L’eterna storia d’amore di Mimì e Rodolfo e dei loro scapigliati e squattrinati amici nella Parigi dell’Ottocento, che continua ad affascinare il pubblico di oggi e a ispirare artisti contemporanei come Baz Luhrmann, regista del film “Moulin Rouge”, si trasforma con successo in opera pop. La Bohème di Puccini assume accenti quasi da musical, le sue celebri arie si rivestono di sonorità e di ritmi rock, pop e jazz.
Così, dopo la partitura “originale” di Bohème, in scena al Teatro Municipale il 4 e il 6 novembre, sarà proposta la sua “rilettura”, o meglio un’opera, quasi un musical, del tutto nuova che da essa prende le mosse: Mimì è una civetta, divertissement à la bohémienne commissionato al giovane e versatile musicista Alessandro Cosentino, mentre regia e coreografie sono state affidate al newyorkese Greg Ganakas, riprese ora dall’assistente alla regia Chiara Nicastro.
Alla band si aggiungeranno poi, in alcuni momenti dello spettacolo, le improvvisazioni e i virtuosismi della fisarmonica di Simone Zanchini e della tromba di Fabrizio Bosso, ovvero due dei più straordinari jazzisti italiani.
Il titolo del musical, in scena sabato prossimo, è una citazione tratta dal terzo quadro del libretto di Illica e Giacosa, una frase pronunciata da Rodolfo. Da un libretto che, però, in questa veste, è stato liberamente adattato da Cristina Mazzavillani Muti (che ha ideato il progetto) con la collaborazione di Anna Bonazza: attualizzato nei recitativi, trasformati in veri e propri dialoghi, ma al tempo stesso fedele all’originale nelle forme chiuse, arie, duetti, cori… Pagine queste che anche in musica rispettano le straordinarie linee melodiche di Puccini, seppure in un tessuto strumentale e in un impianto d’insieme che Alessandro Cosentino ha ripensato in chiave del tutto moderna: ritmi swing e gypsy iazz, sonorità pop e percussioni rock, con aperture alle avanguardie novecentesche come alle distorsioni elettroniche del nuovo millennio.
Del resto, non si può dimenticare come tutta l’opera del grande compositore lucchese abbia influenzato la produzione musicale del secolo scorso, da Prokof’ev a Stravinskij, fino a Gershwin, Porter, Bernstein e, inevitabilmente coloro che hanno composto per il cinema come per il musical theatre. E come, in particolare, proprio Bohème abbia ispirato le rivisitazioni orchestrali in chiave pop di Andre Kostelanetz o le improvvisazioni jazz di Dave Burrell, e poi, ad un secolo esatto dalla prima rappresentazione musicale delle vicende di Mimì e Rodolfo, sia stata alla base, nel 1996, di un musical di successo come Rent di Jonathan Larson.
Se, dunque, anche i massimi studiosi del musical americano riconoscono in Bohème una delle radici nobili del loro spettacolo nazionale, ecco che diviene naturale sperimentarne una messa in scena che alla leggerezza e immediatezza di quelle forme si ispira.
Il cast: Mariangela Aruanno (Mimì), Giulia Mattarella (Musetta), Luca Marconi (Rodolfo), Adriano Di Bella (Marcello), Luca Iacono (Schaunard), Paolo Gatti (Colline), Filippo Pollini (Benoît), Alessandro Blasioli (Alcindoro) e Ivan Merlo (Parpignol).
La band: Alessandro Cosentino, Federico Galieni e Gabriele Palumbo violini; Luca Zannoni tastiere; Riccardo Almagro chitarre; Christian Pepe basso; Tommy Ruggero batteria.
L’ensemble di danzatori e attori: Alessandro Arcodia, Alessandro Braga, Martina Cicognani, Michael D’Adamio, Francesca De Lorenzi, Giovanni Magno, Giorgia Massaro, Chiara Nicastro, Silvia Tortorella.
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