BOLOGNA – Perché è utile (e giusto) pagare le tasse. Un manuale chiaro, ricco di dati e informazioni per sfatare il mito liberista che avvantaggia solo i più ricchi.
Oggi, i più abbienti possono disporre ancora di buone cure, buona formazione, buoni servizi, migliorando così la propria qualità di vita e di posizionamento sociale; mentre per gli altri, che sono la stragrande maggioranza delle persone, tutto è peggiorato (poco o tanto a seconda dei paesi): la sanità, l’assistenza, i trasporti, la scuola, l’università… Compresa, dunque, anche la possibilità di migliorare e di mettersi in concorrenza con i più ricchi per occupare posizioni sociali di rilievo.
E allora? Allora vale la pena di fare una battaglia culturale per strappare il velo. Bisogna riscoprire che le tasse, per quanto sia fastidioso pagarle, hanno una doppia utilità, collettiva e individuale: collettiva perché finanziano i servizi pubblici; e servizi ampi e efficienti producono ricchezza, rendono la società meno ansiogena, meno divisa, con meno attriti e invidie sociali, garantendo a tutti un livello dignitoso di qualità della vita; individuale perché se vivi in un mondo dove anche gli altri stanno bene, in realtà hai meno problemi anche tu.
Se paghi 60 euro in meno di tasse e poi ne devi sborsare 100 per l’assicurazione privata, perché la sanità pubblica non funziona più, non hai guadagnato 60 euro: ne hai persi 40. Noi europei abbiamo conquistato una invidiabile qualità della vita grazie all’uso delle tasse per sanità, scuola, assistenza, emancipazione sociale. Poi, però, ci siamo lasciati abbindolare dalla favola secondo la quale abbassare le tasse all’infinito, anche a costo di distruggere i servizi pubblici, aiuta la crescita e il benessere di tutti.
Era una bufala. Il risultato infatti è che oggi le persone molto ricche stanno benissimo e pagano meno tasse degli altri. Le multinazionali incassano denari a iosa e pagano un’inezia.
Il peso maggiore delle tasse è sul ceto medio. La povertà cresce. Lo Stato sociale è arrivato ovunque a un punto di rottura. Molti cittadini hanno perso la fiducia nella democrazia e, per di più, mancano le risorse pubbliche per fronteggiare l’invecchiamento della popolazione, il cambiamento del clima, la transizione energetica, gli effetti delle tecnologie sull’occupazione.
Il peso maggiore delle tasse è sul ceto medio. La povertà cresce. Lo Stato sociale è arrivato ovunque a un punto di rottura. Molti cittadini hanno perso la fiducia nella democrazia e, per di più, mancano le risorse pubbliche per fronteggiare l’invecchiamento della popolazione, il cambiamento del clima, la transizione energetica, gli effetti delle tecnologie sull’occupazione.
Che fare? Il primo passo è una battaglia culturale per svelare l’inganno, contestare chi racconta bugie e spingere i governi ad agire di conseguenza: solo se si batte l’evasione, le tasse si possono attenuare su chi le paga. Ma, soprattutto, bisogna ricordare che le tasse, per quanto fastidiose, sono il bene senza il quale perderemo la nostra qualità della vita e non avremo i mezzi per affrontare le sfide del futuro.
Roberto Seghetti è un giornalista che si occupa di economia e di politica (nell’ordine, ha lavorato nelle redazioni di Agi, Paese Sera, Il Messaggero, Panorama). È stato Segretario dell’Associazione Stampa Romana e dirigente della Federazione della stampa. Portavoce per le Finanze al ministero dell’Economia dal 2006 al 2008. È stato direttore del master di giornalismo presso l’università Lumsa e poi, dal 2010 al 2013, capo dell’ufficio stampa del Pd. Ha pubblicato saggi sul tema dell’informazione.
Per info ufficiostampa@nutrimenti.net
Mercoledì 9 OTTOBRE ore 18
Feltrinelli – Piazza Ravegnana, 1 Bologna
Roberto Seghetti presenta
Le tasse sono utili
intervengono
Pierluigi Bersani e Massimo Giannini