Modena

Lo splendore del violino: Laura Marzadori e Olaf John Laneri il 13 novembre illuminano Beethoven e Grieg

I due musicisti tornano all’Auditorium Biagi per il quarto concerto del ciclo Beethoven. Ad introdurre, Valentina Anzani, astro in ascesa della nuova generazione di divulgatori musicali.

Marzadori

MODENA – Ci aspetta una giornata di grande musica, lunedì 13 novembre all’Auditorium Biagi  (Attenzione! non all’Ex Cine-Teatro Arena, come precedentemente comunicato).

Alle ore 18.30 la musicologa e divulgatrice Valentina Anzani, fondatrice di OperaMeet, ci introdurrà alla serata con l’intervista/conferenza – che vedrà la partecipazione anche di Laura Marzadori e Olaf Laneri – dal titolo “Di luci, di ombre, di malinconia”. L’ingresso all’incontro è libero.
Dopo la conferenza, alle 19.30 circa, avremo il piacere di riprendere la consuetudine – lungamente interrotta dal periodo Covid – dei buffet aperitivo, con degustazione di prodotti di eccellenza del territorio (tra cui stagionature di Parmigiano a cura di Malandrone 1477 e vini modenesi premiati dal Gambero Rosso 2023). E’ gradita la prenotazione via mail a segreteriagmimo@gmail.com. Il costo è di 10 euro, gratuito per gli abbonati con formula Poinoncipensopiù alla stagione dei concerti 2023-2024.

Alle ore 20.30, il concerto. Laura Marzadori, primo violino del Teatro alla Scala di Milano e Olaf John Laneri tornano a Modena per il quarto concerto del ciclo dedicato all’esecuzione delle dieci sonate per violino e pianoforte di Beethoven. E’ un sodalizio artistico di lunga data quello che lega i due musicisti, e che ha scritto pagine memorabili della storia recente di GMI Modena. Dal riconoscimento al prestigioso premio Busoni di Bolzano per Olaf Laneri al primo premio al concorso Città di Vittorio Veneto per Laura Marzadori, sono innumerevoli i successi che hanno caratterizzato le loro intense carriere, divise tra attività solistica, cameristica e attenzione verso i giovani.

A questo link: https://youtu.be/WUUKBjJFU3M la video-presentazione del concerto.

il programma

Ludwig van Beethoven (1770 – 1827)
Sonata per violino e pianoforte n. 6 in la maggiore, op. 30 n. 1

Sonata per violino e pianoforte n. 7 in do minore, op. 30 n. 2

Edward Grieg (1843 – 1907)
Sonata n. 3 in do minore per violino e pianoforte, op. 45

info

Biglietto 13 euro
Ridotto (minori di 26 anni e studenti Conservatorio Vecchi-Tonelli) 5 euro
Biglietteria su luogo di concerto, lunedì 13 novembre dalle ore 19.30
Prevendita online su liveticket.it

intorno al programma 
Beethoven scrisse le sue prime tre sonate per violino e pianoforte, l’op. 12, nel 1797-98. Le successive sei apparvero all’inizio del 1803. Un arco di tempo, quindi, piuttosto ristretto: nove sonate per violino e pianoforte per un compositore poco più che trentenne! Si tratta di composizioni che – con la significativa eccezione della sonata op. 47, “a Kreutzer” – non sono altamente rappresentative dello spirito di ricerca più avanzato di Beethoven, ma vedono l’autore, in un certo senso, condizionato dalle regole del consumo musicale del suo tempo.
Sebbene ci riferiamo a queste dieci opere come “sonate per violino”, nelle partiture originali l’intestazione riporta l’indicazione “per fortepiano e violino” (e non il contrario). In queste dieci sonate, Beethoven esplora i modi e i mezzi per combinare due voci di massa sonora disuguale in una maniera coerente e funzionale alla drammaturgia sonora: “un colloquio di reciproco arricchimento”, nelle parole di Louis Biancolli. A Vienna, Beethoven era rinomato per le sue abilità di pianista-virtuoso ma grazie agli studi di gioventù aveva anche profonda familiarità con il violino, si trovava quindi nella posizione ideale per esplorare le potenzialità espressive e le sfide tecniche di entrambi gli strumenti. Il violino stava anche subendo una notevole evoluzione tecnica e costruttiva (manico, tastiera e corde più lunghi; ponte più alto; maggiore tensione sulle corde), con conseguente maggiore estensione e volume del tono. Questi non passarono inosservati a Beethoven, che pose allo strumento esigenze tecniche sempre crescenti.
La Sonata op. 30 n. 1 è articolata in tre movimenti di dimensioni contenute. L’Allegro che apre la composizione è in una regolare forma sonata, con un garbato dialogo fra gli strumenti e un materiale tematico di studiata eleganza, non privo di reminiscenze mozartiane. L’Adagio, invece – una pagina di tersa cantabilità, con una sezione interna più agitata – è debitore a Haydn per un certo manierismo espressivo. Chiude la sonata – al posto dell’avveniristico primo finale, poi destinato alla Sonata “a Kreutzer” – un movimento che, nel gusto rococò, è concettualmente disimpegnato già nella sua forma: il tema con variazioni. La Sonata op. 30 n. 2 è un lavoro pieno di drammaticità, passione, potenza e dalla portata quasi sinfonica. Il primo movimento si apre con un soggetto oscuramente misterioso, quasi minaccioso. Il secondo tema in mi bemolle maggiore, fortemente contrastante, simile a una marcia ma giocoso, è introdotto dal violino. Il movimento lento è di una bellezza paradisiaca. Il movimento dello scherzo è spiritoso, giocoso, pieno di irregolarità ritmiche e umorismo rude. Il finale ritorna in do minore e, insolitamente per un’opera di grandi dimensioni che si apre nella tonalità minore, termina anche in minore. La tensione drammatica implacabile e il conflitto emotivo segnano questo movimento senza compromessi.

Conoscitore attento e scrupoloso della letteratura romantica europea e studioso delle raffinatezze strumentali di Wagner e di Liszt, Grieg non può classificarsi come un imitatore di stili altrui e seguace di mode estranee allo spirito del folklore norvegese. Egli fu un melodista eccellente e di inesauribile gusto inventivo: lo dimostrano alcuni dei sessantasei Pezzi lirici per pianoforte, numerosi Lieder per voce e pianoforte, il Concerto in la minore per pianoforte e orchestra e le due incantevoli, anche, se disuguali, suites del Peer Gynt. Anche la Sonata in do minore per violino e pianoforte non si discosta dal sentimentalismo melodico, terso e fragrante, tipico della personalità di Grieg. Essa fu scritta tra il 1886 e il 1887 (è la terza e ultima delle sonate per questi due strumenti) e fu immediatamente popolare tra professionisti e non, tanto da vendere circa 1500 copie nel giro di pochi mesi. Il primo tempo (Allegro molto e appassionato) è estremamente variabile nei coloriti armonici, con il pianoforte che guida e anima gli slanci violinistici, conclusi da un presto vivace e brillante. Distesamente cantabile, meditativo e dolce è il discorso della Romanza centrale, mentre il terzo tempo (Allegro animato) si distingue per una verve strumentale di piacevole risonanza cameristica, ben calcolata nei “crescendo” fino al prestissimo finale.

Laura Marzadori, nata a Bologna il 9 gennaio 1989, vince a soli 25 anni il concorso internazionale per primo violino di spalla dell’Orchestra del Teatro alla Scala di Milano con giudizio unanime della commissione presieduta da Daniel Barenboim e in questo ruolo ha collaborato con i più grandi direttori al mondo tra i quali Daniel Barenboim, Riccardo Chailly, Daniele Gatti, Daniel Harding, Antonio Pappano, Zubin Mehta e Myung-whun Chung. Oltre all’impegno alla Scala prosegue nell’attività solistica che la vede collaborare con direttori di fama e tenere concerti in tutto il mondo (Stati Uniti, Spagna, Austria, Repubblica Ceca, Ucraina, Germania, Svizzera, Uruguay, Teatro Coliseum di Buenos Aires, Konser Salonu di Instanbul, India e Auditorium Parco della Musica a Roma). Appassionata di musica da camera ha suonato assieme a Salvatore Accardo, Pavel Berman, Rocco Filippini, Mario Brunello, Bruno Canino, Antonio Meneses, Antony Pay, Andrea Lucchesini e Bruno Giuranna e recentemente con diversi colleghi della Scala. A febbraio 2018 si è esibita al Teatro Grande di Brescia. in Trio e in Quintetto con il celebre direttore Myung Whun Chung al pianoforte. Nel 2007 ha fondato insieme alle sorelle Sara e Irene il trio delle Sorelle Marzadori con cui si cimenta nel miglior repertorio per trio d’archi ricercando e proponendo anche brani meno eseguiti come la Serenata per archi di Leone Sinigaglia. Nel 2010 ha eseguito in anteprima mondiale a New York il concerto per violino e orchestra in La magg. P.49 di Respighi, che ha inciso per NAXOS. Nel 2012, con l’Orchestra Città di Ferrara diretta da Marco Zuccarini, ha eseguito in anteprima italiana, il concerto per violino e orchestra di Ermanno Wolf Ferrari, registrato dal vivo e inciso per Tactus e nel 2013 il concerto per violino Op.20 di Leone Sinigaglia uscito con etichetta TACTUS. Ha inoltre inciso due concerti inediti di Tartini con l’Orchestra da camera Ferruccio Busoni diretta da Massimo Belli. Si è imposta giovanissima all’attenzione di pubblico e critica vincendo a soli 16 anni il più importante concorso violinistico nazionale: il Premio “Città di Vittorio Veneto” e aggiudicandosi importanti riconoscimenti in concorsi internazionali. Nel 2013, col Trio AMAR, assieme a Leonora e Ludovico Armellini, ha ricevuto il “XXXII Premio Abbiati” dedicato a Piero Farulli. Suona un violino Giuseppe Fiorini del 1925.

Olaf John Laneri nasce a Catania da padre siciliano e madre svedese, termina brillantemente gli studi a Verona e quindi si perfeziona in Italia e all’estero per poi conseguire la qualifica di Master all’Accademia Pianistica di Imola. Dopo diverse vittorie in competizioni nazionali, risulta laureato ai concorsi internazionali di Monza, di Tokyo e di Hamamatsu; nell’estate del 1998 vince la cinquantesima edizione del prestigioso concorso “F. Busoni” di Bolzano (II premio ‘con particolare distinzione’; il I premio non viene assegnato). Delle sue Variazioni di Brahms sopra un Tema di Paganini, unica esecuzione di un italiano inserita nel CD pubblicato per festeggiare il Cinquantesimo del concorso Busoni, A.Cohen scrive nell’ International Piano:  “La migliore esecuzione dal vivo che abbia mai sentita”. È presente in rinomate stagioni in Italia e in Europa come solista e con orchestra (Pomeriggi Musicali di Milano, Orchestra dell’Arena di Verona, Symphony Orchestra di Tokyo, Filarmonica di Montecarlo), collaborando con direttori quali Lawrence Foster, Tomas Hanus, Lior Shambadal. Ha suonato al Festival di Brescia e Bergamo, al Teatro Olimpico di Vicenza, al Teatro Bellini di Catania, alla Sagra Malatestiana di Rimini, alla Sagra Musicale Umbra, al Palazzo del Quirinale a Roma, al Tiroler Festspiele in Austria, alla Radio della Svizzera Italiana a Lugano, al Festival della Ruhr, alla Herkulessaal e al Gasteig di Monaco, per la Deutsche Rundfunk, alla Salle Gaveau e per Radio France a Parigi, in Salle Molière a Lione, al Festival Chopin in Polonia, al Festival di Gijón, all’Opéra di Montecarlo, al Rudaki Hall di Tehran. É stato invitato a suonare all’inaugurazione della Biblioteca della Sala Borsa di Bologna, e a Berlino per la chiusura della mostra dedicata ai disegni (per la prima volta riuniti) di Botticelli sulla Divina Commedia di Dante. Un posto di rilievo nel suo repertorio occupa la figura di Beethoven, autore quasi sempre presente nei programmi concertistici; ha, nello scorso 2019, terminato la quarta esecuzione integrale del corpus delle 32 Sonate in otto concerti per il pubblico di Alessandria, dopo averle proposte a Bologna, Modena e Udine. L’interpretazione del Secondo Concerto di Brahms con i Berliner Symphoniker in tournée in Italia gli ha procurato nel 2007 l’invito con lo stesso concerto alla Sala Grande della Philharmonie di Berlino. Nel novembre 2015 è uscito un cd con musiche di Brahms (Ballate op.10, Variazioni sopra un Tema di Paganini op.35, Klavierstücke op.76) per la Universal, e nel settembre 2019 un’altra registrazione con il Trio Gustav dei due Trii di Mendelssohn (Trii op.49 e op.66) per la Da Vinci. È docente di pianoforte presso il Conservatorio di musica di Venezia. Suona in Duo con la violinista Laura Marzadori e nel Trio Gustav con il violinista Francesco Comisso e il violoncellista Dario Destefano.

Valentina Anzani, Dottore di ricerca, critico musicale, da anni investiga il panorama operistico del Settecento nella sua dimensione sociale, con particolare riferimento al ruolo dei cantanti evirati nella cultura europea. All’attività scientifica affianca l’osservazione e l’elaborazione di nuove strategie di divulgazione per la musica d’arte (con particolare attenzione al mondo dei social networks e delle nuove tecnologie). Con la sua Start-up, ha creato l’app OperaMeet, il primo social network che crea community tra il pubblico dell’opera e informa sulla programmazione. Nel 2016 è stata insignita del Research Award dello Handel Institute (UK) per i propri studi su Antonio Bernacchi, ora disponibili in una monografia pubblicata dalla Libreria Musicale Italiana di Lucca (Il castrato Antonio Bernacchi: virtuoso e maestro di canto bolognese, 2022). Al momento è ERC Research Fellow presso l’Instituto Complutense de Ciencias Musicales di Madrid e assegnista di ricerca presso l’Università di Parma.

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Pubblicato da
Roberto Di Biase

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