Laureati di Parma: profilo e condizione occupazionale nel Rapporto AlmaLaurea 2023

46

PARMA – Il 75,2% dei laureati triennali e l’81% dei laureati di secondo livello occupati a un anno dal titolo; il 92,6% dei laureati di secondo livello occupati dopo cinque anni. Il 90,1% complessivamente soddisfatto dell’esperienza universitaria. Sono solo alcuni dei dati relativi all’Università di Parma contenuti nel Rapporto 2023 sul Profilo e sulla Condizione occupazionale dei laureati presentato ieri dal Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea.

Il Rapporto di AlmaLaurea sul Profilo dei laureati ha analizzato le performance formative di oltre 281 mila laureati del 2022 di 77 università. In particolare, si tratta di 155 mila laureati di primo livello, 94 mila dei percorsi magistrali biennali e 32 mila a ciclo unico.
Il Rapporto di AlmaLaurea sulla Condizione occupazionale dei laureati ha analizzato circa 670 mila laureati, di 78 università, di primo e secondo livello del 2021, 2019 e 2017 contattati, rispettivamente, a uno, tre e cinque anni dal conseguimento del titolo.

IL PROFILO DEI LAUREATI DELL’UNIVERSITÀ DI PARMA

I laureati nel 2022 dell’Università di Parma coinvolti nel XXV Rapporto sul Profilo dei laureati sono 5.404. Si tratta di 2.966 di primo livello, 1.960 magistrali biennali e 478 a ciclo unico.

In questa sede si riporta l’analisi delle performance formative dei laureati di primo livello e dei laureati magistrali biennali.

Cittadinanza, provenienza e background formativo: da fuori regione il 49% dei laureati, a fronte del 24,3% nazionale

La quota di laureati di cittadinanza estera è complessivamente pari al 3,7%: il 4,0% tra i triennali e il 3,8% tra i magistrali biennali.

Il 49,0% dei laureati proviene da fuori regione; in particolare è il 44,7% tra i triennali e il 55,6% tra i magistrali biennali.

È in possesso di un diploma di tipo liceale (classico, scientifico, linguistico, …) il 69,3% dei laureati: è il 64,6% per il primo livello e il 71,7% per i magistrali biennali. Possiede un diploma tecnico il 24,7% dei laureati: è il 27,9% per il primo livello e il 23,6% per i magistrali biennali. Residuale la quota dei laureati con diploma professionale.

Età, regolarità e voto di laurea: 25,5 anni l’età media alla laurea, il 68,2% termina l’università in corso; 103,1 il voto medio di laurea

L’età media alla laurea è 25,5 anni per il complesso dei laureati, nello specifico di 24,4 anni per i laureati di primo livello e di 27,0 anni per i magistrali biennali. Un dato su cui incide il ritardo nell’iscrizione al percorso universitario: non tutti i diplomati, infatti, si immatricolano subito dopo aver ottenuto il titolo di scuola secondaria superiore.

Il 68,2% dei laureati termina l’università in corso: in particolare è il 67,8% tra i triennali e il 72,0% tra i magistrali biennali.

Il voto medio di laurea è 103,1 su 110: 100,4 per i laureati di primo livello e 106,6 per i magistrali biennali.

Tirocini curriculari, esperienze all’estero e lavoro durante gli studi: tirocini riconosciuti per il 79,5% dei laureati

Il 79,5% dei laureati ha svolto tirocini riconosciuti dal proprio corso di studi: è l’83,2% tra i laureati di primo livello e il 79,6% tra i magistrali biennali (valore, quest’ultimo, che cresce al 91,5% considerando anche coloro che l’hanno svolto solo nel triennio).

Ha compiuto un’esperienza di studio all’estero riconosciuta dal corso di laurea (Erasmus in primo luogo) il 6,3% dei laureati: il 4,6% per i triennali e il 6,9% per magistrali biennali (quota, quest’ultima, che sale al 14,3% considerando anche coloro che le hanno compiute solo nel triennio).

Il 66,8% dei laureati ha svolto un’attività lavorativa durante gli studi universitari: è il 68,3% tra i laureati di primo livello e il 68,6% tra i magistrali biennali.

La soddisfazione per l’esperienza universitaria: il 90,1% dei laureati di Parma è soddisfatto, il 71,4% sceglierebbe nuovamente lo stesso corso e lo stesso Ateneo

Per analizzare la soddisfazione per l’esperienza universitaria appena conclusa si è scelto di prendere in considerazione l’opinione espressa dal complesso dei laureati in merito ad alcuni aspetti.

Il 90,4% dei laureati è soddisfatto del rapporto con il corpo docente e l’85,4% ritiene il carico di studio adeguato alla durata del corso. In merito alle infrastrutture messe a disposizione dall’Ateneo, l’89,6% dei laureati che le ha utilizzate considera le aule adeguate. Più in generale, il 90,1% dei laureati si dichiara soddisfatto dell’esperienza universitaria nel suo complesso.

E quanti si iscriverebbero di nuovo all’Università? Il 71,4% dei laureati sceglierebbe nuovamente lo stesso corso e lo stesso Ateneo, mentre il 7,8% si riscriverebbe allo stesso Ateneo, ma cambiando corso.

LA CONDIZIONE OCCUPAZIONALE DEI LAUREATI DELL’UNIVERSITÀ DI PARMA

L’Indagine sulla Condizione occupazionale ha riguardato complessivamente 9.815 laureati dell’Università di Parma. I dati si concentrano sull’analisi delle performance dei laureati di primo e di secondo livello usciti nel 2021 e intervistati a un anno dal titolo e su quelle dei laureati di secondo livello usciti nel 2017 e intervistati dopo cinque anni.

Lavoro, i laureati triennali a un anno dalla laurea: tasso di occupazione 75,2%

L’Indagine ha coinvolto 3.054 laureati triennali del 2021 contattati dopo un anno dal titolo (nel 2022).

Il 63,5% dei laureati di primo livello, dopo il conseguimento del titolo, decide di proseguire il percorso formativo con un corso di secondo livello (marginale la quota di chi si iscrive a un corso triennale). Dopo un anno, il 62,6% risulta ancora iscritto all’università. Per un’analisi più puntuale, pertanto, vengono di seguito fotografate le performance occupazionali dei laureati di primo livello che, dopo l’ottenimento del titolo, hanno scelto di non proseguire gli studi universitari e di immettersi direttamente nel mercato del lavoro.

Isolando quindi i laureati triennali dell’Università di Parma che, dopo il titolo, non si sono mai iscritti a un corso di laurea (35,4%), è possibile indagare le loro performance occupazionali a un anno dal titolo.

A un anno dal conseguimento del titolo, il tasso di occupazione (si considerano occupati tutti coloro che sono impegnati in un’attività retribuita, di lavoro o di formazione) è del 75,2%, mentre quello di disoccupazione (calcolato sulle forze di lavoro, cioè su coloro che sono già inseriti o intenzionati a inserirsi nel mercato del lavoro) è pari al 10,9%.

Tra gli occupati, il 18,5% prosegue il lavoro iniziato prima della laurea, il 21,1% ha invece cambiato lavoro; il 60,4% ha iniziato a lavorare solo dopo il conseguimento del titolo.

Il 28,4% degli occupati può contare su un contratto alle dipendenze a tempo indeterminato, mentre il 38,2% su un contratto alle dipendenze a tempo determinato. Il 10,0% svolge un’attività in proprio (come libero professionista, lavoratore in proprio, imprenditore, ecc.).

Il lavoro part-time coinvolge il 16,0% degli occupati. La retribuzione è in media di 1.328 euro mensili netti.

Ma quanti fanno quello per cui hanno studiato? Si è presa in esame l’efficacia del titolo, che combina la richiesta della laurea per l’esercizio del lavoro svolto e l’utilizzo, nel lavoro, delle competenze apprese all’università. Il 58,5% degli occupati considera il titolo molto efficace o efficace per il lavoro svolto. Più nel dettaglio, il 50,5% dichiara di utilizzare in misura elevata, nel proprio lavoro, le competenze acquisite all’università.

Lavoro, i laureati di secondo livello a uno e cinque anni dalla laurea

I laureati di secondo livello del 2021 contattati dopo un anno dal titolo sono 2.399 (di cui 1.846 magistrali biennali e 553 magistrali a ciclo unico), quelli del 2017 contattati a cinque anni sono 2.174 (di cui 1.525 magistrali biennali e 649 magistrali a ciclo unico).

I laureati di secondo livello a un anno: tasso di occupazione 81% (media Emilia-Romagna 80,7%, media italiana 77,1%)

Tra i laureati di secondo livello del 2021 intervistati a un anno dal conseguimento del titolo, il tasso di occupazione (si considerano occupati quanti sono impegnati in un’attività retribuita, di lavoro o di formazione) è pari all’81,0% (80,0% tra i magistrali biennali e 84,4% tra i magistrali a ciclo unico): 80,7% il dato regionale, 77,1% il dato nazionale. Il tasso di disoccupazione, calcolato sulle forze di lavoro, è pari al 7,4% (8,5% tra i magistrali biennali e 4,1% tra i magistrali a ciclo unico).

Il 16,2% prosegue il lavoro iniziato prima della laurea, il 14,3% ha invece cambiato lavoro; il 69,4% ha iniziato a lavorare solo dopo il conseguimento del titolo. Tra i laureati magistrali biennali tali percentuali sono, rispettivamente, pari a 18,8%, 16,0% e 65,1%; tra i magistrali a ciclo unico sono pari a 8,5%, 9,1% e 82,4%.

Il 19,2% degli occupati può contare su un contratto alle dipendenze a tempo indeterminato mentre il 27,1% su un contratto alle dipendenze a tempo determinato. Il 9,8% svolge un’attività in proprio (come libero professionista, lavoratore in proprio, imprenditore, ecc.). Tra i magistrali biennali tali percentuali sono, rispettivamente, pari a 22,4%, 29,5% e 7,4%; tra i magistrali a ciclo unico sono pari a 9,4%, 19,7% e 17,3%.

Il lavoro part-time coinvolge il 12,7% degli occupati (13,1% tra i magistrali biennali e 11,5% tra i magistrali a ciclo unico). La retribuzione è in media di 1.400 euro mensili netti (1.324 euro per i magistrali biennali e 1.633 euro per i magistrali a ciclo unico): 1.380 euro la media regionale, 1.366 euro la media nazionale.

Il 70,2% degli occupati ritiene la laurea conseguita molto efficace o efficace per il lavoro che sta svolgendo (il 63,6% tra i magistrali biennali e il 90,2% tra i magistrali a ciclo unico); inoltre, il 61,1% dichiara di utilizzare in misura elevata, nel proprio lavoro, le competenze acquisite durante il percorso di studi (55,3% tra i magistrali biennali e 78,8% tra i magistrali a ciclo unico).

I laureati di secondo livello a cinque anni: tasso di occupazione 92,6% (media Emilia-Romagna 90,3%, media italiana 88,7%)

Il tasso di occupazione dei laureati di secondo livello del 2017, intervistati a cinque anni dal conseguimento del titolo, è pari al 92,6% (92,4% per i magistrali biennali e 93,0% per i magistrali a ciclo unico), la media regionale è 90,3% e quella italiana è 88,7%. Il tasso di disoccupazione è pari al 2,7% (2,9% per i magistrali biennali e 2,2% per i magistrali a ciclo unico).

Gli occupati assunti con contratto a tempo indeterminato sono il 51,4%, mentre gli occupati con un contratto a tempo determinato sono il 14,1%. Svolge un’attività in proprio il 18,4%. Tra i magistrali biennali tali percentuali sono, rispettivamente, pari a 57,6%, 16,6% e 16,8%; tra i magistrali a ciclo unico sono pari a 35,9%, 7,8% e 22,5%.

Il lavoro part-time coinvolge il 4,8% degli occupati (4,7% tra i magistrali biennali e 4,9% tra i magistrali a ciclo unico). Le retribuzioni arrivano in media a 1.765 euro mensili netti (1.734 per i magistrali biennali e 1.844 per i magistrali a ciclo unico), la media regionale è a 1.723 e la media nazionale è a 1.697. Il 75,2% degli occupati ritiene la laurea conseguita molto efficace o efficace per il lavoro svolto (è il 69,9% tra i magistrali biennali e l’88,4% tra i magistrali a ciclo unico); il 65,4% dichiara di utilizzare in misura elevata, nel proprio lavoro, le competenze acquisite all’università (59,2% tra i magistrali biennali e 81,0% tra i magistrali a ciclo unico).

Ma dove vanno a lavorare? Il 69,3% dei laureati è inserito nel settore privato, mentre il 28,3% nel pubblico; il 2,4% lavora nel non-profit. L’ambito dei servizi assorbe il 71,4%, mentre l’industria accoglie il 28,2% degli occupati; 0,4% la quota di chi lavora nel settore dell’agricoltura.