repubblica democratica lo dobbiamo anche a questi martiri, a tutti coloro che hanno avuto la forza e il coraggio di essere partigiano e partigiana, cioè di stare dalla parte giusta. Coloro che sono morti dando a noi il bene della libertà. Senza memoria non c’è progresso. La storia deve essere patrimonio dei nostri figli e delle generazioni future, affinché possano essere le donne e gli uomini ‘migliori’ di domani, con il coraggio di difendere sempre la democrazia, la giustizia, la pace”.
Costruito nel 1942 dal Regio Esercito per custodire i prigionieri militari, Fossoli dal marzo del 1944 diventa Campo poliziesco e di transito utilizzato dalle SS tedesche come anticamera dei lager nazisti. I circa 5mila internati politici e razziali che passarono da Fossoli ebbero come destinazioni i campi di Auschwitz-Birkenau, Mauthausen, Dachau, Buchenwald, Flossenburg e Ravensbrück. Nel 1996 è nata una Fondazione con lo scopo di diffondere la memoria storica, attraverso la conservazione e valorizzazione del Campo. A partire dal 2016, grazie a un accordo siglato con la Presidenza del Consiglio dei ministri e il Comune di Carpi, la Regione ha investito sulla valorizzazione del Campo di Fossoli con un primo stanziamento di 1 milione di euro, cui si sono aggiunti altri 3,5 milioni dal Ministero dei Beni culturali.
Foto: I presidenti David Sassoli e Ursula von der Leyen