BOLOGNA – Un’esperienza di visione per uno spettacolo sui conflitti. Torna in scena “Le amarezze”, che cala lo spettatore nella disturbante “esperienza” dell’incontro con una famiglia molto particolare in cui si rispecchia il mondo intero. Si tratta del primo testo di Bernard-Marie Koltès, rappresentanto per la prima volta in Italia nello spettacolo di Andrea Adriatico. Un bambino e tutto il mondo intorno: la famiglia, il paese, la vita, la morte, i continui litigi che scuotono la casa. Sono i primi anni di vita di Maksim Gor’kij che lo scrittore russo racconta nel romanzo autobiografico “Infanzia”, che il 22enne Koltès scompone e ricompone per il suo primo testo teatrale scritto e rappresentato nel 1970: un mosaico di frammenti di vita, cupo e grottesco. In scena una nutrita compagnia composta da Olga Durano Marco Cavicchioli, Anas Arqawi, Michele Balducci, Innocenzo Capriuoli, Ludovico Cinalli, Nicolò Collivignarelli, Alessio Genchi, Sofia Longhini, Giorgio Ronco, Myriam Sokoloff. L’appuntamento con “Le amarezze” è a Teatri di Vita (via Emilia Ponente 485, Bologna; tel. 333.4666333; teatridivita.it), martedì 10 e mercoledì 11 dicembre alle ore 21. I posti per ciascuna replica sono limitati.
Lo spettacolo “Le amarezze”, prodotto da Teatri di Vita, è all’interno della stagione “Cromosomi teatrali”, realizzata con il contributo del Comune di Bologna, della Regione Emilia Romagna e del Ministero della Cultura.
Un ragazzo al centro di un vortice di relazioni familiari e sociali, come in un sogno oscuro e indecifrabile, lacerato dai conflitti, dagli slanci dell’esistenza e dai presagi di morte: così il 22enne Bernard-Marie Koltès, nel 1970, ricostruiva per il teatro il romanzo autobiografico di Maksim Gor’kij “Infanzia”. Dovevano passare ancora sette anni prima che lo sconvolgente debutto di “La notte poco prima della foresta” ad Avignone off lo lanciasse come uno dei più importanti drammaturghi francesi, che ha lasciato il segno con opere come “Lotta tra negro e cani”, “Nella solitudine dei campi di cotone” e “Roberto Zucco”, prima di morire di Aids nel 1989, a soli 41 anni.
Andrea Adriatico è stato il primo regista a portare in scena in Italia le opere di Koltès, in una lunga e intensa frequentazione, da quel monologo avignonese (ribattezzato “L’ultima notte”, 1991) a due riduzioni da alcune prose (“Fuga”, 1992, e “Là dove ci si vede da lontano”, 1994), fino a “Il ritorno al deserto”, 2007) e per la prima volta in Italia “Quai ouest” al festival Vie del 2013. Adesso, ancora per la prima volta in Italia, Adriatico esplora il cantiere teatrale adolescenziale di Koltès con “Le amarezze”. Titolo ambiguo, spiegato così dall’autore: “Come l’acido sul metallo, come la luce in una camera oscura, le amarezze si sono abbattute su Alexis Peskov”, il protagonista muto dell’opera, che è il nome vero dello scrittore russo dalla cui autobiografia Koltès ha preso ispirazione, e che scelse come pseudonimo letterario “Gor’kij”, ovvero “L’amaro”.
Così concludeva la presentazione della sua opera e del suo Alexis il 22enne Koltès: “L’hanno aggredito con la violenza e la rapidità della grandine e del vento, senza che un tratto del suo volto abbia avuto un fremito. Stracciato, bruciato, in piedi finalmente, ha fermato gli elementi come si soffia su una candela. E la sua voce ha trafitto il silenzio”.
“Le amarezze” e i conflitti
nel testo giovanile di Bernard-Marie Koltès
torna in scena con la regia di Andrea Adriatico
A Teatri di Vita, Bologna, 10-11 dicembre