Una storia come tante, un ragazzo normale con un gran talento per il pugilato. Mellara e Rossi sono partiti da qui per girare L’incontro, un cortometraggio sulla vita semplice di un sedicenne marocchino dall’accento italiano, residente in Italia, che lotta per avere la cittadinanza.
Amin, nell’ora prima di un decisivo incontro di boxe, vedrà passare nel proprio spogliatoio tanti amici, come l’avvocatessa che lo aiuta nelle pratiche della cittadinanza o la chiassosa famiglia con i problemi di tutti i giorni: buone o assurde compagnie che sembrano volerlo distogliere dall’incontro decisivo.
In un aprirsi e chiudersi di porte, di scena in scena, in palestra, in bagno, davanti allo specchio o a testa bassa, sul ring come su un palcoscenico, Amin si appresta a colpire la milza dell’avversario. Il burbero allenatore lo ammaestra, lo esorta alla concentrazione, mentre fuori dalla stanza il tempo accelera, il pubblico rumoreggia. Tutto accade in un’ora, ma sembrano minuti.
Fuori dalla solita retorica di un film sui migranti, i registi hanno voluto realizzare una commedia variopinta che diluisca l’amarezza di una storia semplice. Riuscirà Amìn a battere il famigerato ghanese, che lo aspetta sul ring e “pesta duro”? Girato nella palestra popolare del TPO a Bologna, dove si svolge, L’incontro si inserisce allegramente nella frenesia un po’ forzosa delle nostre vite, portando lo spettatore a riflettere con un sorriso sulle tematiche sociali più scottanti e attuali, come quella dell’ottenimento della cittadinanza italiana.
Escluso il professionista Bob Messini, bravissimo nei panni di un allenatore tenace, gli attori sono stati tutti recuperati da contesti simili a quello del film.
Dopo una lunga e difficoltosa ricerca, alla fine sono arrivati Amin, Edo, Fatima e Fatima, Nezha, Younes, Yussra, provenienti dalla stessa polisportiva Hic Sunt Leones che gestisce il TPO, dalle scuole superiori e dall’università di Bologna, e dal centro teatrale MET (Cantieri Meticci) che accoglie giovani attori di tutto il mondo.
L’Incontro è una storia di sport e, in parte, una storia di redenzione. Non tutte le partite possono essere vinte, ma tutte – come insegna Amin – possono essere giocate. Così, nell’attesa della cittadinanza, il ragazzo si prepara all’incontro decisivo, esce fuori, entra sul ring – e chissà se vincerà.
Michele Mellara e Alessandro Rossi, eclettici registi che spaziano dal teatro al documentario, collaborano stabilmente da oltre quindici anni. Entrambi laureati con lode al DAMS, Mellara è diplomato alla LIFS (London Film School). Nel loro percorso artistico hanno avuto modo di collaborare con vari scrittori, tra cui Loriano Macchiavelli, Ermanno Cavazzoni, Paolo Nori ed Emidio Clementi.
Autori anche per opere altrui, non hanno disdegnato di scrivere per la televisione (La Squadra, per Rai3).
Il loro ultimo documentario, I’m in love with my car, ha ottenuto il contributo MEDIA per lo sviluppo, il supporto del Piemonte Doc Fund e quello della Regione Emilia Romagna; è stato preso in listino – unico titolo italiano – da un prestigioso distributore internazionale, First Hand Film, ed è stato presentato in anteprima mondiale all’ultimo Biografilm, nell’ambito dell’omaggio che il festival ha tributato ai due autori.
Hanno scritto e diretto il loro primo film, Fortezza Bastiani, che si è aggiudicato il Premio Solinas per la miglior sceneggiatura ed è stato selezionato nella cinquina del David di Donatello come Miglior regista esordiente.
Dal 2003 si sono inseriti nel mondo del cinema-documentario, venendo distribuiti in oltre 50 paesi e vincendo molti premi e festival. Sono tra i pochissimi documentaristi ad avere avuto una circuitazione cinematografica in sala: God save the green, ad esempio, è stato distribuito dalla Cineteca di Bologna che lo ha editato anche in Home Video con un esclusivo booklet. Tra i fondatori di D.E.R (associazione documentaristi dell’Emilia-Romagna) e di Doc It (documentaristi italiani), hanno fondato la casa di produzione Mammut Film con Francesco Merini e Ilaria Malagutti. Sono professori a contratto all’Università di Bologna e tengono seminari e corsi specifici. Il loro prossimo film di finzione, Paradais, è in fase di sviluppo.
Il Premio MigrArti raccoglie le produzioni vincitrici del bando del Mibact – Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo – per la promozione di progetti cinematografici capaci di contribuire alla valorizzazione delle culture delle popolazioni immigrate in Italia, anche nell’ottica dello sviluppo, del confronto e del dialogo interculturale. I lavori (cortometraggi e documentari) in concorso, il premio e il progetto MigrArti saranno presentati a Venezia dal Ministro Dario Franceschini nel corso di una conferenza stampa il giorno 30 Agosto 2017, presso l’Italian Pavillion – Sala Tropicana, all’interno dell’hotel Excelsior.
Sinossi
E’ la giornata più importante nella vita di Amin: oggi avrà luogo l’incontro di boxe per il titolo juniores. Incontro per il quale a lungo si è preparato. O la va o la spacca.
Amin è un ragazzino di origine marocchina – teen ager come gli altri – preso d’assalto dalle fragilità e dalle timidezze tipiche dell’adolescenza.
Siamo nell’ora antecedente l’incontro, in una palestra popolare di Bologna, e Amin, aiutato dal suo burbero allenatore, dovrebbe concentrarsi prima di entrare sul ring. Ma sembra proprio che nessuno lo voglia lasciare in pace. Gli si presentano, inattesi e invadenti, un amico truffaldino che cerca di rubare i soldi allo squattrinato allenatore, un altro compagno d’avventure che è stato sgombrato dalle forze dell’ordine dall’alloggio provvisorio nel quale viveva con la famiglia, la famiglia di Amin con madre e sorelle al seguito che, come un tornado, portano in palestra i problemi di casa, e come se non bastasse, anche l’avvocato che sta seguendo la richiesta di Amin per l’ottenimento della cittadinanza italiana. Tutti gli chiedono qualcosa, lo interrogano, lo scuotono, lo allontanano dal silenzio di concentrazione di cui avrebbe bisogno, e la realtà assedia vorace il mondo della palestra incapace di arginare una tal potenza d’urto.
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