Marco Biagi. Il suo impegno continua a vivere in Emilia-Romagna

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Bonaccini: “Ci ha insegnato a porre al centro l’attenzione verso le fasce più deboli”. Domenica l’anniversario: ventuno anni fa, la sera del 19 marzo 2002, il giuslavorista venne ucciso a Bologna da un commando di terroristi

logo regione emilia romagnaBOLOGNA – “Una persona che ci ha insegnato a porre sempre al centro del nostro impegno l’attenzione verso le fasce più deboli. In anticipo sui tempi, ha spiegato come alla necessità di creare il lavoro vada affiancata anche l’attenzione alla qualità del lavoro stesso, perché dove non c’è buon lavoro non ci sono società giuste, solidali e proiettate al futuro”.

Così il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, ricorda il professor Marco Biagi, alla vigilia dell’anniversario dell’assassinio per mano delle Nuove Brigate Rosse, avvenuto il 19 marzo 2002.

“L’intera comunità dell’Emilia-Romagna- prosegue- si stringe alla moglie Marina Orlandi Biagi, ai figli Lorenzo e Francesco, alla sorella Francesca e a tutti i suoi cari”.

Un ricordo che per questa terra non è solo memoria, ma è sguardo rivolto al domani: due settimane dopo la sua uccisione, per realizzare un desiderio della moglie, il rettore dell’Università di Modena e Reggio Emilia, in cui Marco Biagi insegnava, il direttore del Dipartimento di Economia e alcuni colleghi posero le basi per la costituzione della Fondazione Marco Biagi.

Attiva dal 2003, la Fondazione è un ente strumentale dell’Università di Modena e Reggio Emilia, socio fondatore insieme alla famiglia, e rappresenta un punto di incontro tra Università, enti pubblici e imprese contribuendo alla promozione e al consolidamento del tessuto socioeconomico e culturale del territorio.

“Promuovendo il rapporto tra Atenei, istituzioni, associazioni e mondo del lavoro, la Fondazione Biagi porta avanti con grande determinazione, nella tradizione operativa e concreta degli emiliano-romagnoli, il progetto di Marco Biagi: quello di accompagnare l’ingresso nel mondo del lavoro attraverso la formazione e l’orientamento, tenendo insieme i saperi e il fare, con l’obiettivo di uno sviluppo diffuso ma giusto. Una lezione che la Regione Emilia-Romagna ha cercato di fare propria anche con il ‘Patto per il lavoro e per il clima’ firmato con tutte le parti sociali”.