BOLOGNA – Fu il primo tentativo di dar vita ad amministrazioni comunali democraticamente elette dalla popolazione in un’Italia schiacciata dall’occupazione tedesca. Un’esperienza di breve durata, dal 17 giugno al 30 luglio del 1944, ma dal valore altamente significativo e unica nel nostro Paese.
Si celebra oggi la Giornata inaugurale dell’80/esimo anniversario della Repubblica partigiana di Montefiorino, sull’Appennino modenese, con una serie di momenti: dalla rievocazione, in mattinata, dell’insediamento della Giunta amministrativa della Repubblica partigiana, nel cortile della Rocca medievale, alla deposizione della corona d’alloro ai caduti di tutte le guerre, per poi proseguire nel pomeriggio con visite guidate gratuite al Museo della Repubblica di Montefiorino e della Resistenza italiana e un incontro su storie di memorie condivise in Europa.
Presente alle celebrazioni, insieme al sindaco di Montefiorino, Maurizio Paladini, al presidente della Provincia di Modena, Fabio Braglia, e a quello della Provincia di Reggio, Giorgio Zanni, il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, al quale sono state affidate le conclusioni degli interventi della mattinata.
“La nostra storia, ma anche il nostro futuro, sono qui, nella memoria e nel ricordo di coloro che hanno sacrificato la vita scegliendo di combattere l’invasore nazista in nome della Resistenza- ha ricordato Bonaccini-. Abbiamo un grande debito di riconoscenza verso quelle partigiane e quei partigiani che si batterono per noi, per renderci donne e uomini liberi. In questa Repubblica montana-ha concluso il presidente- si trovano le radici vere della nostra comunità. Qui, le basi della nostra democrazia e della nostra Costituzione antifascista. Non dobbiamo mai dimenticare. Ideali di libertà, giustizia e pace che costituiscono le nostre fondamenta, la nostra spina dorsale e che ora, più che mai, abbiamo il dovere di proteggere e il privilegio di custodire”.
La Repubblica partigiana di Montefiorino nacque il 17 giugno del 1944 con l’occupazione da parte delle brigate partigiane della rocca, dove aveva sede il presidio fascista. L’esperienza durò solo fino al 30 luglio 1944, quando l’edificio e praticamente l’intero paese vennero dati alle fiamme dai tedeschi. La stessa sorte fu riservata anche ad altre località che facevano parte della zona libera: Frassinoro, Palagano, Prignano sulla Secchia, Polinago, Toano, Villa Minozzo, Ligonchio (Ventasso). Con i rastrellamenti, molti civili furono catturati e deportati al Campo di Fossoli e poi in Germania. Successivamente i partigiani si riorganizzarono creando due zone libere, una nel modenese e l’altra nel reggiano, dove lottarono a fianco dell’esercito alleato fino all’aprile del 1945.
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