Bologna

Maggiore autonomia per l’Emilia-Romagna. Negoziato col Governo, via libera all’unanimità dell’Assemblea legislativa: “Proseguire il percorso intrapreso e sì a confronto su ulteriori competenze”

Venerdì a Bologna il primo summit su imprese, commercio estero, salute, ambiente e lavoro. Bonaccini: “Stiamo procedendo spediti. Sarebbe un risultato storico riuscire a chiudere l’accordo in poche settimane. Il futuro Parlamento non potrà ignorare la richiesta dei territori”

BOLOGNA – “Stiamo procedendo davvero in maniera spedita, verso un traguardo mai tagliato in Italia: ottenere una maggiore autonomia regionale, per un’Emilia-Romagna che possa continuare a crescere, facendo crescere il Paese. Ed è estremamente positivo che tutte le forze politiche, con le loro proposte, ci aiutino a portare a termine un lavoro straordinario, nell’esclusivo interesse dei cittadini”. Il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, interviene in Assemblea legislativa per la comunicazione della Giunta sull’avvio del negoziato con il Governo,circa il conseguimento di ulteriori forme di autonomia da parte della Regione Emilia-Romagna, ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione.

Al termine della discussione in Aula, l’Assemblea legislativa approva all’unanimità una risoluzione sottoscritta da tutti i Gruppi – Pd, Si, Mdp, M5s, Ln, Fi, Fdi – che impegna il Bonaccini “a proseguire nel percorso intrapreso, anche alla luce del comune lavoro avviato con la Regione Lombardia, per l’individuazione, ciascuna per le proprie specificità territoriali e pur nella diversità delle richieste, degli oggetti di differenziazione per il riconoscimento di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia” e a “definire ulteriori competenze oggetto della richiesta di autonomia differenziata attraverso un confronto da realizzarsi nelle Commissioni assembleari”, oltre a tenere informata l’Assemblea sull’andamento del negoziato col Governo.

Il documento segue la prima risoluzione approvata il 3 ottobre scorso che dava mandato al presidente della Giunta di avviare il negoziato con l’esecutivo nazionale, e la firma tre settimane dopo, il 18, a Palazzo Chigi, del presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, e del presidente Bonaccini dell’intesa per l’avvio del confronto stesso. Il 9 novembre a Roma è poi stato ufficialmente insediato il tavolo paritetico di confronto che vede insieme il Governo e le Regioni Emilia-Romagna e Lombardia, con la calendarizzazione dei primi incontri: venerdì 17 novembre a Bologna e martedì 21 a Milano, con le successive sedute previste nella Capitale.

E sulle materie oggetto del confronto, a Bologna, sottolinea Bonaccini in Aula, la discussione verrà fatta su cinque di esse: impresa, ricerca e sviluppo; commercio estero (internazionalizzazione delle imprese e attrattività degli investimenti); salute; tutela dell’ambiente e infrastrutture; lavoro e formazione professionale. Altre cinque saranno al centro della successiva riunione a Milano mentre tutte le rimanenti verranno discusse negli incontri a Roma.

Quanto alle delegazioni trattanti, con la Regione Lombardia si è convenuto che saranno composte, oltre che dai presidenti delle Giunte regionali e dagli assessori competenti, dai presidenti dei Consigli regionali e dai presidenti regionali di Anci e Upi, le associazioni rispettivamente di Comuni e Province. Dunque, accogliendo una delle richieste contenute nella risoluzione approvata all’unanimità, sarà presente anche la presidente dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna, Simonetta Saliera.

La Giunta tornerà in Aula a relazionare sull’andamento del confronto già nella prossima seduta, fra due settimane, ricorda il presidente della Regione, così come i singoli assessori potranno essere chiamati nelle commissioni consiliari sulle competenze in discussione.

“Stiamo facendo un lavoro serio e importante– afferma Bonaccini nella sua informativa in Aula- attraverso un percorso inedito e muovendoci sulla base del mandato dell’Assemblea legislativa, nel quale avevamo indicato le quattro aree strategiche da cui abbiamo ricavato già 12 competenze che come Regione puntiamo a gestire direttamente, non escludendo il fatto che ne possano emergere altre sia nel corso del confronto tecnico avviato sia nel confronto con l’Assemblea. Già il giorno dopo la firma dell’intesa con il presidente Gentiloni eravamo pronti ad avviare il negoziato con il Governo. Il presidente Maroni ci ha chiesto di aspettare il tempo necessario per l’approvazione di una risoluzione del Consiglio regionale lombardo, dopo lo svolgimento del referendum, ovvero per completare un iter identico a quello che noi avevamo già portato a termine, e di questo ci va dato atto, per arrivare alla convocazione di un tavolo congiunto di confronto da parte del Governo. Ed è quello che è successo, dopo che sono state rispettate le condizioni che avevamo posto: che non venissero avanzate richieste di Regioni a Statuto speciale e che non venisse toccata l’unità nazionale, per noi inviolabile”.

“Adesso– prosegue- entriamo nel merito della discussione, quella sulle singole materie, che potranno anche essere diverse fra noi e la Lombardia, ma ribadisco come le differenze politiche non c’entrino: a noi interessano i fatti e non le parole, e vogliamo portare a casa un risultato storico, che andrebbe a premiare regioni virtuose. Sarebbe un risultato straordinario se in poche settimane, prima della fine della legislatura, arrivassimo a chiudere l’accordo con il Governo, necessario alla presentazione del progetto di legge alle Camere sulla maggiore autonomia dell’Emilia-Romagna. A quel punto– chiude il presidente della Regione- qualsiasi sarà il colore della futura maggioranza e del futuro Governo, il prossimo Parlamento non potrà certo ignorare la richiesta arrivata con forza dai territori”.

Le competenze richieste

Le eventuali materie aggiuntive si aggiungerebbero alle 12 competenze che la Giunta regionale ha già definito, che l’Emilia-Romagna chiede per sé e che rientrano fra quelle previste dagli articoli 116 (comma terzo) e 117 (commi secondo e terzo) della Costituzione.

Si tratta di:
-rapporti internazionali e con l’Unione Europea delle Regioni;
-tutela e sicurezza del lavoro;
-istruzione, salva l’autonomia delle istituzioni scolastiche;
-commercio con l’estero;
-ricerca scientifica e tecnologica e sostegno all’innovazione per i settori produttivi;
-governo del territorio;
-protezione civile;
-coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario;
-tutela della salute;
-norme generali sull’istruzione;
-tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali;
-organizzazione della giustizia di pace.

Inizialmente erano state individuate le quattro aree strategiche alle quali ricondurre le competenze richieste, poi riprese nella risoluzione votata il 3 ottobre dall’Assemblea legislativa e ribadite nel documento approvato oggi dall’Aula. Eccole: tutela e sicurezza del lavoro, istruzione tecnica e professionale; internazionalizzazione delle imprese, ricerca scientifica e tecnologica, sostegno all’innovazione; territorio e rigenerazione urbana, ambiente e infrastrutture; tutela della salute. A esse si aggiunge l’area complementare con le materie funzionali all’esercizio delle nuove competenze richieste: rapporti della Regione con l’Unione Europea coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario; governance istituzionale.

Il percorso e il progetto per l’ottenimento di una maggiore autonomia sono stati condivisi fin dall’inizio con le parti sociali riunite nel Patto per il Lavoro, col quale, parallelamente al negoziato con Palazzo Chigi, resta aperto il confronto, sia attraverso convocazioni del tavolo Giunta-Patto sia attraverso contatti con i singoli assessorati sulle materie di competenza.

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Pubblicato da
Roberto Di Biase

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