Il progetto si articola in quattro “microdrammi”, ogni sera è possibile vederne due: giovedì 24 alle ore 21.00 vanno in scena Teatro d’Eccezione: La tristezza e Teatro d’Eccezione: Il soggetto asociale; venerdì 25, ore 21.00, Teatro d’Eccezione: Futuro e Teatro d’Eccezione: Gli alberi; sabato 26 alle ore 19.00 di nuovo Teatro d’Eccezione: La tristezza e Teatro d’Eccezione: Il soggetto asociale e infine domenica 27, ore 19.00, Teatro d’Eccezione: Futuro e Teatro d’Eccezione: Gli alberi.
Lisandro Rodríguez, classe 1980, è tra le voci più originali e incisive di un teatro che si interroga e rimescola le convenzioni della messa in scena a partire da una profonda riflessione politica e poetica. Il regista ha guidato gli attori di Microdrammi in scena in un lungo percorso di alta formazione della durata di 600 ore, da novembre 2020 ad aprile 2021: in questi mesi hanno lavorato insieme per analizzare le tappe che, dalla composizione drammaturgica, portano a un allestimento.
Il progetto ha quindi mosso i primi passi nelle aule della Scuola Iolanda Gazzerro di ERT: il punto di partenza è stato quello di dispiegare intorno alla parola “eccezione”, risonanze, domande, immagini, contraddizioni, indagini, riflessioni, per cominciare a produrre materiali scenici. La premessa del lavoro è stato lo scambio, il pensare con gli altri, ma anche la possibilità di costruire una propria poetica e modi particolari che offrano a ogni attore e spettatore, autonomia nello sguardo e pensiero critico.
Lo Stato di eccezione, nel diritto costituzionale, è un regime di emergenza che può essere dichiarato dal governo di un paese in situazioni speciali. Di solito è considerato come una misura temporanea e straordinaria. Lo Stato di eccezione è la forma giuridica di ciò che non può avere una forma giuridica. Che posto ha il teatro in questo quadro? In che modo può diventare possibile? Si può pensare a un teatro d’eccezione, una recitazione d’eccezione?
Il lavoro nasce come un laboratorio per pensare, indagare e dialogare scenicamente con il nuovo paradigma mondiale che sta prendendo forma dalla pandemia. Questo scenario chiude i confini di quasi tutti i paesi e ci obbliga a obbedire a certe regole, protocolli di igiene, di circolazione negli spazi pubblici e privati, di comportamenti, di legami… Quali segni, quali ferite apre in noi? Dove ci trafigge, dove ci ferisce? Cosa e chi ci interessa? È possibile aprire una fessura dove il linguaggio, e l’arte performativa in particolare, possa dialogare con la situazione attuale? Dove troviamo la teatralità in questo nuovo mondo?
Note di regia di Lisandro Rodríguez
Bisogna affondare, toccare il fondo, ricominciare, dare, offrire, reinventare il senso del galleggiamento. Andare verso l’abisso del protocollo, al centro stesso, abissarsi: la burocrazia. Toccarsi a distanza, interagire, scambiarsi, guardarsi, vedersi. La storia cambia, i personaggi, lo scenario. Ma il sogno, il tema intendo, è lo stesso: la conversazione.
È tempo di ripensare questa morte breve, queste forme non così nuove, certo, ma travestite ora da qualcos’altro. Prima gli schermi, ora i nuovi schermi, domani gli asteroidi. Uno spazio e un linguaggio che perdono la loro forma e anche noi, altrettanto fuori orbita. La scena conosciuta cambia e dovremo stare attenti a quei segni vitali. La meccanica non è più divertente, tanto meno la parodia, per non parlare del politicamente scorretto.
Siamo responsabili della luce, della forma, della collocazione dei mobili fatti con le nostre stesse mani, non proprio asettiche, del paesaggio, del riempimento, soprattutto degli spazi condivisi.
Saremo una scena finché tutto rimarrà così confuso. Più confusione, più arte: questa non è un’affermazione, è piuttosto una domanda.
Saremo allora una scena errante, nomade, imperfetta, fragile, precaria. Una scena di recitazione tenera, patetica, problematica, poetica, quella che agisce con le parole, con il gesto, con la sopraffazione, con l’impossibilità, con ciò che rappresenta il proprio corpo. Una scena più errante che provata. Più personale che professionale. Una scena meno modulata. Una scena d’azione nel presente, paradossale, inutile, tanto necessaria quanto inservibile. Si parla di tristezza, sogni, utopie, alberi, si parla del futuro, e di tutto al tempo stesso. Una scena prescindibile, effimera, non catturabile, che lascia da parte l’insopportabile, prestandoci attenzione, nascendo con una data di scadenza.
Giovedì 24 e sabato 26 giugno
Teatro d’Eccezione: La tristezza
con Marco De Francesca, Serena De Siena, Raffaele De Vincenzi, Lisa Lendaro, Eleonora Longobardi, Nika Perrone
La tristezza è un essere, un passaggio, un’attesa, un modo di ascoltare.
La tristezza è uno stato d’animo che si manifesta in modi diversi quando si verificano certi eventi, generalmente sfavorevoli. Questo stato può essere espresso o rivelato attraverso il pianto, la depressione, il pessimismo, la compulsione nel parlare, anche la rabbia o il silenzio. In generale sono stati di insoddisfazione. È anche un modo di capire e guardare il mondo. Un modo di legare.
In La tristezza, i legami sono determinati dal denaro. Ogni desiderio o bisogno si paga, ha un prezzo, si manifesta e si determina nella volontà dell’altro; si impone, si proietta in modo affermativo.
Malinconia è anche un racconto di Cechov pubblicato nel 1886 in una rivista russa.
La tristezza non riguarda il dolore di una perdita irreparabile, ma la tristezza infinita prodotta dall’impossibilità di condividere.
Giovedì 24 e sabato 26 giugno
Teatro d’Eccezione: Il soggetto asociale
con Eleonora Angioletti, Marco De Francesca, Federico Ghelarducci, Manfredi Messana, Martina Querini
Il soggetto asociale è qualcuno che è “fuori posto”, che ha difficoltà a connettersi con la società, con ciò che lo circonda.
Il soggetto asociale potrebbe svolgersi in un ufficio improvvisato.
Scrivanie, cubicoli, carte, porte che non portano da nessuna parte.
Nessuno sa veramente cosa fare o per chi, ma c’è davvero un essere e un fare, un vagare, un dire, un tentativo di comprensione.
In Il soggetto asociale emerge uno spazio fantastico e immaginario, quello dei sogni ad occhi aperti, dell’immaginazione di altre vite possibili. La distinzione tra una realtà quotidiana a cui i personaggi sono legati e un altro spazio desiderato: quello dell’avventura, della trasgressione, della futilità e dello straordinario.
Venerdì 25 e domenica 27 giugno
Teatro d’Eccezione: Futuro
con Letizia Bravi, Giorgio Castagna, Marco De Francesca, Alice Guarente, Ivo Randaccio, Agostino Rocca
Il futuro è tutto ciò che non è ancora accaduto. Cosa succederà dopo questo istante. Cosa sta arrivando. Quello che non sappiamo. Ciò che la società chiede di avere risolto, previsto, pianificato e non accade mai come lo immagina.
Il futuro è vissuto in uno stato tra l’euforico e l’insonne, con la smania di costruire un futuro secondo le credenze, le teorie, il passato e le ambizioni.
Futuro potrebbe svolgersi in una sacrestia clandestina.
In Futuro manifesta ciò che causa rabbia, dolore, contraddizione, ipocrisia e negazionismo.
Futuro è la violenza esplicita e la nozione morale di un’epoca.
Futuro è la cultura attraversata dalla religiosità dei nostri atti.
Venerdì 25 e domenica 27 giugno
Teatro d’Eccezione: Gli alberi
con Eleonora Angioletti, Letizia Bravi, Giorgio Castagna, Marco De Francesca, Serena De Siena, Raffaele De Vincenzi, Federico Ghelarducci, Alice Guarente, Lisa Lendaro, Eleonora Longobardi, Manfredi Messana, Nika Perrone, Martina Querini, Ivo Randaccio, Agostino Rocca
Gli alberi sono piante che hanno un’altezza media tra i quarantacinque e i sessantatré metri, anche se l’albero più alto del mondo è alto centoquindici metri. Crescono da un seme che immagazzina energia al suo interno per attivare la crescita delle prime radici, del fusto e delle foglie; quando muoiono continuano a dare vita non solo per l’uso che si può fare del loro legno, ma anche perché preparano il terreno quando si decompongono per accogliere meglio i loro successori.
Gli alberi sono un incontro faccia a faccia. Potrebbe svolgersi durante un compleanno, un cocktail party, una conferenza, ma Gli Alberi non è nessuna di queste cose.
In Gli Alberi c’è solo lo spazio per dire ciò che non poteva essere detto in un altro momento.
È l’esperienza di ciò che accade con i corpi in scena e gli spettatori, mettendo in tensione l’idea di recitazione, di narrazione, di esperienza scenica.
Lisandro Rodríguez (1980), regista e attore argentino impegnato in una ricerca permanente di nuovi linguaggi e formati teatrali, rifiuta la convenzionalità del palcoscenico e la divisione tra spettatori e attori, promuovendo la creazione collettiva. Nel 2004 Rodríguez ha fondato il centro di ricerca e di produzione scenica Elefante Club de Teatro (recentemente rinominato Estudio Los Vidrios), con cui ha dato vita ai suoi spettacoli e a molte attività collaterali, a partire dalla didattica, che gli ha permesso di conquistarsi una riconoscibilità internazionale.
Ha condotto numerosi laboratori di sperimentazione scenica in diverse parti del mondo (Uruguay, Perù, Francia, Cile, Spagna), in cui ha prodotto spettacoli, attività teatrali e formative.
Teatro d’eccezione foto di Riccardo Frati
Teatro Ermanno Fabbri
via Minghelli 11 – Vignola
dal 24 al 27 giugno
Teatro d’Eccezione
regia e drammaturgia Lisandro Rodríguez
con Eleonora Angioletti, Letizia Bravi, Giorgio Castagna, Marco De Francesca, Serena De Siena,
Raffaele De Vincenzi, Federico Ghelarducci, Alice Guarente, Lisa Lendaro, Eleonora Longobardi,
Manfredi Messana, Nika Perrone, Martina Querini, Ivo Randaccio, Agostino Rocca
produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione – collegata al corso Perfezionamento attoriale: Microdrammi in scena cofinanziato dal Fondo Sociale Europeo, Regione Emilia-Romagna
giovedì 24 ore 21.00
Teatro d’Eccezione: La tristezza
Teatro d’Eccezione: Il soggetto asociale
venerdì 25 ore 21.00
Teatro d’Eccezione: Futuro
Teatro d’Eccezione: Gli alberi
sabato 26 ore 19.00
Teatro d’Eccezione: La tristezza
Teatro d’Eccezione: Il soggetto asociale
domenica 27 ore 19.00
Teatro d’Eccezione: Futuro
Teatro d’Eccezione: Gli alberi
durata: 2 ore più intervallo (1 ora circa ogni microdramma)
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