ROMA – Nelle tecnologie verdi sono fondamentali i fotocatalizzatori, materiali che usano la luce solare per stimolare reazioni chimiche importanti per l’ambiente. I processi fisici alla base del loro funzionamento non sono ancora del tutto compresi. Ora una collaborazione tra l’Istituto nanoscienze (Cnr-Nano) e l’Istituto di struttura della materia (Cnr-Ism) del Consiglio nazionale delle ricerche, l’Università di Modena e Reggio Emilia, l’Università di Bologna ed Elettra Sincrotrone Trieste chiarisce i meccanismi ultraveloci di trasferimento di energia che avvengono in materiali fotocatalizzatori ibridi. I risultati ottenuti contribuiranno a migliorare l’efficienza di nuovi materiali per la fotocatalisi applicati all’energia e all’ambiente. Lo studio è pubblicato sulla rivista Nano Letters.
I ricercatori hanno studiato fotocatalizzatori ibridi costituiti da nanoparticelle metalliche combinate con degli ossidi semiconduttori. “In questi materiali le nanoparticelle assorbono la luce attraverso oscillazioni collettive degli elettroni, note come risonanze plasmoniche, e trasferiscono l’energia assorbita all’ossido con un meccanismo non completamente compreso, ma fondamentale per determinare la buona o cattiva efficienza del catalizzatore”, spiega Paola Luches di Cnr-Nano, che ha coordinato lo studio. “Ora abbiamo dimostrato che le nanoparticelle metalliche trasferiscono elettroni all’ossido tramite un processo ultraveloce e molto efficiente, che avviene entro un tempo brevissimo, inferiore a 200 femtosecondi (1 femtosecondo è uguale a un milionesimo di miliardesimo di secondo), dal momento in cui la luce viene assorbita”.
I risultati dello studio aiuteranno a sviluppare materiali con una migliore fotoreattività e utilizzabili per tecnologie in campo ambientale, come la scissione dell’acqua per produrre idrogeno, la riduzione dell’anidride carbonica in atmosfera e la purificazione dell’acqua o delle superfici. Questo studio, iniziato tra i laboratori di Modena, Roma e Trieste, si è concluso adattandosi alle restrizioni imposte dall’emergenza pandemia. “L’accesso al laser FERMI di Trieste è estremamente contingentato, data la sua unicità. La seconda misura era prevista per i primi giorni di marzo 2020, ma siamo stati costretti ad annullare il viaggio a poche ore dall’esperimento, che si è svolto per la prima volta in modalità smart, coordinando le misure da remoto, in tempo reale e 24 ore su 24. La buona riuscita è stata possibile grazie alla determinazione e alle competenze dello staff di FERMI che hanno consentito di implementare a tempo di record un sistema di contatto remoto già durante il primo lockdown italiano”, conclude Luches.
Foto 1: nanoparticella
Foto 2:
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